Una concisa introduzione alla pratica della consapevolezza del respiro in riferimento ai quattro fondamenti della consapevolezza descritta nell’Ānāpānassatisutta (MN118)
Premessa:
Praticare il Dhamma richiede molta intelligenza, ma per nostra fortuna il Buddha ha esposto la via insegnando le quattro basi della consapevolezza, fondate a loro volta sulla consapevolezza del respiro (anapanasati).
1: Il corpo
Per raccogliere la mente dobbiamo avere un oggetto su cui focalizzare l’attenzione. Tra i molti oggetti disponibili, l’oggetto migliore è il respiro, dato che è sempre con noi, non dobbiamo andarlo a cercare; la consapevolezza del respiro porta vigore fisico e benessere, e favorisce il vigore mentale necessario al corretto uso della mente. Inoltre è una pratica profonda e gentile, senza le valenze disturbanti riscontrabili in altre pratiche.
Iniziamo prestando attenzione a ogni inspirazione ed espirazione, senza lasciare che la mente divaghi. Imparare a concentrarsi stabilmente sul respiro richiede tempo. Se la pratica è corretta, corpo e mente si calmeranno all’unisono, e sorgerà una viva sensazione di pace e felicità, un’altissima e gratificante forma di piacere.
2: le sensazioni
Il passo successivo consiste nel trascendere questo piacere raffinato, in quanto anch’esso impermanente, doloroso e privo di sé e quindi illusorio; esaminando questo piacere, le sue cause, la sua cessazione, i suoi elementi costitutivi e la sua vacuità, abbandoneremo ogni attaccamento specifico.
3: la mente cuore:
Quindi porteremo l’attenzione alla mente-cuore, osservando la ridda di sollecitazioni a cui questa è sottoposta: avidità, avversione, ignoranza, stress, inquietudine eccetera: prendiamo consapevolezza di tutti i contenuti mentali. Così potremo comprendere la mente e abbandonare le contaminazioni.
4: Il Dhamma, la realtà naturale del sorgere e svanire dei fenomeni
Una volta perfezionata la pratica sugli stati mentali, passiamo allo stadio successivo: L’osservazione del Dhamma, la realtà naturale, esaminando tutto ciò che sorge con ogni respiro. Osserviamo l’impermanenza, la cessazione delle contaminazioni e della sofferenza (cioè dell’Io-Mio), le cause e le condizioni di tale cessazione. Osserviamo come la mente abbandona gli attaccamenti; insieme, questi passi sono sufficienti per portare la sofferenza alla sua fine. Non occorre dedicarsi a studi filosofici o psicologici, che portano solo confusione e altre forme di sofferenza.
-Buddhadasa Bhikkhu
Per una trattazione completa e dettagliata di questa pratica si consigliala lettura del testo La consapevolezza del respiro, Un manuale per il principiante serio, Ubaldini Editore, dello stesso Buddhadasa
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