10 cose da sapere sulla rinascita

vortice-di-fuoco
1: Il Buddha ha insegnato il ri-divenire o rinascita (Punabhava) come il manifestarsi di aggregati psicofisici o Khanda, dotati di basi sensoriali, concepiti come ‘Io’ e ‘mio’ da una mente la cui percezione della realtà è distorta dall’ignoranza.
2: il Ri-divenire è un processo che avviene di istante in istante e di vita in vita;
3: tale processo è determinato dai desideri (Taṇhā), dalla volontà di perseguirli (cetanā) e dalle azioni volte a perseguirli (Kamma);
4: ciò che è soggetto al divenire non è né l’anima, né la mente, né il Karma, ma l’unità dinamica degli aggregati psicofisici, altrimenti detti nāmarūpa.
5: la conoscenza delle esistenze passate è oggetto di conoscenza e visione diretta (ñāṇadassana) e non di mera adesione fideistica ad una dottrina;
6: non è necessario credere nella rinascita per praticare il Dharma, il risultati della pratica sono sperimentabili nel presente(sandiṭṭhiko);
7: non è necessario realizzare la visione delle esistenze precedenti per ottenere la liberazione dalla sofferenza esistenziale (SusimaSutta);
8:Se anche non ci fossero rinascite negative, eliminando le oscurazioni e le azioni negative, ci assicuriamo libertà dal rimorso e serenità in questa unica vita; stesso discorso per le rinascite fortunate ( Kalamasutta)
9: l’insegnamento sul divenire ha un aspetto psicologico ed uno cosmologico, ma quello psicologico-esistenziale è preponderante rispetto a quello cosmologico; Il buddhismo è una psicologia spirituale e non una dottrina metafisica;
10:L’affermazione “Non vi è alcuna rinascita” va intesa in accordo al linguaggio del Dhamma e non secondo il linguaggio comune o convenzionale: Il Buddha asserisce l’esistenza dell’individuo (purisa) o persona(puggalā), un essere (sattā) composto di aggregati psicofisici in continuo mutamento, ma non quello di un Io, sé o anima statica ed autonoma rispetto agli aggregati; essendovi alcun Io o sé o anima sostanziale, non vi può essere alcun ‘Io’ che rinasce.
N.B La distinzione fra linguaggio comune e linguaggio del Dhamma non deve essere confusa con la dottrina sulle due Verità dell’ Abhidhamma e del Mahāyāna

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