“bhikkhu kāye kāyānupassī viharati ātāpī sampajāno satimā, vineyya loke abhijjhādomanassaṃ”
“Un monaco dimora osservando il corpo nel corpo, risoluto, discernente e consapevole, avendo abbandonato la passione e l’avversione in riguardo al mondo”.
-Satipaṭṭhāna sutta, MN 10.
I
ātāpī: Il termine ātāpī deriva da ā + tapa, ‘ardore’, ‘brillante come il fuoco’; questo vocabolo ha assunto il significato di ‘strenuo’, ‘risoluto’. La risolutezza è uno degli antidoti alla pigrizia e all’apatia verso la pratica, assieme alla riflessione sull’inevitabilità della morte e sull’incertezza della vita. In ātāpī vi è probabilmente un riferimento, neanche troppo velato, a certe pratiche ascetiche dette tapas, tutt’oggi praticante in India e altrove; la più famosa di questo genere di pratiche è quella del fuoco interiore, (tibetano: Tummo). Nel contesto buddhista, un tapassin é un individuo risoluto nella pratica:
“Khantī paramaṃ tapo titikkhā, Nibbānaṃ paramaṃ vadanti buddhā”
“La pazienza è la pratica più alta, I Buddha affermano che il nibbana è l’eccelso.” -Dhammapada 184.
“Yadā have pātubhavanti dhammā, Ātāpino jhāyato brāhmaṇassa; Athassa kaṅkhā vapayanti sabbā, Yato pajānāti sahetudhamman”ti.
“Quando gli elementi diventano evidenti al saggio risoluto nella meditazione, tutti i dubbi scompaiono, allorché egli ha riconosciuto la loro natura causale.”
“Kāmanissaraṇaṃ ñatvā, rūpānañca atikkamaṃ; Sabbasaṅkhārasamathaṃ, phusaṃ ātāpi sabbadā.
“Avendo conosciuto la via d’uscita dalla brama,
e trasceso la sfera materiale,
colui che è sempre risoluto raggiunge
la pacificazione di ogni condizionante.”
-Nissaraṇiyasutta Iti, 72
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