Meditazione: vedere con chiarezza

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Meditare vuol dire fare chiarezza sulla natura delle cose: il termine in lingua Pāḷi per meditazione è jhāna, il quale deriva dal verbo jhāyati, il cui significato letterale è ‘mettere a fuoco’.

L’immagine metaforica qui utilizzata è quella di una lente, la cui funzione può essere sia quella di accendere un fuoco (jhāpeti in lingua Pāḷi), sia di permettere una visione più chiara e nitida.

Non a caso il termine Vipassanā -una componente della meditazione buddhista- deriva dalla combinazione dei vocaboli vividha, ‘discernere vividamente’ e passati, vedere, nel senso di vedere o riconoscere in maniera vivida la vera natura mutevole, insoddisfacente e impersonale dell’esistenza.

Per questa ragione, questi tre aspetti della pratica buddhista, la meditazione, la comprensione delle tre caratteristiche fondamentali dell’esistenza e la realizzazione della liberazione o nibbāna sono legati l’uno all’altro:

La meditazione nel suo complesso ha quindi la duplice funzione di favorire la comprensione della realtà, ed è lo strumento per eccellenza per educare la mente a lasciare andare le cause del dukkha, gli stati mentali afflitti quali l’illusione, la sete ignorante e l’avversione.

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