La vacuità (Suññatā)

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Suññato lokaṃ avekkhassu mogharāja sadā sato,
Mogharaja, sii sempre consapevole, e considera questo mondo come vuoto,
 
Attānudiṭṭhiṃ ūhacca evaṃ maccutaro sāyā;
abbandonando l’errata visione del Sé, la morte viene trascesa.
 
Evaṃ lokaṃ avekkha’ntaṃ maccurājā na passatiti.
Chi contempla il mondo in questo modo, diverrà invisibile al Re della morte.
 
-Sutta Nipata 5.16.

Cos’è la vacuità?

L’aggettivo pāli suññatā, tradotto in italiano con vacuità, sta ad indicare la  reale modalità di esistenza delle cose, il loro essere per natura prive di- qualcosa, nella fattispecie, privi di staticità, autonomia da cause e condizioni:

“Yasmā ca kho, ānanda, suññaṃ attena vā attaniyena vā tasmā suñño lokoti vuccati. Kiñca, ānanda, suññaṃ attena vā attaniyena vā? Cakkhu kho, ānanda, suññaṃ attena vā attaniyena vā. Rūpā suññā attena vā attaniyena vā, cakkhuviññāṇaṃ suññaṃ attena vā attaniyena vā, cak­khu­samphasso suñño attena vā attaniyena vā … pe … yampidaṃ mano­samphas­sa­pac­cayā uppajjati vedayitaṃ sukhaṃ vā dukkhaṃ vā aduk­kha­ma­su­khaṃ vā tampi suññaṃ attena vā attaniyena vā. Yasmā ca kho, ānanda, suññaṃ attena vā attaniyena vā, tasmā suñño lokoti vuccatī”ti.

“L’occhio, Ananda, è vuoto di sé e di ciò che appartiene al sé; le immagini sono vuote di sé di ciò che appartiene al sé.. la coscienza visiva è vuota di sé e di ciò che appartiene a sé; Il contatto visivo è vuoto di sé e di ciò che appartiene al sé; qualunque sensazione sorta sulla base del contatto visivo, piacevole, spiacevole, o neutra, è vuota di sé o di ciò che appartiene al sé.. “

-Sunnaloka sutta, S.N 35.85

Nei versi di apertura, il termine mondo (Loka) è usato in maniera astratta per indicare l’insieme delle esperienze sensoriali e la loro natura effimera, vuota e priva di quella concretezza che noi siamo soliti proiettare sulle cose, in particolare sul nostro Io.

“Lujjatī’ti kho, bhikkhu, tasmā lokoti vuccati”. 

“Si disintegra (lujjati), perciò è chiamato mondo (Loka).”

– Loka sutta, S.N.

“Yattha kho, āvuso, na jāyati na jīyati na mīyati na cavati na upapajjati, nāhaṃ taṃ gamanena lokassa antaṃ ñāteyyaṃ daṭṭheyyaṃ patteyyan’ti vadāmi. Na cāhaṃ, āvuso, appatvāva lokassa antaṃ dukkhassa antakiriyaṃ vadāmi. Api cāhaṃ, āvuso, imasmiṃyeva byāmamatte kaḷevare sasaññimhi samanake lokañca paññāpemi loka­sa­muda­yañca lokanirodhañca loka­nirodha­gā­miniñca paṭipadanti”.

“Non è possibile, meramente viaggiando, conoscere o vedere o raggiungere un limite estremo del mondo in cui non si vi sia nascita, invecchiamento, morte, decadenza o e ancora nascita. Ma allo stesso tempo, vi dico che non è possibile realizzare la fine della sofferenza e del dolore senza raggiungere la fine del mondo;  eppure è proprio all’interno di questo corpo alto circa due metri, dotato di percezioni e di mente, io dichiaro esservi il mondo, l’origine del mondo, la cessazione del mondo, ed il sentiero che conduce alla cessazione del mondo”.

-Rohitassa Sutta, A.N. 

“Yaṃ kho, ānanda, palokadhammaṃ, ayaṃ vuccati ariyassa vinaye loko. Kiñca, ānanda, palokadhammaṃ? Cakkhu kho, ānanda, palokadhammaṃ, rūpā palokadhammā, cakkhuviññāṇaṃ palokadhammaṃ, cak­khu­samphasso palokadhammo, yampidaṃ cak­khu­samphas­sa­pac­cayā … pe … tampi palokadhammaṃ … pe … jivhā palokadhammā, rasā palokadhammā, jivhāviññāṇaṃ palokadhammaṃ, jivhāsamphasso palokadhammo, yampidaṃ jivhā­samphas­sa­pac­cayā … pe … tampi palokadhammaṃ … pe … mano palokadhammo, dhammā palokadhammā, manoviññāṇaṃ palokadhammaṃ, manosamphasso palokadhammo, yampidaṃ mano­samphas­sa­pac­cayā uppajjati vedayitaṃ sukhaṃ vā dukkhaṃ vā aduk­kha­ma­su­khaṃ vā tampi palokadhammaṃ”.

“Ananda, tutto ciò che è della natura di dissolversi (Paloka), è chiamato ‘mondo’ nel nobile sentiero. E cosa è nella natura di dissolversi? L’occhio, Ananda, … gli oggetti visibili … la coscienza visiva … il contatto visivo … l’orecchio … i suoni …la mente..il contatto mentale, e tutto ciò che sorge condizionato dal contatto mentale, sperimentato come piacevole, doloroso o neutro – ciò è della natura di svanire’ “. 

-Palokadhamma sutta, S.N.

2 risposte a "La vacuità (Suññatā)"

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