“Katamo ca, bhikkhave, asaṅkhatagāmimaggo? Ariyo aṭṭhaṅgiko maggo”
” Qual’è, o monaci, il sentiero verso l’incondizionato? Il Nobile ottuplice Sentiero.”
–Maggaṅgasutta, SN 43.11
Il Nobile Ottuplice Sentiero è la quarta delle Quattro Nobili Verità insegnate dal Buddha, ed è conosciuto in pali con il nome di Ariya aṭṭhaṅgika magga; esso è detto nobile o ariya in quanto la sua funzione è di condurre (yana) fuori dalla portata del nemico (ari), dove con nemico si intendono i veleni interiori causa di sofferenza.
Il Nobile Ottuplice Sentiero è lo strumento ed al tempo stesso il percorso ideato dal Buddha per condurre il praticante all’estinzione della sofferenza del samsara, alla risoluzione cioè del doloroso dilemma esistenziale che si dispiega senza sosta fra i due momenti fondamentali dell’esistenza di nascita e morte.
Ai fini didattici, il sentiero per la liberazione è presentato nella forma di otto elementi concatenati fra loro, in cui ogni elemento dipende da quello che lo precede; tuttavia si tratta solo di una suddivisione teorica; nella pratica è un unico processo graduale di comprensione e liberazione.
Quando il sentiero è presentato assieme ai suoi frutti, allora gli elementi diventano dieci, includendo così anche la corretta conoscenza e la corretta liberazione, come nel discorso che introdurremo per primo in questo articolo.
Nell’esposizione classica fatta dal Buddha, ogni elemento del sentiero è preceduto dall’aggettivo ‘giusto’ o ‘corretto'(ad es. giusta comprensione), traduzione italiana del termine Pali samma, vocabolo che deriva dalla radice saṃ, parente dell’inglese ‘same’ (uguale), che sta quindi ad indicare qualcosa che è uguale e quindi equilibrato, ben fatto, ben proporzionato e bilanciato.
Samma indica quindi ciò che è giusto e corretto, nel senso di armonioso, bilanciato, in accordo al concetto fondamentale della via di mezzo fra gli opposti estremi di indulgenza e mortificazione esposto in apertura del Dhammacakkappavattanasutta, il primo discorso pubblico dato dal Buddha dopo il suo risveglio nel Parco delle gazzelle a Sarnath.
Di seguito, presentiamo un’esposizione del Nobile Ottuplice Sentiero tratta dai discorsi originali del Buddha; il primo discorso presentato, il Micchattasutta (AN 10, 103), chiarisce la natura interdipendente degli elementi che lo compongono e la differenza fra ciò che è scorretto e ciò che è invece corretto; Il secondo sutta invece, espone il significato di ogni elemento.
“Monaci, da ciò che è erroneo sorge l’insuccesso, non il successo. E come, o monaci, da ciò che è erroneo sorge l’insuccesso e non il successo? In colui il quale è presente l’erronea comprensione, vi sarà anche l’erronea intenzione, in colui il quale è presente l’erronea intenzione, vi sarà anche l’errata parola, in colui il quale è presente l’errata parola, vi sarà anche l’errato agire, in colui il quale è presente l’errato agire, vi sarà anche l’erroneo stile di vita, in colui il quale è presente l’erroneo stile di vita, vi sarà anche l’erronea applicazione, in colui il quale è presente l’erronea applicazione, vi sarà anche l’erronea consapevolezza, in colui il quale è presente l’erronea consapevolezza, vi sarà anche l’erroneo raccoglimento, in colui il quale è presente l’erroneo raccoglimento, vi sarà anche l’erronea conoscenza, in colui il quale è presente l’erronea conoscenza, vi sarà anche l’erronea liberazione. In questo modo, o monaci, l’erronea comprensione produce l’insuccesso e non il successo.”
“Da ciò che è corretto, o monaci, sorge il successo, non l’insuccesso. E come, o monaci, da ciò che è corretto sorge il successo e non l’insuccesso? In colui il quale è dotato di corretta comprensione, vi sarà anche la corretta intenzione, in colui il quale è dotato di corretta intenzione, vi sarà anche la corretta parola, in colui il quale è dotato di corretta parola, vi sarà anche l’azione corretta, in colui il quale è dotato di agire corretto, vi sarà anche lo stile stile di vita corretto, in colui il quale è dotato di stile di vita corretto, vi sarà anche la corretta applicazione, in colui il quale è dotato di corretta applicazione, vi sarà anche la corretta consapevolezza, in colui il quale è dotato di corretta consapevolezza, vi sarà anche il corretto raccoglimento, in colui il quale è dotato del corretto raccoglimento, vi sarà anche la corretta conoscenza, in colui il quale è dotato della corretta conoscenza vi sarà anche la corretta liberazione. In questo modo, o monaci, da ciò che è corretto si manifesta il successo è non l’insuccesso.”
Esposizione del Sentiero:
Magga-vibhanga Sutta
Analisi del Sentiero
Saṃyutta Nikāya, 45.8
“Monaci, vi esporrò e spiegherò il Nobile Ottuplice Sentiero, ascoltate bene e fate ben attenzione, Io parlerò. I monaci risposero in assenso al Beato, ed egli così disse:
“Qual è, monaci il Nobile Ottuplice Sentiero? la corretta comprensione, corretta intenzione, corretta parola, corretta azione, corretto stile di vita, corretta applicazione, corretta consapevolezza, corretto raccoglimento“.
