Esiste Dio nel Buddhismo?

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Dharma Buddhista e creazionismo

“Non cercare lontano da qui! L’esistenza più elevata, quale guadagno può dare? -Qui in questi aggregati del presente, nel tuo stesso corpo, trascendi il mondo!”                                             

-Cūla Sakuludāyi Sutta, M.N., 79.

Cosa pensava il Buddha dell’idea secondo la quale il mondo è stato creato da un Dio onnipotente da cui tutto -incluso la nostra vita ed il nostro destino- dipende?

Il Buddhismo non contempla l’esistenza di un entità quale il Dio creatore origine di ogni cosa delle religioni monoteiste. La via del Buddha non ha a che vedere con l’asserzione o la confutazione di teorie filosofiche o religiose, ma con il problema della sofferenza esistenziale e della possibilità di porvi fine. Di fatto non è necessario cambiare religione o stile di vita per praticare il Dharma e ricavarne i relativi benefici. Praticando, i benefici si manifesteranno comunque, che si abbia fiducia nel Buddha e nel suo insegnamento o meno; Al contrario, non mettendo in pratica l’insegnamento, non vi sarà alcun beneficio, anche se desiderato: Le parole del Buddha rivolte ad un eremita girovago di nome Nigroda sono illuminanti :

“Nigrodha, potresti pensare: “L’asceta Gotama parla così per avere altri discepoli.” Ma saresti in errore, perché il tuo maestro deve rimanere il tuo maestro. Oppure, potresti pensare: “Egli vuole farci abbandonare le nostre regole.” Ma saresti in errore, perché le vostre regole devono rimanere le stesse. Oppure, potresti pensare: “Egli vuole farci abbandonare il nostro modo di vivere.” Ma saresti in errore, perché il vostro modo di vivere deve rimanere lo stesso. Inoltre potresti pensare: “Egli vuole farci credere che la nostra dottrina è falsa.” Ma saresti in errore considera la tua dottrina come vuoi. Non parlo così per altri scopi …

 

Nigrodha, vi sono cose non salutari che bisogna abbandonare, cose che conducono a nuova esistenza, che causano sofferenza, associate a nascita, a vecchiaia e morte. Io insegno il Dhamma al fine di abbandonare tali elementi. Se praticato rettamente, tutti questi elementi saranno sradicati e si otterrà, tramite la profonda visione, la liberazione e la retta conoscenza.”

-Udumbarika Sihanada Sutta, D.N., 25. 

Il creazionismo era certamente diffuso nell’antica India, ma dai resoconti scritti (vedi sotto) sappiamo che il Buddha rigettava un tale concezione del mondo; tuttavia il suo insegnamento non mira alla confutazione sul piano ontologico dell’esistenza del Dio creatore ma alla realizzazione dell’emancipazione dalla sofferenza dell’esistenza ciclica condizionata, il samsara. Comunque sia, per il Buddhismo, ogni cosa ha origine da un complesso intreccio di cause e condizioni, senza alcun ‘attore’ che diriga a proprio piacimento il processo creativo. Per questo Gautama il Buddha affermò che “un principio assoluto di tutte le cose non è discernibile”.

Tuttavia, possiamo certamente discernere il principio, la causa fondamentale del nostro doloroso peregrinare il questo circolo vizioso colmo di esperienze dolorose e angoscianti che è il samsara e se porvi fine. questo è l’unico scopo della pratica buddhista. L’insegnamento del Buddha ha due funzioni fondamentali: esporre il problema e la sua origine, e presentare la soluzione a tale problema, un sistema integrato di pratica finalizzato alla liberazione dalla sofferenza. La genesi o creazione esposta dal Buddha riguarda il processo di originazione dipendente del Dukkha (Paṭiccasamuppāda).

Di seguito, alcuni estratti dai discorsi del Canone Pali utili a capire la posizione del Buddha storico in merito alla questione del creazionismo:

“Sace hi so issaro sabbaloke, Brahmā bahūbhūtapatī pajānaṃ,Kiṃ sabbalokaṃ vidahī alakkhiṃ, Kiṃ sabbalokaṃ na sukhiṃ akāsi.”

