Opinioni e punti di vista

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In questo post parleremo delle opinioni soggettive e dei punti di vista personali; l’idea che i Buddha e gli Arahat non abbiano opinioni o punti di vista, che Gautama il Buddha vedesse in tali opinioni personali il male assoluto o che per praticare con successo il sentiero della liberazione si debba abbandonare qualsiasi tipo di opinione personale è un’ idea molto diffusa al giorno d’oggi,  ma che in realtà non corrisponde esattamente a quanto insegnato dal Buddha medesimo.

Di fatto, il Buddha ed i suoi discepoli più stretti avevano opinioni personali sui più svariati argomenti, e non esitavano a condividerle con gli altri; la sola, grande differenza e che questi uomini e queste donne illuminate non nutrivano alcun attaccamento egoico in relazione alle proprie ed altrui opinioni.

Nel Mahāgo­siṅga­sutta (MN, 32) vediamo il Buddha dialogare alcuni fra i suoi discepoli più importanti -fra i quali figuravano ben 5 Arahat ed un Sotapanna- circa le caratteristiche salienti di un monaco illuminato; Ognuno dei discepoli espone al maestro il proprio punto di vista, ed il Buddha, interpellato dagli stessi su quale fosse l’opinione più corretta, risponde che tutti loro avevano espresso un’opinione corretta, ognuno in accordo al proprio modo di vedere le cose, condividendo poi con questi il suo stesso pensiero in merito alla questione in oggetto:  

Evaṃ vutte, āyasmā sāriputto bhagavantaṃ etadavoca: “kassa nu kho, bhante, subhāsitan”ti? “Sabbesaṃ vo, sāriputta, subhāsitaṃ pariyāyena. Api ca mamapi suṇātha yathārūpena bhikkhunā gosiṅga­sālava­naṃ sobheyya. Idha, sāriputta, bhikkhu pacchābhattaṃ piṇḍa­pāta­paṭik­kanto nisīdati pallaṅkaṃ ābhujitvā ujuṃ kāyaṃ paṇidhāya parimukhaṃ satiṃ upaṭṭhapetvā: ‘na tāvāhaṃ imaṃ pallaṅkaṃ bhindissāmi yāva me nānupādāya āsavehi cittaṃ vimuccissatī’ti. Evarūpena kho, sāriputta, bhikkhunā gosiṅga­sālava­naṃ sobheyyā”ti.

Essendo stato detto ciò, il venerabile Sāriputta chiese al Beato:

«venerabile Signore, chi di noi ha parlato correttamente?» «Sāriputta, tutti voi avete parlato correttamente, ognuno a suo modo. Ora ascoltate anche me: ‘quale bhikkhu potrebbe illuminare questo parco di alberi Sāla di Gosinga?’ – Sāriputta, un bhikkhu, essendo tornato dalla questua mattutina, dopo aver consumato il pasto, si siede a gambe incrociate, il busto eretto, avendo stabilito la consapevolezza nella parte frontale[del proprio corpo], determinandosi: ‘Non scioglierò questa seduta fino a quando la mia mente non sarà diventata libera dai veleni tramite il non afferrarsi.’ Un tale bhikkhu potrebbe illuminare questa foresta di alberi di Sāla di Gosinga.»

I punti di vista da abbandonare, in quanto causa del perdurare del circolo vizioso della sofferenza esistenziale, non sono le opinioni personali su cose come la politica, la religione o l’orientamento sessuale, bensì tutte quelle visioni erronee (miccha-diṭṭhī) circa l’esistenza di un Io o Sé sostanzialmente esistente nel passato, presente, o futuro:

So evaṃ ayoniso manasi karoti: ‘ahosiṃ nu kho ahaṃ atītamaddhānaṃ? Na nu kho ahosiṃ atītamaddhānaṃ? Kiṃ nu kho ahosiṃ atītamaddhānaṃ? Kathaṃ nu kho ahosiṃ atītamaddhānaṃ? Kiṃ hutvā kiṃ ahosiṃ nu kho ahaṃ atītamaddhānaṃ? Bhavissāmi nu kho ahaṃ anāga­ta­maddhā­naṃ? Na nu kho bhavissāmi anāga­ta­maddhā­naṃ? Kiṃ nu kho bhavissāmi anāga­ta­maddhā­naṃ? Kathaṃ nu kho bhavissāmi anāga­ta­maddhā­naṃ? Kiṃ hutvā kiṃ bhavissāmi nu kho ahaṃ anāga­ta­maddhā­nan’ti?Etarahi vā ­pac­cup­pan­na­maddhā­naṃ  ajjhattaṃ kathaṃkathī hoti: ‘ahaṃ nu khosmi? No nu khosmi? Kiṃ nu khosmi? Kathaṃ nu khosmi? Ayaṃ nu kho satto kuto āgato? So kuhiṃ gāmī bhavissatī’ti?

