Meditazione sull’impermanenza (aniccasaññā)

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“la percezione dell’impermanenza deve essere coltivata al fine di sradicare la presunzione dell’ ‘Io sono’. Meghiya, colui che percepisce l’impermanenza si stabilisce nella percezione del non-sé, e colui che percepisce il non-sé, sradica la presunzione dell’ ‘Io sono’, e realizza nel qui e ora la liberazione.”

-Meghiya Sutta

“Ma in che modo, o monaci, la percezione dell’impermanenza, allorché coltivata e sviluppata, conduce alla piena distruzione della brama di piacere sensuale e al completo sradicamento della presunzione dell’ ‘Io sono’ ? : ‘Così è il corpo materiale, così il sorgere del corpo materiale, così lo svanire del corpo materiale; così le sensazioni.. così le percezioni.. così le intenzioni… così la coscienza, così il sorgere della coscienza, così è il dissolversi della coscienza’ ; in questo modo, o monaci, allorché sviluppata e coltivata, la percezione dell’impermanenza conduce alla piena distruzione della brama per il piacere sensuale, e al completo sradicamento della presunzione dell”Io sono’.

-Aniccasaññā Sutta, SN 22.102

Questa meditazione ha come base i cinque aggregati psicofisici: materia, sensazioni, percezioni, attività mentali e coscienza.

I preliminari:

Ci sediamo in maniera comoda e confortevole, senza causare ulteriore stress al nostro corpo e alla mente..
mettiamo da parte ciò che è stato fatto e pensato fino a questo momento ed i pensieri su ciò che faremo una volta terminata la sessione; lasciamo che il corpo si rilassi nel silenzio e che la mente si stabilizzi nel presente.
Raccogliamo gradualmente l’attenzione al presente; diventiamo consapevoli dello stato psicofisico in cui ci troviamo e lo accettiamo per quello che è…
 
Quando ci sentiamo pronti, possiamo iniziare con la meditazione:
Portiamo per prima cosa l’attenzione ai nostri occhi, e contempliamo la natura dinamica e cangiante degli oggetti materiali; riflettiamo sulla fragilità del corpo e del suo essere soggetto alla legge naturale dell’impermanenza;
 
Osserviamo poi gli oggetti davanti a noi e contempliamo la loro natura impermanente, mutevole, cangiante..
 
Osserviamo quindi la sensazione -piacevole, sgradevole o neutra- nata dal contatto visivo e ne contempliamo la natura mutevole il suo essere soggetta allo svanire, a divenire altro..
 
Osserviamo quindi la percezione (riconoscimento di un oggetto sulla base della memoria) sorta assieme alla sensazione, e ne contempliamo la natura impermanente, mutevole e condizionata del processo di riconoscimento degli oggetti;
 
Osserviamo quindi il formarsi dei pensieri e degli impulsi mentali all’agire sorti in relazione alla sensazione ed alla percezione e ne contempliamo la natura mutevole..
 
Portiamo l’attenzione alla coscienza visiva (la consapevolezza della presenza dell’oggetto) sorta dall’interazione fra gli occhi e gli oggetti visivi, e ne contempliamo la natura cangiante, instabile, fluida..
 
Ripetiamo la stessa procedura con i restanti organi di senso e le relative reazioni sensoriali..
 
Per concludere la sessione, dedichiamo i meriti generati alla felicità di tutti gli esseri viventi.

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