Lokavalokana sutta :Contemplare Il mondo

1 (1)

 -Udāna 3.10

 

Evaṃ me sutaṃ—​   ekaṃ samayaṃ bhagavā uruvelāyaṃ viharati najjā nerañjarāya tīre bodhi­rukkha­mūle paṭha­mā­bhisam­buddho. Tena kho pana samayena bhagavā sattāhaṃ ekapallaṅkena nisinno hoti vimutti­su­kha­paṭi­saṃ­vedī.

Così ho udito: In una certa occasione il Sublime dimorava ad Uruvela, sulle rive del fiume Nerañjarā, ai piedi dell’albero del risveglio, avendo appena conseguito il pieno risveglio; Ed in quel periodo, il Sublime rimase seduto a gambe incrociate (in meditazione) per sette giorni, sperimentando la gioia della liberazione;

 

Atha kho bhagavā tassa sattāhassa accayena tamhā samādhimhā vuṭṭhahitvā buddhacakkhunā lokaṃ volokesi. Addasā kho bhagavā buddhacakkhunā volokento satte anekehi santāpehi santappamāne, anekehi ca pariḷāhehi pariḍayhamāne—rāgajehipi, dosajehipi, mohajehipi.

Quindi, trascorsi quei sette giorni, ed essendo riemerso da quello stato di profonda meditazione, il Sublime contemplò il mondo con gli occhi di un risvegliato; ed il Sublime, che così contemplava, vide che gli esseri erano tormentati da molti tormenti, afflitti dalle molteplici febbri che nascono per via dalla passione, dell’avversione e dell’illusione.

Atha kho bhagavā etamatthaṃ viditvā tāyaṃ velāyaṃ imaṃ udānaṃ udānesi:

Quindi il Sublime, avendo compreso il significato di ciò, proprio in quell’occasione profferì questi versi ispirati:

“Ayaṃ loko santāpajāto,
Phassapareto rogaṃ vadati attato;

Questo mondo è tormentato,

e, dominato dal contatto sensoriale,

 fraintende una malattia per il proprio sé[1];

Yena yena hi maññati,
Tato taṃ hoti aññathā.

In qualunque modo si immagini una cosa,

per via di ciò esso diviene altro.[2]

Aññathābhāvī bhavasatto loko;

Divenendo altro, il mondo è incatenato all’esistere;

Bhavapareto bhava­mevā­bhi­nandati;

afflitto dall’esistere, prova tuttavia godimento nell’esistenza;

Yadabhinandati taṃ bhayaṃ,
Yassa bhāyati taṃ dukkhaṃ;

ciò per cui si prova godimento è [fonte di] timore,

Ciò che si teme è [esso stesso] sofferenza;

Bhava­vip­pahānāya kho,
Panidaṃ brahmacariyaṃ vussati.

Invero, è al fine di abbandonare l’esistenza [condizionata]

che la disciplina spirituale viene coltivata.

‘Ye hi keci samaṇā vā brāhmaṇā vā bhavena bhavassa vip­pamok­kha­māhaṃsu, sabbe te avippamuttā bhavasmā’ti vadāmi. ‘Ye vā pana keci samaṇā vā brāhmaṇā vā vibhavena bhavassa ­nissa­ra­ṇa­māhaṃsu, sabbe te anissaṭā bhavasmā’ti vadāmi.

Di tutti quegli asceti e sacerdoti che affermano di aver ottenuto la liberazione dall’esistenza [condizionata] per mezzo dell’esistenza stessa, Io vi dico che in realtà nessuno di loro è libero dall’esistenza[condizionata]; ed anche di tutti quegli asceti e sacerdoti i quali affermano di essersi emancipati dall’esistenza [condizionata] tramite la negazione dell’esistenza stessa, Io vi dico che nessuno di questi si è realmente emancipato dall’esistenza.

Upadhiñhi paṭicca dukkhamidaṃ sambhoti, sabbu­pādā­nak­khayā natthi dukkhassa sambhavo. Lokamimaṃ passa; puthū avijjāya paretā bhūtā bhūtaratā aparimuttā; ye hi keci bhavā sabbadhi sabbatthatāya sabbe te bhavā aniccā dukkhā vipari­ṇāma­dhammāti.

È sulla base dell’afferrarsi (Upadhi) che il dukkha si manifesta, ma con la distruzione di ogni attaccamento il dukkha più non sorge.

Osserva questo mondo: afflitto da molte forme di ignoranza, gli esseri che provano godimento nell’esistenza non si liberano da essa; qualunque tipo di esistenza, ogni stato esistenziale, in qualunque luogo: tutte queste forme di esistenza sono incostanti, insoddisfacenti, e per natura soggette al cambiamento.

 

Evametaṃ yathābhūtaṃ,
Sammappaññāya passato;

Vedendo questo stato di cose per come realmente è

attraverso la perfetta saggezza,

Bhavataṇhā pahīyati,
Vibhavaṃ nābhinandati;

Abbandonando la sete di esistenza,

senza tuttavia indulgere nella [sete di] non esistere,

Sabbaso taṇhānaṃ khayā,
Asesa­virāga­nirodho nibbānaṃ.

Con la distruzione di ogni sete,

[si otterrà]la completa cessazione della passione, il nibbāna

Tassa nibbutassa bhikkhuno,
Anupādā punabbhavo na hoti;

Per un tale monaco così emancipatosi,

libero dall’afferrarsi, non vi sarà più alcuna nuova esistenza;

Abhibhūto māro vijitasaṅgāmo,
Upaccagā sabbabhavāni tādī”ti.

Egli ha sconfitto il Māra, vinto la battaglia;

Una tale  persona ha trasceso ogni forma di esistenza.

1: Gli esseri viventi, qui definiti collettivamente ‘mondo’, confondono ciò che in verità è causa di sofferenza, insoddisfazione e turbamento continui (e quindi da abbandonare), per il proprio Io o sé, ovvero per la cosa più preziosa ed importante per ogni individuo.

 2: Il pensare o immaginare se stessi in un certo modo (maññati) è la base del divenire in quel certo modo, almeno dal punto di vista soggettivo, in base al principio secondo il quale si diventa ciò che si pensa; se penso di essere una persona buona a nulla, soggettivamente diverrò (per lo meno a  livello immaginativo) un buon a nulla; ciò non vuol dire che Io sia diventato realmente, (oggettivamente) una persona buona a nulla, ma solo che a livello della speculazione mentale, mi sono costruito un immagine mentale (maññana) di me stesso come di un individuo buono a nulla.  

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Sito web creato con WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: