“Meditazione è trasformazione”
-Rev. Dr. Sumana Siri.
In questo articolo parleremo dell’alchimia della meditazione, ovvero del processo interiore che conduce il praticante alla trasformazione della propria mente e di conseguenza del suo rapporto con se stesso e con il mondo esteriore.
Lo spunto per la comprensione del processo trasformativo ci viene fornito dal Discorso a Mahanama, un praticante laico nonché parente stretto del Buddha;
In questo discorso, viene spiegato come sviluppare l’equilibrio interiore pur vivendo in un mondo privo di equilibrio, e come liberarsi dall’avversione pur vivendo con persone malevole:
“yasmiṃ mahānāma samaye ariyasāvako dhammaṃ anussarati nevassa tasmiṃ samaye rāgapariyuṭṭhitaṃ cittaṃ hoti, na dosapariyuṭṭhitaṃ cittaṃ hoti, na mohapariyuṭṭhitaṃ cittaṃ hoti. Ujugatamevassa tasmiṃ samaye cittaṃ hoti, dhammaṃ ārabbha. Ujugatacitto kho pana mahānāma ariyasāvako labhati atthavedaṃ, labhati dhammavedaṃ, labhati dhammūpasaṃhitaṃ pāmojjaṃ. Pamuditassa pīti jāyati, pītamanassa kāyo passambhati, passaddhakāyo sukhaṃ vediyati, sukhino cittaṃ samādhiyati. Ayaṃ vuccati mahānāma ariyasāvako visamagatāya pajāya sampatto viharati, sabyāpajjhāya pajāya abyāpajjho viharati, dhammasotasamāpanno dhammānussatiṃ bhāveti.”
“Quando un nobile discepolo contempla il Dharma, la sua mente non è posseduta dalla bramosia, non è posseduta dall’avversione, non è posseduta dall’ignoranza. La sua mente è retta, intenta al Dharma. E quando la mente è retta, il nobile discepolo è ispirato dal significato, ispirato dal Dharma, ed ottiene quella letizia che è connessa al Dharma. provando letizia, in lui nasce la gioia, e per via di tale gioia, il corpo si calma. Con il corpo calmo egli sperimenta benessere; Provando benessere, la sua mente si raccoglie. Questo, o Mahanama, è detto un nobile discepolo in armonia fra quelli in disarmonia, libero dall’avversione fra coloro i quali nutrono avversione; Essendo entrato nella corrente del Dharma, egli coltiva la consapevolezza del Dharma.”
-Mahamana sutta, AN. 11.13
In sintesi, il Buddha espone un processo trasformativo che conduce il praticante ad una trasformazione interiore dallo stato ordinario pieno di conflitti e frustrazione ad uno di equilibrio e libertà dall’avversione verso il mondo esteriore che lo circonda. Tale trasformazione è schematizzabile in dieci fasi:
1: Portare la consapevolezza-attenzione all’oggetto di meditazione virtuoso;
2:Facendo ciò, la mente si libera della brama di piacere sensoriale, dell’avversione e della confusione mentale;
3:Associando la mente ad un oggetto virtuoso, essa diviene ugualmente virtuosa, assumendo le qualità dell’oggetto contemplato;
4:Con la mente divenuta virtuosa, nascono intuizione, ispirazione e uno stato di letizia (pamojja) verso la pratica;
5:Sperimentando letizia, sorge la gioia del raccoglimento (pīti);
6:Essendoci gioia, il corpo diventa calmo;
7:Con il corpo divenuto calmo, si sperimenta benessere;
8:Per via di tale stato di benessere, la mente diventa raccolta e concentrata senza sforzo;
9:Coltivando la meditazione in questo modo, si diventa esperto nell’arte di rimanere equilibrati anche se tutto intorno vi è squilibrio, di mantenere la mente libera dalla malevolenza in uno mondo pieno di malevolenza.
10: In questo modo, il praticante entrerà nella cosiddetta corrente del dharma, lo stadio iniziale della realizzazione del sentiero.
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Come possiamo vedere, stati mentali positivi quali la la letizia, la gioia, e la felicità giocano un ruolo fondamentale nel processo di trasformazione interiore.
D’altro canto, nel sentiero del Dharma non v’è spazio per la penitenza, la mortificazione o l’indugiare volontariamente nel dolore fisico e mentale, pratiche definite dallo stesso Buddha come rozze, basse, tipiche di chi non ha compreso la via di mezzo del Dharma.
Lungi dall’essere una filosofia pessimista, il sentiero del Dharma è un realismo pragmatico il cui solo fine è l’emancipazione dalla sofferenza emotiva ed esistenziale prodotta del nostro modo conflittuale di interagire con le cose del mondo.
La strategia buddhista per l’emancipazione dalla sofferenza consiste nel creare uno stato dell’essere calmo, gioioso e sereno, capace di depurare temporaneamente la mente dai veleni interiori; tale stato è noto come samadhi o samatha, la quiete raccolta.
La confusione viene abbandonata per mezzo della gioia e della felicità, che a loro volta lasceranno il passo all’equanimità e alla comprensione-saggezza.
Sulla base di tale stato di quiete, è possibile attualizzare un processo introspettivo capace di riconoscere i nodi emotivi alla base della sofferenza, nonché di metterne a nudo le radici profonde. Tale stato interiore è detto Visione profonda o vipassanā.
Dobbiamo tenere ben a mente che Samatha e vipassanā non sono due tecniche di meditazione contrapposte, ma due aspetti dello stesso percorso spirituale.
L’idea che Samatha e vipassanā siano due tecniche distinte fra loro è frutto di una successiva opera di sistematizzazione prodotta da monaci dotti diversi secoli dopo la morte del Buddha.
Per quanto riguarda le fonti antiche (i sutta o discorsi), non vi è alcun accenno a “tecniche di meditazione” di samatha e/o vipassanā :
“Dve me, bhikkhave, dhammā vijjābhāgiyā. Katame dve? Samatho ca vipassanā ca. Samatho, bhikkhave, bhāvito kamatthamanubhoti? Cittaṃ bhāvīyati. Cittaṃ bhāvitaṃ kamatthamanubhoti? Yo rāgo so pahīyati. Vipassanā, bhikkhave, bhāvitā kamatthamanubhoti? Paññā bhāvīyati. Paññā bhāvitā kamatthamanubhoti? Yā avijjā sā pahīyati. Rāgupakkiliṭṭhaṃ vā, bhikkhave, cittaṃ na vimuccati, avijjupakkiliṭṭhā vā paññā na bhāvīyati. Iti kho, bhikkhave, rāgavirāgā cetovimutti, avijjāvirāgā paññāvimuttī”ti.
“Monaci, queste due qualità conducono alla conoscenza. Quali due? La calma (samatha) e la Visione profonda (vipassanā).
Monaci, qual è il beneficio del coltivare la calma? La mente-cuore viene a maturare; E qual è il beneficio di un cuore maturo? La bramosia viene abbandonata.
E qual è o monaci il beneficio del coltivare la Visione profonda? Si sviluppa la saggezza. E qual è il benefico del coltivare la saggezza? L’ignoranza è abbandonata.
Contaminata dalla bramosia, la mente è priva di libertà. Contaminata dall’ignoranza, la saggezza non si sviluppa. Così, o monaci, con lo svanire della bramosia la mente è liberata, dissolvendosi l’ignoranza vi è liberazione per via della saggezza.”
– AN 2.31
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