
Il termine Theravāda (la Dottrina degli Anziani o Dottrina Antica) deriva da Thera, dalla radice sanscrita stha, simile all’italiano ‘stare’ e al greco ‘staṡi’, e vāda, dalla radice verbale ‘vad’, da cui deriva il verbo vadati, ‘parlare’, cognato della radice ‘vac’ dal quale deriva il verbo ‘vacati‘, imparentato con l’italiano ‘voce’.
In origine, questo nome stava ad indicare le dottrine insegnate dal Buddha e tramandate dai suoi discepoli diretti come Ananda, Sariputta, Moggallana eccetera, detti appunto Thera, monaci anziani. Successivamente, si venne ad indicare una delle diciotto scuole antiche formatesi nei due secoli successivi alla morte del fondatore storico, avvenuta all’incirca attorno al 480 a.c.
Poco prima della sua morte, il Buddha – consapevole delle differenze di vedute già presenti nell’ampia cerchia dei suoi discepoli – diede alcune inidcazioni su come distinguere l’autentico Dharma dalle opinioni personali dei singoli monaci o gruppi di monaci; Queste istruzioni sono conosciute con il nome di Catumahāpadesa o Quattro grandi standard, e sono descritte nel Mahāparinibbānasutta:
“Quali sono, o monaci, i quattro grandi standard? Ecco o monaci, Un certo monaco potrebbe affermare: ‘Amici, proprio dalla bocca del Sublime io ho udito tale discorso, proprio dal lui ho appreso -Così è il dharma, così è la disciplina, questo è l’insegnamento del Maestro- Le parole di questo monaco non dovrebbero essere né accettate con entusiasmo né rifiutate con avversione; Evitando sia un’accettazione entusiastica che un rifiuto astioso, dopo aver appreso correttamente tali affermazioni e spiegazioni semantiche, tali affermazioni dovrebbero essere comparate con i sutta e confrontate con il Vinaya; Se, comparati con i Sutta e confrontati con il Vinaya, la lettera e lo spirito di queste parole non si accordano con i Sutta e non sono in accordo con il Vinaya, allora potrete giungere alla conclusione: Sicuramente non è questa la parola del Sublime e ciò è stato erroneamente inteso da quel monaco. A questo punto voi potrete rifiutare tale insegnamento.”
“Se, comparati con i Sutta e confrontati con il Vinaya, la lettera e lo spirito di queste parole risultano coincidere con i Sutta e sono in accordo con il Vinaya, allora potrete giungere alla conclusione: Sicuramente questa è la parola del Sublime e ciò è stato inteso correttamente da quel monaco. A questo punto voi potrete accettare ciò.”
IL PRIMO CONCILIO
Circa tre mesi dopo la morte del Buddha, i discepoli superstiti, al fine di preservare il suo insegnamento per le generazioni successive, decisero di tenere un concilio in cui sarebbero stati fissati sia l’insegnamento che le regole della disciplina monastica, sulla base di ciò che era stato udito dai discepoli più vicini al maestro, in special modo Ānanda e Upali, l’ex barbiere dei Sakya, che in quanto addetto alla rasatura dei nuovi ordinandi aveva udito personalmente un’infinità di volte la recitazione delle regole monastiche imposta ad ogni nuovo monaco. Ānanda venne invitato a condividere i discorsi da lui uditi, mentre Upali trasmise per intero il corpus della regola monastica.Il concilio, presieduto da Maha Kassapa e patrocinato dal Re Ajatasattu, venne tenuto in una località tutt’ora esistente chiamata “cava dei sette saggi”, -un terrazzamento roccioso comprensivo di sette cave che si affaccia sulla città di Rajgir, nell’odierno stato del Bihar – e continuò per circa tre mesi.
Secondo Buddhaghosa, in quell’occasione, gli insegnamenti del Buddha vennero raccolti in cinque Nikāya (raccolte) in ragione della loro lunghezza. I discorsi più lunghi furono raccolti nel Dīghanikāya (Raccolta dei testi lunghi), mentre i discorsi di media lunghezza vennero inseriti nel Majjhima Nikāya (Raccolta dei testi di media lunghezza); Nell’Aṅguttaranikāya (Raccolta Numerica) vennero inclusi i discorsi numerati. Alcuni Insegnamenti dati dal Buddha (Dhamma) furono compattati e riuniti in base all’argomento e raccolti nel Saṃyutta Nikāya (Raccolta dei Discorsi in Gruppi), ed infine i discorsi più brevi nel Khuddaka Nikāya ( Raccolta dei discorsi Brevi).Ognuna di queste raccolte venne quindi assegnata ad un gruppo di monaci allievi di uno stesso maestro per memorizzarli e preservare il Dhamma per le future generazioni.