“Se Egli è davvero il Signore del Mondo intero, conosciuto come il Divino, Signore delle moltitudini di esseri, perché impone disgrazia sul mondo intero, perché non crea felicità per il mondo intero.?”

“Sace hi so issaro sabbaloke, Brahmā bahūbhūtapatī pajānaṃ; Māyā musā­vajja­madenacāpi, Lokaṃ adhammena kimatthamakāri”

“Se Egli è davvero il Signore del Mondo intero, conosciuto come il Divino, Signore delle moltitudini di esseri, Perché ha creato un mondo così ingiusto, dove prevalgono l’inganno, la menzogna e l’ignoranza?”

“Sace hi so issaro sabbaloke, Brahmā bahūbhūtapatī pajānaṃ; Adhammiko bhūtapatī ariṭṭha, Dhamme sati yo vidahī adhammaṃ”

“Se Egli è davvero il Signore del mondo intero, conosciuto come il Divino, signore delle moltitudini di esseri, allora caro Aritta, il Signore degli esseri è un individuo ingiusto, che consapevole del giusto impone ciò che è ingiusto!”

-Bhūridatta Jātaka

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“Se esiste un Dio onnipotente da soddisfare, ed in ogni creatura gioia e dolori ed azioni positive e negative, tale Signore sarebbe macchiato col peccato, (In quanto) l’uomo compie solamente la sua (del Signore) volontà.” 

-Mahābodhi Jātaka.

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Dialogando con un giovane bramino di nome Vasettha sul tema della fede non comprovata in un Dio creatore (Brahma), il Buddha disse:

“Così, Vasettha, tu affermi che la via per l’unione con Brahma ( Dio)  è stata insegnata dal brahmano Pokkharasati, mentre Bharadvaja dice che è stata insegnata dal brahmano Tarukkha. Qual è la disputa, la controversia, la diversità in tutto questo?”

“I retti e falsi sentieri, Venerabile Gotama. Vi sono così tanti brahmani che insegnano differenti sentieri: i brahmani Addhariya, Tittiriya, Chandoka, CVhandava, Brahmacariya – tutti questi sentieri conducono all’unione con Brahma? Come se ci fossero tante strade in un villaggio o in una città che conducono ad un solo luogo. Allo stesso modo le vie dei vari brahmani … conducono all’unione con Brahma?”

“Tu dici che tutti sono retti sentieri, Vasettha?” – “Sì, venerabile Gotama.”Ma, Vasettha, vi è allora un solo brahmano fra questi esperto nei Tre Veda che abbia visto Brahma da vicino?” – “No, venerabile Gotama.”
“Allora il maestro dei maestri di qualcuno di loro ha visto Brahma da vicino?” –“No,venerabile Gotama.”
“Allora qualche loro antenato fino alla settima generazione ha visto Brahma da vicino?” – “No, venerabile Gotama.”

“Bene, Vasettha, quegli antichi saggi dei brahmani esperti nei Tre Veda, autori di versi, commentatori di versi, i cui versi sono ancora oggi recitati, cantati e composti da brahmani, come Atthaka, Vamaka, Vamadeva, Vessamitta, Yamataggi, Angirasa, Bharadvaja, Vasettha, Kassapa, Bhagu, i quali dicono: “Sappiamo e vediamo quando, come e dove appare Brahma?” “No, venerabile Gotama.”

“Allora, Vasettha, nessuno di questi brahmani esperti nei Tre Veda hanno visto Brahma da vicino, né uno dei loro maestri, né maestri dei maestri, né qualche antenato dei loro maestri fino alla settima generazione. Né odierni saggi possono dire: “Sappiamo e vediamo quando, come e dove appare Brahma.” Così ciò che dicono questi brahmani esperti nei Tre Veda è: “Insegniamo questo sentiero che conduce all’unione con Brahma che né conosciamo né vediamo, questo è l’unico retto sentiero … che conduce all’unione con Brahma.” Allora questi discorsi dei Brahmani esperti nei Tre Veda sono infondati?” “Sì, venerabile Gotama.”