«E con attenzione non saggia (errata) egli pensa cosi’: sono mai esistito nelle epoche passate? O non sono mai esistito? Che cosa sono stato o non sono stato nelle epoche passate? E in che modo sono divenuto quel che allora sono stato? Esisterò’ o non esisterò’ nelle epoche future? E in che modo? Anche il presente lo riempie di dubbi: Esisto o non esisto? Che cosa e come sono? Da dove sono venuto e dove andrò’?»

Tassa evaṃ ayoniso manasikaroto channaṃ diṭṭhīnaṃ aññatarā diṭṭhi uppajjati. ‘Atthi me attā’ti vā assa saccato thetato diṭṭhi uppajjati; ‘natthi me attā’ti vā assa saccato thetato diṭṭhi uppajjati; ‘attanāva attānaṃ sañjānāmī’ti vā assa saccato thetato diṭṭhi uppajjati; ‘attanāva anattānaṃ sañjānāmī’ti vā assa saccato thetato diṭṭhi uppajjati; ‘anattanāva attānaṃ sañjānāmī’ti vā assa saccato thetato diṭṭhi uppajjati; atha vā panassa evaṃ diṭṭhi hoti: ‘yo me ayaṃ attā vado vedeyyo tatra tatra kal­yāṇa­pāpakā­naṃ kammānaṃ vipākaṃ paṭisaṃvedeti so kho pana me ayaṃ attā nicco dhuvo sassato avi­pari­ṇāma­dhammo sassatisamaṃ tatheva ṭhassatī’ti.

«E con tale attenzione non saggia egli giunge ad una delle sei opinioni, diviene in lui ferma persuasione: io ho un’anima; io non ho un’anima; animato prevedo animazione; animato prevedo disanimazione; senz’anima prevedo animazione; questo me stesso si troverà’ qua e la’, a godere la mercede delle buone e delle cattive opere; e questo me stesso e’ permanente, persistente, eterno, immutabile, rimarrà’ quindi a se’ eternamente eguale.»

Idaṃ vuccati, bhikkhave, diṭṭhigataṃ diṭṭhigahanaṃ diṭṭhikantāraṃ diṭṭhivisūkaṃ diṭṭhi­vip­phan­di­taṃ diṭṭhi­saṃ­yoja­naṃ. Diṭṭhi­saṃ­yoja­na­saṃ­yutto, bhikkhave, assutavā puthujjano na parimuccati jātiyā jarāya maraṇena sokehi paridevehi dukkhehi domanassehi upāyāsehi; ‘na parimuccati dukkhasmā’ti vadāmi.

«Questo si chiama, o monaci, vicolo cieco delle opinioni, caverna delle opinioni, gola delle opinioni, spina delle opinioni, roveto delle opinioni, rete delle opinioni. Impigliatosi nella rete delle opinioni, o monaci, l’inesperto figlio della terra non si libera dal nascere, dall’invecchiare e morire, da bisogno, miserie e pene, da strazio e disperazione, non si libera, io dico, dal dolore.»

-Sabbasava sutta, MN2

Il Buddha di fatto ha insegnato la corretta visione, o Sammādiṭṭhi, il vedere le cose in accordo al Dhamma, la realtà delle cose, ovvero nei termini delle Quattro Nobili Verità:

Katamācāvuso, sammādiṭṭhi? Yaṃ kho, āvuso, dukkhe ñāṇaṃ, dukkhasamudaye ñāṇaṃ, dukkhanirodhe ñāṇaṃ, dukkhanirodhagāminiyā paṭipadāya ñāṇaṃ, ayaṃ vuccatāvuso – ‘sammādiṭṭhi’

«Amico, che cosa è la giusta Visione?  –La conoscenza della sofferenza, la conoscenza dell’origine della sofferenza, la conoscenza della cessazione della sofferenza, la conoscenza del sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza -Questo si intende per giusta Visione.»

-Sacca Vibhanga Sutta. 

Di fatto, l’errata visione circa la supposta esistenza di un Io sostanziale, autonomo ed  eterno viene rimpiazzata dalla conoscenza (ñāṇa) & corretta visione diretta (dassana) della realtà delle cose per come esse sono in realtà (yathābhūtaṃ):

Idaṃ duk­kha­sa­muda­yaṃ ariyasaccan’ti me, bhikkhave, pubbe ananussutesu dhammesu cakkhuṃ udapādi, ñāṇaṃ udapādi, paññā udapādi, vijjā udapādi, āloko udapādi. ‘Taṃ kho panidaṃ duk­kha­sa­muda­yaṃ ariyasaccaṃ pahātabban’ti me, bhikkhave, pubbe … pe … udapādi. ‘Taṃ kho panidaṃ duk­kha­sa­muda­yaṃ ariyasaccaṃ pahīnan’ti me, bhikkhave, pubbe ananussutesu dhammesu cakkhuṃ udapādi, ñāṇaṃ udapādi, paññā udapādi, vijjā udapādi, āloko udapādi.

«In me sorse la visione, il sapere, la conoscenza, la saggezza, la scienza e la luce in relazione a cose mai udite prima: ‘Questa è la nobile verità dell’origine dolore’…..’Questa è la nobile verità circa l’origine dolore la quale deve essere abbandonata’…..Questa nobile verità circa l’origine dolore che è stata abbandonata.»

