«Per Quale ragione Il Buddha ha insegnato il Dhamma? Per la purificazione degli esseri, (Sattānanvisuddiyā), per la liberazione dalla tristezza e del dolore, (Sōkapariddavānansamatikkamāya), per la liberazione dalla sofferenza e dal dolore fisico e mentale (Dukkhadōmanassānanatthangamāya), per la realizzazione della vera natura di questa vita,(Ñāyassadhigamāya), per la realizzazione del Nibbāna (Nibbānassasaccakiriyāya)»
Il Buddhismo Theravāda è la più antica fra le scuole esistenti al giorno d’oggi, e l’unica delle diciotto scuole sorte dopo la morte del Buddha storico, Gautama Shakyamuni sopravvissuta fino ai giorni nostri.
Di natura prettamente monastica e ascetica, fa riferimento al cosiddetto “Canone Pali” quale testo dottrinale fondamentale.
Il nome dello stesso canone si riferisce all’antica lingua indiana pali, strettamente imparentata al sanscrito, ritenuta una delle lingue in cui il Buddha Sakyamuni espresse il suo insegnamento orale.
Il buddhismo Theravāda è oggi la forma di buddhismo prevalente nello Sri Lanka (Ceylon), Myanmar (Burma, Birmania), Thailandia, Laos e Cambogia.
Indica la dottrina dei monaci anziani e venerandi, quelli che più s’avvicinano al Buddha, che più di tutti rifuggono da ogni innovazione di tipo teorico, Erano, insomma, i più conservatori.
Ancora oggi i Theravādin asseriscono che la loro visione sia proprio quella enunciata dal Buddha e a più riprese si sono eretti come paladini contro ogni tipo di eresia.
Il buddhismo Theravāda si rifà fondamentalmente ai testi in genere ritenuti più arcaici nella loro elaborazione, raccolti nel Canone Theravāda compilato nella lingua pracrita “pali” e detto pertanto anche “Canone Pali”.
Il pali è simile al più noto e aristocratico sanscrito, ma di levatura volgare rispetto a quest’ultimo.
Il Canone Pali è tradizionalmente ritenuto contenere brani dell’originale predicazione del Buddha, sebbene siano innegabili elementi aggiunti in epoca tarda, manipolazioni e vari elementi fantastici e agiografici difficilmente databili ma con ogni probabilità successivi di secoli rispetto alla base degli insegnamenti originali.
La predicazione del Buddha e le sue vicende terrene furono per secoli tramandate oralmente, di volta in volta convocate riunioni dei monaci in cosiddetti concili per determinarne la forma e il contenuto originale, depurandolo da quanto si riteneva introdotto successivamente, finché, circa nell’anno 80 a.C., furono per la prima volta messe per iscritto nella prima redazione del Canone nell’isola di Ceylon.
Questa redazione originale è purtroppo andata persa, il Canone Pali ci è tuttavia giunto integro, a meno di successive edizioni e revisioni difficili da identificare, tramite le successive copie che ne furono fatte nei monasteri cingalesi ed esportazioni e traduzioni compiute in altri paesi dell’area.
I testi sacri del Buddhismo sono conosciuti come Tipiṭaka (I tre canestri); essi contengono gli insegnamenti che il Buddha diede per quarantacinque anni. Tali discorsi vennero preservati attraverso le epoche storiche dai grandi discepoli Arahant del Buddha attraverso la memorizzazione. Circa duemila anni or sono, questi discorsi vennero trascritti sotto la guida attenta dei monaci in Sri Lanka. I discorsi del Buddha scritti in lingua Pali (la lingua del Buddha) sono ciò che studiamo e pratichiamo ancora oggi. Su questo sito verranno pubblicate di tanto in tanto traduzioni di tali discorsi del Buddha.
Tipiṭaka vuol dire “le tre sezioni” o pitaka. Esse sono: suttapiṭaka, Vinayapitaka e Abhidharmapitaka. Il Tipiṭaka contiene i discorsi pronunciati dal Buddha e da alcuni dei suoi grandi discepoli; I discorsi pronunciati da questi monaci discepoli ricevettero poi il benestare del Buddha in persona.
Dopo il grande trapasso (Parinirvana) del Buddha, i suoi discorsi vennero raccolti e classificati in testi contenuti nei piṭaka (sezioni) e nei nikāya (raccolte), in occasione del primo grande concilio, altrimenti noto come Sanghayana (Concilio) dei Grandi Arahant, svoltosi sotto la guida del Venerabile Arahant MahaKassapa Thero.
In quell’occasione, gli insegnamenti del Buddha vennero classificati in cinque raccolte o Nikāya in ragione della loro lunghezza. I discorsi più lunghi furono raccolti nel Dīghanikāya ( Raccolta dei testi lunghi), mentre i discorsi di media lunghezza vennero inseriti nel Majjhima Nikāya (Raccolta dei testi di media lunghezza); Nell’aṅguttaranikāya (Raccolta Numerica) vennero inclusi i discorsi numerati. Alcuni Insegnamenti dati dal Buddha (Dhamma) furono compattati e riuniti in base all’argomento e raccolti nel Saṃyutta Nikāya (Raccolta dei Discorsi in Gruppi), ed infine i discorsi più brevi nel Khuddaka Nikāya ( Raccolta dei discorsi Brevi).
Ognuna di queste raccolte venne quindi assegnata ai discepoli di quei monaci Arahant al fine di memorizzarli per preservare il Dhamma per le future generazioni. Così, Il Dīghanikāya venne assegnato ai discepoli di Ananda, Il Majjhima Nikāya ai discepoli di Sariputta, l’aṅguttaranikāya ai discepoli di Anuruddha ed Il Saṃyutta Nikāya ai discepoli di Maha Kassapa; Il Khuddaka Nikāya venne memorizzato da tutti i monaci collettivamente e così preservato nei secoli.
In questo modo, i discorsi del Buddha resistettero integri per qualche decade dopo il primo Grande Concilio. Dopodiché venne convocato un Secondo Grande Concilio nella Città di Palulup al fine di porre rimedio alla crisi sorta a causa del tentativo di alcuni Monaci dal paese dei Vajji (Vajjiputta) di aggirare le proibizioni relative ai ‘Dieci oggetti lussuosi.’
Questo secondo Concilio si svolse sotto la guida dell’Arahant Sabbakamin Yasa Thero, il quale era stato predetto essere colui che avrebbe risolto la contesa circa i dieci oggetti lussuosi dal Buddha medesimo mentre era ancora in vita. Questo secondo Concilio permise all’insegnamento del Buddha di sopravvivere per un altro lungo periodo di tempo.
Circa trecento anni dopo il trapasso del Buddha, un altro periodo di espansione per il buddhismo stava per cominciare: l’epoca del grande Imperatore Indiano Ashoka; Questi, dopo avere constatato la morte di milione di persone durante la battaglia finale contro il Re del Kalinga, precipitò in uno stato di disgusto profondo; fu in quel periodo che un giovane monaco Arahant di soli sette anni chiamato Nigrodha Thero venne in aiuto del Re, aiutandolo a superare la pena ed la tristezza nel suo cuore.
Il Re Ashoka rimase così impressionato dal carattere dell’ Arahant Nigrodha Thero al punto di sviluppare una vera e propria adorazione verso il Buddhismo; Ashoka Ordinò la costruzione di 84.000 Stupa e monasteri in tutta l’India in onore degli 84.000 insegnamenti del Buddha. In conseguenza dell’espansione dell’ordine del Buddha, un gran numero di persone venne attratta dal buddhismo, e per questa ragione divenne difficile persino trovare persone disposte a sostenere i sacerdoti delle altre religioni.
Così, molti di questi sacerdoti entrarono nell’ordine buddhista; Per loro non rimaneva nient’altro da fare se non diventare monaci buddhisti. In questo modo, centinaia di sacerdoti vennero ordinati monaci buddhisti, ma invece di vivere in accordo agli insegnamenti del Buddha, questi continuarono a praticare i vecchi rituali ed i sacrifici all’interno dei monasteri.
Come il manto della tigre rimane immutato nonostante il mutamento della foresta in cui essa vive, questi sacerdoti continuarono a seguire le loro pratiche eretiche pur vivendo nei monasteri buddhisti e vestendo l’abito dei monaci dell’ordine del Buddha. Per via di tutto ciò, venne a formarsi un gruppo di monaci corrotti all’interno dell’Ariya Sangha (Nobile Comunità) del Buddha.
I monaci virtuosi cominciarono a svolgere le loro attività separatamente rifiutandosi di celebrare l’Uposatha Kamma (la pratica dell’ osservanza dei precetti per i monaci) assieme ai monaci corrotti. Perciò, la cerimonia di Uposatha non venne più celebrata per sette anni.
Per questa ragione, venne convocato un nuovo concilio con il patrocinio del Re Dharmashoka (il Re Ashoka divenne noto con il nome di Dharmashoka per via del sostegno dato al Buddhismo), al fine purificare la dottrina Buddhista dalle contaminazioni delle credenze ad esso estranee; questo concilio si svolse sotto la supervisione dell’ Arahant Moggalliputta Tissa Thero, il Monaco più anziano in quel momento.
Alla fine di questo terzo concilio, Il Re Dharmashoka decise di inviare gruppi di monaci in qualità di messaggeri al fine di diffondere gli insegnamenti del Buddha in giro per il Mondo. L’ arrivo dell’ Arahant Mahinda Thero in Sri Lanka fu il risultato di questo grande sforzo prodotto da parte del Re Dharmashoka.
Furono i grandi monaci Arahant a preservare il Dhamma memorizzandolo dopo il primo Concilio. Questi Monaci Arahant non avrebbero mai osato a deturpare gli insegnamenti del Buddha. In questo modo, il Dhamma venne preservato integro in ogni sua parte. Per via del fatto che un gran numero di monaci apprese il Dhamma nella sua forma pura, possiamo affermare che che nessuna parte di esso venne persa.
In quel periodo, lo Sri Lanka ebbe la fortuna di ricevere la trasmissione del Dhamma; Quando il popolo Singalese accettò il Dhamma, questo prese a diffondersi in tutto il Paese; Di conseguenza, vi furono molti Arahant in quel Paese, ed anch’ essi tramandarono il Dharma tramite il metodo della memorizzazione, trasmettendolo di generazione in generazione, evitandone così la scomparsa.
I monaci usavano recitare il Dhamma frequentemente in modo che questo non potesse svanire dalle loro menti, insegnandolo e spiegandolo ad altri. Ed è in questo modo che il Dhamma venne preservato inalterato. Il Dhamma continuò così ad essere trasmesso nella sua forma pura da una generazione di monaci all’altra.
Tuttavia, ci furono momenti davvero terribili nei quali il Buddismo dovette subire colpi catastrofici. La carestia che si verificò in tutto il paese ai tempi del Re Walagamma fu uno di questi colpi. A causa della carenza di cibo, divenne difficile per i monaci di trovare da mangiare. Di conseguenza, migliaia di monaci Arahant morirono nelle loro celle di meditazione per via della fame, ma i Monaci Arahant sopravvissuti non permisero che gli insegnamenti del Buddha andassero persi.
Memori di come in passato i discepoli del Buddha sacrificarono persino la propria vita per salvare il Dhamma, quei monaci presero a nutrirsi solamente del succo della pianta del Pandanus, riuscendo con grandi sacrifici a preservare il Dhamma.
Ad un certo punto, una parte di questi monaci decise di recarsi in India con l’intenzione di mantenere il Dhamma vivo, temendo di non poter sopravvivere alla siccità. Infine, dopo pochi anni, con la fine del periodo di siccità, Il paese tornò nuovamente a prosperare, ed Il gruppo di monaci che si era recato in India fece ritorno in Sri Lanka.
Entrambi i gruppi di monaci, quelli che si erano stabiliti in India e quelli che erano rimasti a vivere in Sri Lanka durante la siccità, si riunirono per recitare il Dhamma al fine di verificare l’esattezza dei loro ricordi; essendo sopravvissuti a quel terribile periodo, gli Arahant decisero di proteggere il Dhamma mettendolo per iscritto. Così, con la sostegno del re Walagamba e con l’ammirazione di dei ed esseri umani, gli insegnamenti del Buddha vennero trascritti in forma di testi.
AA.VV.
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