
Questi versi furono profferiti dal Buddha ai piedi dell’albero Mucalinda[1], nei pressi di Uruvela (Bodhgaya), poche settimane dopo aver raggiunto il pieno risveglio.
Mucalindasutta, Ud. 2.1.
Evaṃ me sutaṃ— ekaṃ samayaṃ bhagavā uruvelāyaṃ viharati najjā nerañjarāya tīre mucalindamūle paṭhamābhisambuddho. Tena kho pana samayena bhagavā sattāhaṃ ekapallaṅkena nisinno hoti vimuttisukhapaṭisaṃvedī.
Così ho udito — In un certa occasione il Bhagavan dimorava ad Uruvelā, sulle rive del fiume Nerañjarā, ai piedi di un albero di Mucalinda, avendo da poco realizzato il pieno risveglio. In quella circostanza, il Bhagavan rimase seduto per sette giorni a gambe incrociate, sperimentando la gioia della liberazione.
Tena kho pana samayena mahā akālamegho udapādi sattāhavaddalikā sītavātaduddinī. Atha kho mucalindo nāgarājā sakabhavanā nikkhamitvā bhagavato kāyaṃ sattakkhattuṃ bhogehi parikkhipitvā uparimuddhani mahantaṃ phaṇaṃ vihacca aṭṭhāsi: “mā bhagavantaṃ sītaṃ, mā bhagavantaṃ uṇhaṃ, mā bhagavantaṃ ḍaṃsamakasavātātapasarīsapasamphasso”ti.
In quel tempo si manifestò una grande nube fuori stagione, che portò sette giorni di tempo piovoso, freddo e vento. Così, il grande cobra reale Mucalinda, uscendo dalla sua tana, avvolse il corpo del Bhagavan per sette volte con le proprie spire, proiettando il suo largo cappuccio aperto sopra la testa [del Buddha]: “Che il Bhagavan non senta freddo, che il Bhagavan non soffra del caldo, che non sia toccato da mosche, zanzare, dal vento, dall’afa e da creature striscianti.”
Atha kho bhagavā tassa sattāhassa accayena tamhā samādhimhā vuṭṭhāsi. Atha kho mucalindo nāgarājā viddhaṃ vigatavalāhakaṃ devaṃ viditvā bhagavato kāyā bhoge viniveṭhetvā sakavaṇṇaṃ paṭisaṃharitvā māṇavakavaṇṇaṃ abhinimminitvā bhagavato purato aṭṭhāsi pañjaliko bhagavantaṃ namassamāno.
E trascorsi quei sette giorni, il Bhagavan riemerse da quel raccoglimento profondo. Ed il cobra reale Mucalinda, resosi conto che il cielo era tornato sereno e senza nubi, sciolse le proprie spire dal corpo del Bhagavan, assunse l’aspetto di un giovane uomo, restando poi di fronte al Bhagavan, con le mani giunte in segno di omaggio.
Atha kho bhagavā etamatthaṃ viditvā tāyaṃ velāyaṃ imaṃ udānaṃ udānesi:
Ed in quel momento, il Bhagavan, intuendo il significato di ciò, profferì questi versi ispirati:
«Sukho viveko tuṭṭhassa,
sutadhammassa passato;
Abyāpajjaṃ sukhaṃ loke,
pāṇabhūtesu saṃyamo.»
«Felice e libero è chi è contento,
che ha udito il dhamma e ne ha la visione;
Piacevole in questo mondo è l’assenza di avversione,
l’autocontrollo verso tutte le creature viventi.»
«Sukhā virāgatā loke,
kāmānaṃ samatikkamo;
Asmimānassa yo vinayo,
etaṃ ve paramaṃ sukhan”ti.»
«Felice in questo mondo è la libertà dalle passioni,
per colui il quale ha pacificato la sete di piacere sensuale;
Per chi ha trasceso l’orgoglio dell’ ‘Io sono’,
questa è invero la felicità più alta!.»
ENGLISH:
«There is happiness and detachment for the one who is satisfied,
who has heard the Dhamma, and who sees,
There is happiness for him who is free from ill-will in the world,
who is restrained towards breathing beings.»
«The state of dispassion in the world is happiness,
the complete transcending of sense desires,
But for he who has removed the conceit ‘I am’—
this is indeed the highest happiness.»
Note:
1: Mucalinda: Nome botanico: Barringtonia Acutangula; nome dell’albero presso il quale dimorava l’omonimo Cobra reale. L’albero di Mucalinda era situato vicino all’Ajapāla-nigrodha ad Uruvelā. Secondo i resoconti dei commentari, nella sesta settimana dopo la sua illuminazione (bodhi), il cobra reale (nāga) protesse il Buddha durante un temporale avvolgendo le proprie spire sette volte attorno al corpo del Buddha, coprendogli la testa con il cappuccio. Mucalinda è un tema molto comune nell’arte buddista.
Fonte: A dictionary of Buddhism, Damien Keow, Oxford University press.
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