Tendenze e forme organizzative del Buddhismo in Occidente

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Seyyathāpi, bhikkhave, mahāsamuddo ekaraso loṇaraso; evamevaṃ kho, bhikkhave, ayaṃ dhammavinayo ekaraso vimuttiraso.

“Monaci, proprio come il grande mare ha un solo sapore, il sapore salato, allo stesso modo, o monaci, questo Dhamma e questa disciplina hanno un solo sapore, il sapore della liberazione” 

-Uposathasutta, Ud. 5.5 

Il Buddhismo in Occidente ha assunto diverse forme organizzative, sviluppando al suo interno svariate tendenze; oggigiorno possiamo osservare differenti tipologie di organizzazione quali il tempio, il monastero, il centro di ritiro, il centro studi ed il gruppo di pratica.

1) Il Tempio: strutture  situate in zone semi-periferiche delle grandi città, dedite sopratutto all’assistenza spirituale degli immigrati dei paesi buddhisti; sono di solito diretti da uno o più monaci residenti, quasi sempre di origine asiatica, e ricalcano il modello organizzativo tipico dei templi di città in Asia, ponendo l’enfasi sull’aspetto ritualistico, devozionale e culturale della cultura buddhista d’origine.

2)Il monastero: situati in piccoli paesino di campagna, in zone collinari o in prossimità di aree boschive, i monasteri sono dedicati alla coltivazione della vita monastica da parte dei monaci residenti, oltreché all’assistenza spirituale dei praticanti laici e delle comunità di buddhisti immigrati dai paesi asiatici; Nei monasteri l’enfasi è posta maggiormente sull’aspetto contemplativo e sullo stile di vita comunitario quale parte integrante della pratica spirituale.

3) I centri di ritiri: situati in zone extraurbane, quasi sempre in zone collinari e di montagna, i centri di ritiro sono strutture la cui attività principale consiste nell’organizzazione di attività rivolte ad un pubblico laico e non residente,  quali corsi, ritiri di meditazione, workshop, e seminari residenziali riguardanti vari aspetti della pratica spirituale.

4) I centri urbani: sono organizzazioni, situate in zone urbane, diretti in genere da una figura di maestro spirituale, sovente un monaco o una monaca, ma spesso anche da un laico, la cui attività principale è quella di organizzare corsi a cadenza settimanale, ritiri urbani non residenziali della durata di un giorno o di un week end, workshop e conferenze.

5) I gruppi di pratica: gruppi informali di pratica meditativa, privi di una vera e propria struttura organizzativa, raramente svolgono attività di studio dell’insegnamento del Buddha; i gruppi di pratica sono quasi sempre gestiti da un praticante con una certa esperienza pregressa ed in genere sono composti da un numero abbastanza esiguo di partecipanti. le attività di questi gruppi si svolgono molto spesso in appartamenti privati o in altre strutture quali palestre, centri culturali etc.

Tendenze ed approcci nel buddhismo contemporaneo

Vi sono tre tendenze principali:

1) L’approccio tradizionalista, a carattere fortemente religioso, con un enfasi posta sugli aspetti rituali quali le cerimonie cantate a carattere devozionale (Puja), la celebrazione delle festività tradizionali quali il Vesak o il Poson e le pratiche rituali in onore dei defunti; questo approccio è tipico del modello organizzativo del Tempio, ed in una certa misura anche del Monastero.

2)L’approccio modernista o secolare, tipico di alcuni centri di meditazione, centri di ritiro e gruppi informali, pone l’enfasi sulla pratica meditativa di consapevolezza, sovente chiamata impropriamente ‘meditazione vipassanā’, con scarsa attenzione verso la pratica Jhāna e verso lo studio delle scritture. Questo approccio, diffusosi in occidente a partire dagli anni ’70, trae la sue basi teoretiche da testi quali l’Abhidhamma o il Visuddhimagga, e dalle successive re interpretazioni ad opera di maestri contemporanei quali  S.N. Goenka, Sayagi U Bha Kin, o Mahasi Sayadaw.

3) L’approccio riformista: tipico dei monasteri della foresta della Thailandia e dello Sri Lanka e di alcuni studiosi, sia monaci che laici, in dissenso con il tradizionalismo dei templi di città, questa tendenza auspica il ritorno alla freschezza del buddhismo delle origini, incoraggiando lo studio critico degli insegnamenti del Buddha preservati nel canone in lingua Pali (sutta), combinato con la pratica meditativa. Questa tendenza è in genere diffidente verso le interpretazioni contenute nei commentari, nei manuali quali il già citato Visuddhimagga e nei testi dell’Abhidhamma.

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