“E cos’è, monaci, la corretta comprensione? La conoscenza della sofferenza, conoscenza dell’origine della sofferenza, conoscenza della cessazione della sofferenza, conoscenza del cammino conducente alla cessazione della sofferenza: questa, monaci, è la corretta comprensione.”
“E cos’è, o monaci, la corretta intenzione: ciò che è, monaci, l’intenzione improntata alla rinuncia, l’intenzione improntata alla non avversione, l’intenzione di non nuocere; questa, monaci, è la corretta intenzione.”
“E cosa, monaci, è la parola corretta? L’astenersi dal mentire, dalla parola divisiva, dalla parola violenta e dai discorsi futili. Questa, monaci, è la parola corretta”.
“E cos’è, monaci, la corretta azione? L’astenersi dal togliere la vita, l’astenersi dal prendere ciò che non è dato, l’astenersi da una condotta sessuale scorretta[1]. Questa, monaci è la corretta azione”.
“E cos’è, monaci, il corretto stile di vita? Ecco, o monaci, un nobile discepolo abbandona gli stili di vita erronei e assume uno stile di vita corretto. Questo, monaci, è il corretto stile di vita”.[2]
“E cos’è, monaci, lo sforzo corretto? monaci, un monaco genera desiderio, si applica, suscita energia, applicazione mentale e impegno al fine di impedire che stati mentali non salutari non ancora sorti possano sorgere; genera desiderio, si applica, suscita energia, applicazione mentale e impegno al fine di abbandonare gli stati mentali non salutari già sorti; genera desiderio, si applica, suscita energia, applicazione mentale e impegno al fine di generare stati mentali salutari non ancora sorti; genera desiderio, si applica, suscita energia, applicazione mentale e impegno al fine di stabilizzare, mantenere, incrementare, estendere, sviluppare e completare quegli stati mentali salutari già sorti. Questo, o monaci, è lo sforzo corretto.”
“E cos’è, o monaci, la corretta consapevolezza? monaci, un monaco dimora contemplando il corpo come corpo, energico, con chiara comprensione e consapevole, avendo rimosso bramosia e scontento riguardo al mondo; dimora contemplando le sensazioni come sensazioni, energico, con chiara comprensione e consapevole, avendo rimosso bramosia e scontento riguardo al mondo; dimora contemplando la mente come mente, energico, con chiara comprensione e consapevole, avendo rimosso bramosia e scontento riguardo al mondo; dimora contemplando i fenomeni come fenomeni, energico, con chiara comprensione e consapevole, avendo rimosso bramosia e scontento riguardo al mondo. Questa, monaci, è la corretta consapevolezza.”
“E cos’è, monaci, il corretto raccoglimento? Qui, monaci, un monaco, distaccatosi dai piaceri sensuali, distaccato dagli stati mentali non salutari, entra e dimora nel primo jhāna, dotato di pensiero applicato, pensiero sostenuto, di gioia e benessere nate dal distacco; con l’acquietarsi del pensiero applicato e del pensiero sostenuto, sviluppando la fiducia interiore e l’univocità mentale, egli entra e dimora nel secondo jhāna, il quale è privo di pensiero applicato e pensiero sostenuto, è dotato di gioia e benessere sorte dal raccoglimento(samadhi); con lo svanire della gioia, egli dimora equanime, consapevole e con chiara comprensione, sperimentando benessere corporeo, lo stato del quale i nobili dichiarano : ‘Egli dimora equanime, consapevole e felice’; in questo terzo jhāna egli entra e dimora; con l’abbandono di felicità e sofferenza, avendo precedentemente trasceso gioia e dolore, egli entra e dimora nel quarto jhāna, privo di sofferenza e felicità, dotato di consapevolezza equanime completamente purificata. Questo, o monaci, è chiamato il corretto raccoglimento.”
Note:
1. “In questo modo egli si comporta erroneamente in riguardo ai piaceri sensuali, intrattenendo rapporti sessuali con chi è sotto la tutela di madre, del padre, di padre e madre, di un fratello maggiore, di una sorella maggiore o di altri familiari, sotto la tutela del clan di appartenenza, del Dhamma, del coniuge, con chi [per tale rapporto sarebbe soggetto] a punizione da parte della legge e con chi ha già ricevuto la ghirlanda di fiori [simbolo del fidanzamento ufficiale].
(AN10.211)
“Un uomo, la cui giovinezza è ormai passata, che si accompagna ad una ragazza il cui seno è della misura di un piccolo frutto timbaru, e per gelosia non riesce neppure a dormire: questo è ciò che porta della rovina”.
(Parabhavo sutta, KN, Sn)
Il senso di tali prescrizioni sta nell’evitare di creare nuova sofferenza a se stessi e agli altri. bisogna sempre tenere a mente che non si tratta di comandamenti ma di addestramenti graduali (sikkhapada) e come tali, da praticare intelligentemente.
2. “Monaci, un praticante laico dovrebbe astenersi da cinque tipi di attività: Quali cinque? Commercio di armi, di esseri umani, di carni, di sostanze intossicanti e di sostanze velenose; queste, o monaci, sono le cinque attività da cui un laico dovrebbe astenersi”.
(Vaṇijjāsutta, AN, 5.177)
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