Il Dīghanikāya venne assegnato ai discepoli di Ānanda, Il Majjhima Nikāya ai discepoli di Sariputta, l’Aṅguttaranikāya ai discepoli di Anuruddha ed Il Saṃyutta Nikāya ai discepoli di Maha Kassapa. Il Khuddaka Nikāya venne memorizzato da tutti i monaci collettivamente e così preservato nei secoli.
IL SECONDO CONCILIO
Un secolo dopo questo primo concilio, all’interno della comunità monastica vennero a manifestarsi delle divergenze in merito a certi punti minori della disciplina: Un gruppo di monaci detti Vajjiputtaka propose l’abolizione di un decina di restrizioni presenti nel codice etico dei monaci elencate nella seconda sezione del Vinaya Pitaka, il canestro della disciplina e nel Mahāvaṃsa, un testo redatto a Ceylon sulla storia del Buddhismo antico.
Le dieci regole in questione erano:1. La possibilità di conservare del sale per condire gli alimenti non saporiti,2. Il mangiare fuori dal tempo prescritto, ovvero anche dopo mezzogiorno,3. Andare nei villaggi ed accettare altro cibo dopo aver consumato il pasto principale,4. Celebrare l’assemblea mensile (uposatha) in diverse sedi dello stesso distretto,5. Prendere decisioni sull’amministrazione dell’ordine in assenza del numero legale,6. Seguire l’esempio del proprio precettore/maestro anche in caso di comportamenti erronei o contrari al Dhamma e alla disciplina,7. Bere latte non frullato,8. Bere bevande alcoliche non fermentate,9.Utilizzare stuoie per sedersi non rifinite da frange( senza orli),10.Accettare oro e argento dai laici, cioè il denaro.
Queste proposte suscitarono polemiche e discussioni senza fine, e si formarono due fazioni, i favorevoli e i contrari. Al fine di risolvere la questione, venne indetto un secondo concilio, tenutosi nella città di Vaishali, ma non riuscendo a trovare una posizione comune, la questione venne decisa con un referendum fra gli otto monaci più anziani presenti, che rigettarono in toto le proposte di modifica avanzate dai monaci Vajjiputtaka.
Qualche tempo dopo, i Vajjiputtaka, tennero un contro-concilio in cui venne elaborato un manifesto in cinque punti dove per la prima volta venivano messe in discussione le qualità di un Arahant. Le cinque obiezioni erano:
1. Un Arahant può essere soggetto a sogni erotici accompagnati da polluzioni notturne,2. Un Arahant non è ha la piena conoscenza in riguardo ad argomenti non dharmici,3. Un Arahant può essere soggetto al dubbio in riguardo a cose diverse dal Dharma,4. Non è possibile ottenere la condizione di Arahant senza l’ausilio di un maestro esterno,5. Un Arahant potrebbe intraprendere il nobile sentiero sulla base di stati d’animo negativi come la tristezza o la pena
.A questo contro-concilio, presieduto dal monaco Mahadeva, prese parte un grande numero di monaci, e per questa ragione, i suoi partecipanti presero il nome di Mahāsāṃghika, quelli della grande assemblea.
I Thera, rimasti in minoranza, rigettarono simili speculazioni costruite ad arte contro di loro, decisi a preservare l’insegnamento nella sua forma originaria. Si consumò quindi la prima vera e propria scissione nell’ordine monastico: da una parte i Mahāsāṃghika, e dall’altra i Thera dalle idee più conservatrici. Da queste due fazioni, sorsero 18 scuole, sei dai Mahāsāṃghika e 12 dal gruppo dei Thera.
Secondo il Mahāvaṃsa,“Quel concilio tenuto all’inizio dai Mahathera capeggiati da Mahakassapa si chiama concilio dei thera. Una sola fu la Dottrina dei Thera nei primi cento anni; in seguito da quella nacquero altre scuole. Quei monaci dissidenti, in tutto diecimila, che erano stati censurati dai Thera del secondo concilio fondarono la scuola detta Mahāsāṃghika; da questa ebbe origine la Gokulikā e l’Ekavyohārikā. Dai Gokulikā nacquero la Pannattivāda e la Bahulikā, e da questa la Cetiyavāda; con la Mahāsāṃghika in tutto sei scuole.
Inoltre, dai Therāvdin nacquero queste due scuole: quella dei monaci Mahīmśāsaka e quella dei Vajjiputtaka. E nacquero ancora ancora i dhammuttariya, i monaci Bhaddayānika, i Chandāgārika, i Sammiti, e i monaci Vajjiputtiya. Dai monaci Mahīmśāsaka nacquero inoltre questi due: i Sabbatthavādin e i dhammaguttika; dai Sabbatthavādin nacquero i Kassapiya e da questi i bhikkhu Sankatika e da questi i Suttavādin. Insieme alla scuola Theravāda queste sono le dodici che, con le sei anzidette, fanno diciotto.
