“Upādāna paccayā bhavo – anupādā parinibbānaṁ”,
‘L’esistenza si fonda sull’afferrarsi all’Io – Il suo abbandono porta alla liberazione.’
– Discorso sulle concause.
L’Upādāna o ‘afferrare’ fondamentale è detto attavada, l’afferrarsi all’idea di un Sé o Io; La persona non risvegliata afferra ciò che meramente appare essere il proprio ‘Io’ come tale, e, fintanto che questo stato di cose rimarrà tale, egli continuerà ad essere un ‘Io’, perlomeno ai suoi occhi (e per quelli come lui).
Questo è il Bhava o ‘Essere’. Il Puthujjana, [la persona non risvegliata], sa che gli esseri nascono e muoiono, e riflettendo su se stesso in termini di ‘Io esisto’, penserà di conseguenza ‘Io nacqui’ ed anche ‘Io morirò’. Egli concepisce così un ‘Io’ al quale i concetti di nascita e morte vengono applicati.
Il Puthujjhana, prendendo come proprio Io ciò che meramente appare come tale, è incapace di comprendere di essere vittima dell’afferrarsi all’Io; Egli è incapace di comprendere che il suo esistere dipende dall’afferrarsi all’idea del Sé (upādāna paccayā bhavo), non riuscendo a comprendere che nascita e morte* dipendono da questo suo pensare di ‘essere un Io’ (bhava paccayā jāti).
D’altro canto, l’Arahant è completamente libero del concetto di ‘essere un Sé’ o ‘Io’ separato e non pensa in termini di ‘Io sono’. questo è bhavanirodha, la cessazione dell’essere/divenire.
Non pensando nei termini di ”Io sono’ egli non pensa nemmeno nei termini di ‘Io nacqui’ né di ‘Io morirò’. In altre parole, egli non concepisce alcun ‘Sé’ o ‘Io’ ai quali associare i concetti di nascita e morte. questo è jāti·nirodhā jarāmaraṇaṃnirodha, la cessazione concettuale di nascita, invecchiamento e morte.
*Dal punto di vista concettuale, soggettivo.
-Ñāṇavīra Thera, Clearing The Path, Pg.18
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