“In verità, Vasettha, quei brahmani esperti nei tre Veda dovrebbero essere capaci di mostrare la via ad un’unione con ciò che non conoscono né hanno mai visto! Sono come una fila di ciechi che si aggrappano l’un l’altro, dove nessuno vede niente dal primo all’ultimo – così questi brahmani esperti nei Tre Veda, dove il primo non vede nulla, così quello che sta in mezzo, così anche l’ultimo della fila. I discorsi di questi brahmani sono ridicoli, parole vuote e vane.”

“Cosa pensi, Vasettha? Questi brahmani esperti nei Tre Veda possono vedere il sole e la luna come le altre persone comuni, e a mani giunte pregano, venerano ed adorano il sole e la luna quando sorgono?” “Sì, venerabile Gotama.”

“Cosa pensi, Vasettha? Questi brahmani esperti nei Tre Veda, che possono vedere il sole e la luna come le altre persone comuni … sono capaci di indicare la via all’unione con il sole e la luna dicendo: “Questo è l’unico retto sentiero … che conduce all’unione con il sole e la luna.”? “No, venerabile Gotama.”

“Quindi, Vasettha, tu affermi che i brahmani non sono capaci di indicare la via verso l’unione con ciò che hanno visto, ed inoltre dici che nessuno di loro, né i loro discepoli, né i loro antenati fino alla settima generazione non hanno mai visto Brahma, e dici inoltre che anche gli antichi saggi, le cui parole sono profondamente rispettate, non sanno dove, come e quando appare Brahma. Quindi ciò che dichiarano questi brahmani risulta infondato?” “Sì, venerabile Gotama.”

“Molto bene, Vasettha. In realtà quei brahmani esperti nei Tre Veda dovrebbero essere capaci di mostrare la via ad un’unione con ciò che non conoscono né hanno mai visto! Proprio come se un uomo dicesse: “Quanto desidero, quanto amo la donna più bella del mondo!” E la gente gli chiedesse: “Bene, caro amico, questa bellissima donna, che tu tanto ami e desideri, sai se è di nobile famiglia o una Brahmana, o di umili origini?” E lui: “No.”
Di nuovo la gente gli chiedesse: “Bene, caro amico, questa donna più bella del mondo, che tu tanti ami e tanto desideri, sai il suo nome, o il nome di famiglia, se è alta, bassa o di media statura, se è nera, bruna o bianca di carnagione, o in quale città, villaggio o paese vive?” E lui: “No.” E la gente: “Allora, caro amico, non conosci né hai mai visto questa donna che tu tanto ami e tanto desideri?” E lui: “Sì.”
Ora cosa pensi, Vasettha? Stando così le cose le parole di quell’uomo risultano sciocche?” “In verità, Gotama, sì. Le parole di quell’uomo sono sciocche!”

-Tevijjā Sutta, D.N, 13.


Da un discorso sul fatalismo tenuto ad un gruppo di monaci si evince la ragione per la quale il Buddha rifiutava la concezione teistica del mondo e della vita:

“A quei bramani ed asceti che professano che tutto è causato da un essere supremo, da un creatore io dissi loro: ‘È vero che professate che tutto è causato da un essere supremo, da un creatore? Loro ammisero: ‘Sì.’ Poi io dissi loro, ‘Allora in quel caso, una persona è un’assassina di esseri viventi a causa di un essere supremo, di un creatore. Una persona è ladra… impudica… bugiarda… usa parole che dividono… usa parole aspre… avida… malevola… crede in teorie sbagliate a causa di un essere supremo, di un creatore.’ Quando uno crede che tutto dipende da un essere supremo, monaci, non c’è desiderio, né sforzo [al pensiero], ‘Questo dovrebbe essere fatto. Questo non dovrebbe essere fatto.’ Quando uno non comprende la verità o la realtà di ciò che deve e non deve essere fatto, è sconcertato ed indifeso. Uno non può rettamente definirsi un asceta. Questa fu la mia seconda confutazione retta a quei bramani ed asceti che professano tali insegnamenti, tali teorie.”

-Anguttara Nikāya 3.61.