Nei successivi cento anni sorsero altre diciassette scuole, ed altra ancora ne sorsero in seguito: La Hemavata, la Rājagirika, la Siddhatthaka, quella dei monaci Pubbaseliya, l’ Aparaseliya e la Vajiriya; queste sei limitatamente al Jambudipa (India). La Dhammaruci e la Sagaliya limitatamente all’isola di Lanka.”
In origine, il Theravāda era noto con il nome di Vibhajjavāda, la scuola dei “particolaristi”, Tambapaṇṇiya (Singalesi), ed anche Mahāvihāravāsin, dal nome del principale monastero di questa scuola, situato presso l’antica capitale Singalese di Anuradhapura o semplicemente Scuola dei Theriya. Questa scuola si diffuse dallo Sri Lanka verso lo stato indiano dell’Andhra Pradesh, per poi diffondersi in tutto il Sud Est Asiatico.
Il primo Theravāda indiano si basava unicamente sugli insegnamenti preservati nelle cinque raccolte dei sutta e nei testi sulla disciplina monastica. In seguito, vennero composti da dotti esponenti di questa scuola testi esplicativi noti con il nome di Abhidhamma, nonché una corposa letteratura composta da commentari, sub-commentari e manuali. il più famoso ed importante dei quali è il Visuddhimagga di Buddhaghoṣa, vissuto nel quinto secolo dopo cristo.
L’odierno Buddhismo Theravāda è di fatto uno sviluppo storico-dottrinale delle posizioni del gruppo dei primi Thera e dei Vibhajjavādin del III secolo a.C.
IL TERZO CONCILIO
Circa trecento anni dopo il trapasso del Buddha, un altro periodo di espansione per il buddhismo stava per cominciare: l’epoca del grande Imperatore Indiano Ashoka. Questi, dopo avere constatato la morte di milione di persone durante la battaglia finale contro il Re del Kalinga, precipitò in uno stato di disgusto profondo. Fu in quel periodo che un giovane arahant di soli sette anni di nome Nigrodha venne in aiuto del Re, aiutandolo a superare i sensi di colpa. Ashoka rimase così impressionato da Nigrodha al punto di sviluppare una vera e propria adorazione verso il Buddhismo.
Ashoka Ordinò la costruzione di 84.000 Stupa e monasteri in tutta l’India in onore degli 84.000 insegnamenti del Buddha. In conseguenza dell’espansione dell’ordine del Buddha, un gran numero di persone venne attratta dal buddhismo, e per questa ragione divenne difficile persino trovare persone disposte a sostenere i sacerdoti delle altre religioni.
Così, molti di questi sacerdoti entrarono nell’ordine buddhista. Per loro non rimaneva nient’altro da fare se non diventare monaci buddhisti. In questo modo, centinaia di sacerdoti vennero ordinati monaci buddhisti, ma invece di vivere in accordo agli insegnamenti del Buddha, questi continuarono a praticare i vecchi rituali ed i sacrifici all’interno dei monasteri.
I monaci virtuosi cominciarono a svolgere le loro attività separatamente rifiutandosi di celebrare l’Uposatha Kamma (la pratica dell’ osservanza dei precetti per i monaci) assieme ai monaci corrotti. Perciò, la cerimonia di Uposatha non venne più celebrata per sette anni.
Per questa ragione, venne convocato un nuovo concilio con il patrocinio di Ashoka, al fine purificare la dottrina Buddhista dalle contaminazioni delle credenze ad esso estranee. Il terzo concilio si tenne a Pāṭaliputra, sotto la supervisione di Moggalliputta Tissa, il monaco più anziano ed esperto di quell’epoca.
Alla fine di questo terzo concilio, Ashoka decise di inviare gruppi di monaci in qualità di messaggeri al fine di diffondere gli insegnamenti del Buddha . L’arrivo dell’Arahant Mahinda a Ceylon (Sri Lanka) fu il risultato di questo grande sforzo prodotto da parte del Re Ashoka.Il Buddhismo Theravāda è tutt’oggi praticato in Sri Lanka, Bangladesh, Thailandia, Birmania, Cambodia, Malesia, e Indonesia.
È molto interessante questo post Davide. Grazie x aver condiviso la tua conoscenza con noi ☺
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Grazie per l’attenzione Marina, buon proseguimento 🙂
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Un profondo ringraziamento per l’amore vole aiuto nella comprensione.
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Ho letto i tuoi scritti grazie per questa preziosa opportunità .
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