‘Idaṃ dukkhanirodhaṃ ariyasaccan’ti me, bhikkhave, pubbe ananussutesu dhammesu cakkhuṃ udapādi, ñāṇaṃ udapādi, paññā udapādi, vijjā udapādi, āloko udapādi. ‘Taṃ kho panidaṃ dukkhanirodhaṃ ariyasaccaṃ sacchikātabban’ti me, bhikkhave, pubbe … pe … udapādi. ‘Taṃ kho panidaṃ dukkhanirodhaṃ ariyasaccaṃ sacchikatan’ti me, bhikkhave, pubbe ananussutesu dhammesu cakkhuṃ udapādi, ñāṇaṃ udapādi, paññā udapādi, vijjā udapādi, āloko udapādi.

«In me sorse la visione, il sapere, la conoscenza, la saggezza, la scienza e la luce in relazione a cose mai udite prima: ‘Questa è la nobile verità circa la cessazione del  dolore’…..’Questa nobile verità circa la cessazione del dolore, la quale deve essere realizzata’…..Questa nobile verità della cessazione dolore è stata realizzata.’»

‘Idaṃ duk­kha­nirodha­gāminī paṭipadā ariyasaccan’ti me, bhikkhave, pubbe ananussutesu dhammesu cakkhuṃ udapādi, ñāṇaṃ udapādi, paññā udapādi, vijjā udapādi, āloko udapādi. ‘Taṃ kho panidaṃ duk­kha­nirodha­gāminī paṭipadā ariyasaccaṃ bhāvetabban’ti me, bhikkhave, pubbe … pe … udapādi. ‘Taṃ kho panidaṃ duk­kha­nirodha­gāminī paṭipadā ariyasaccaṃ bhāvitan’ti me, bhikkhave, pubbe ananussutesu dhammesu cakkhuṃ udapādi, ñāṇaṃ udapādi, paññā udapādi, vijjā udapādi, āloko udapādi.

«In me sorse la visione, il sapere, la conoscenza, la saggezza, la scienza e la luce in relazione a cose mai udite prima: ‘Questa è la nobile verità circa il sentiero che conduce alla cessazione del dolore’…..’Questa è la nobile verità circa il sentiero che conduce alla cessazione del dolore la quale deve essere intrapresa’…..Questa nobile verità del sentiero che conduce alla cessazione del dolore è stata intrapresa.’»

Yāvakīvañca me, bhikkhave, imesu catūsu ariyasaccesu evaṃ tiparivaṭṭaṃ dvādasākāraṃ yathābhūtaṃ ñāṇadassanaṃ na suvisuddhaṃ ahosi, neva tāvāhaṃ, bhikkhave, sadevake loke samārake sabrahmake ­sassama­ṇab­rāhma­ṇiyā pajāya sade­va­manus­sāya ‘anuttaraṃ sammāsambodhiṃ abhisambuddho’ti paccaññāsiṃ.

«Monaci, fintanto che questa visione delle quattro nobili verità, nel suo triplice aspetto e nelle sue dodici modalità, non mi fu completamente chiara, io non la palesai a questo mondo coi suoi dei, i Mara ed i Brahma, i suoi asceti e bramani, i suoi dèi ed uomini, sicché non avevo ancora ottenuto il supremo Risveglio.»

Yato ca kho me, bhikkhave, imesu catūsu ariyasaccesu evaṃ tiparivaṭṭaṃ dvādasākāraṃ yathābhūtaṃ ñāṇadassanaṃ suvisuddhaṃ ahosi, athāhaṃ, bhikkhave, sadevake loke samārake sabrahmake ­sassama­ṇab­rāhma­ṇiyā pajāya sade­va­manus­sāya ‘anuttaraṃ sammāsambodhiṃ abhisambuddho’ti paccaññāsiṃ. Ñāṇañca pana me dassanaṃ udapādi: ‘akuppā me vimutti, ayamantimā jāti, natthi dāni punabbhavo’”ti. Idamavoca bhagavā. Attamanā pañcavaggiyā bhikkhū bhagavato bhāsitaṃ abhinandunti.

«Ma allorquando questa visione delle quattro nobili verità, nel suo triplice aspetto e nelle sue dodici modalità mi fu completamente, allora Io la palesai a questo mondo coi suoi dei, i Mara ed  i Brahma, i suoi asceti e bramani, i suoi dèi ed uomini, perché avevo ottenuto il supremo Risveglio.»

-Dhamma­cakkap­pa­vat­ta­na­sutta, SN 56.11

In sintesi, possiamo dire che è normale avere punti di vista, differenti gli uni dagli altri, ma che dobbiamo pratica al fine trascendere l’attaccamento egoico verso tali opinioni, e ancor di più la perniciosa visione errata circa l’esistenza di un Io permanente, statico ed imperituro alla base di ogni causa radice di ogni forma di angoscia e pena esistenziale.

 

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