Il creazionismo è la quinta delle 62 teorie erronee esposte nel Brahmajalasutta, il Discorso sulla rete di Brahma o Rete delle teorie:

“Vi sono, monaci, alcuni asceti e bramani che in parte sono Eternalisti ed in parte sono Non-Eternalisti, i quali affermano che il sé ed il mondo sono in parte eterni ed in parte no in quattro modi. Su quali basi?”

“Viene un tempo, monaci, prima o dopo un lungo periodo, in cui questo mondo si contrae. Al momento della contrazione, gli esseri per la maggior parte rinascono nell’Abhassara, il mondo di Brahma. E là loro dimorano, fatti di mente, cibandosi di piacere, raggianti di propria luce, muovendosi nell’aria, pieni di gloria – e lì vivono per un tempo molto lungo.”

[V – Falsa teoria] “Poi il viene tempo, prima o dopo un lungo periodo, in cui questo mondo si espande. In questo mondo che si espande appare un palazzo vuoto di Brahma. Quindi un essere, alla fine della sua lunga vita o dei suoi meriti, trapassa dal mondo di Abhassara e rinasce nel palazzo vuoto di Brahma. E là dimora, fatto di mente, cibandosi di piacere, raggiante di propria luce, muovendosi nell’aria, pieno di gloria – e lì vive per un tempo molto lungo.”

“Poi in questo essere che è stato da solo così a lungo nasce agitazione, sconforto e preoccupazione, e pensa: ‘Oh, se solamente altri esseri venissero qui! ‘ E gli altri esseri, alla fine della loro lunga vita o dei loro meriti, trapassano dal mondo di Abhassara e rinascono nel palazzo di Brahma a tener compagnia a questo essere. E là loro dimorano, (……) e vivono per un tempo molto lungo.”

“Poi, monaci, quell’essere che per primo era rinato in quella esistenza pensa: “Io sono Brahma, il Grande Brahma, il Conquistatore, l’Invitto, l’Onniveggente, il Potentissimo, il Dio, il Creatore, il Padre di Tutti Coloro che sono Stati e che Saranno. Questi esseri da me sono stati creati. Perché? Perché a me per primo venne il pensiero: ‘Oh, se solamente altri esseri venissero qui!’ E questo mio desiderio fu esaudito, così questi esseri rinacquero in questa esistenza! Mentre gli esseri che sono rinati dopo pensano: “Costui, amici, è Brahma, il Grande Brahma, il Conquistatore, l’Invitto, l’Onniveggente, il Potentissimo, il Dio, il Creatore, il Padre di Tutti Coloro che sono Stati e che Saranno. Perché? Perché da lui siamo stati creati e siamo rinati dopo di lui in questa esistenza.”

“E questo essere che prima era rinato e vissuto più a lungo, era più affascinante e potente degli altri. Ora può accadere che un altro essere trapassi da un reame e rinasca in questo mondo. Rinato in questo mondo, lascia la vita di famiglia per l’ascetismo. Avendo intrapreso la vita ascetica, mediante un ardente sforzo, l’applicazione, la vigile e retta attenzione raggiunge un tale stato di concentrazione mentale tanto da ricordare la sua ultima esistenza, ma non altre. E pensa: “Quel Brahma, egli ci ha creato, egli è permanente, immortale, eterno, non soggetto al cambiamento, il sempre perenne. Mentre noi, che da quel Brahma siamo stati creati, siamo impermanenti, mortali, perituri, destinati a morire, perciò siamo rinati in questo mondo.” Questo è il primo caso in cui alcuni asceti e bramani sono in parte Eternalisti ed in parte Non-Eternalisti.”

-Brahamajala Sutta, D.N, 1.

In conclusione, in base ai resoconti scritti sopracitati risulta evidente che la figura del Dio creatore da cui dipenderebbe il nostro destino non fa parte del progetto di liberazione delineato dal Buddha, e tuttavia il sentiero della liberazione è comunque praticabile anche dal credente, a patto che questi comprenda che la propria liberazione dalla sofferenza esistenziale è nelle sue stesse mani. 

 

 

 

 

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