
Majjhima Nikāya 1
Mūlapariyāyasutta
Così ho udito:
In una certa occasione il Bhagavān dimorava ad Ukkaṭṭhā, nel bosco di Subhaga, ai piedi di un albero di Sāla Reale. Ed il Bhagavān disse ai Monaci: «Monaci!»- «Signore!» risposero quei monaci in assenso al Bhagavan. Il Bhagavan così disse: «Vi esporrò la radice di ogni cosa, ascoltate e fate ben attenzione a ciò che vi dirò». «Bene Signore!», risposero quei monaci al Bhagavan. Il Bhagavan così disse:
1: L’uomo comune (Puthujjhana)
I quattro elementi costituenti la materia
«Monaci, un incolto uomo comune, privo della visione dei nobili, ignorante in riguardo al Dhamma dei nobili, senza esperienza nel Dhamma dei nobili, percepisce l’elemento terra come elemento terra, e avendo percepito l’elemento terra come terra, immagina [se stesso] [1]come l’elemento terra[2], immagina [se stesso] nell’elemento terra, immagina [se stesso in relazione] all’elemento terra, immagina l’elemento terra come ‘mio’, e prova diletto nell’elemento terra. E per quale ragione? Perché egli non lo ha pienamente compreso. [3]
Percepisce l’elemento acqua come elemento acqua, e avendo percepito l’elemento acqua come acqua, immagina [se stesso] come l’elemento acqua, immagina [se stesso] nell’elemento acqua, immagina [se stesso in relazione] all’elemento acqua, immagina l’elemento acqua come ‘mio’, e prova diletto nell’elemento acqua. E per quale ragione? Perché egli non lo ha pienamente compreso.
Percepisce l’elemento fuoco come elemento fuoco, e avendo percepito l’elemento fuoco come fuoco, immagina [se stesso] come l’elemento fuoco, immagina [se stesso] nell’elemento fuoco, immagina [se stesso in relazione] all’elemento fuoco, immagina l’elemento fuoco come ‘mio’, e prova diletto nell’elemento fuoco. E per quale ragione? Perché egli non lo ha pienamente compreso.
Percepisce l’elemento vento come elemento vento, e avendo percepito l’elemento vento come vento, immagina [se stesso] come l’elemento vento, immagina [se stesso] nell’elemento vento, immagina [se stesso in relazione] all’elemento vento, immagina l’elemento vento come ‘mio’, e prova diletto nell’elemento vento. E per quale ragione? Perché egli non lo ha pienamente compreso.
identificazione con Esseri, Dei e brahman
Percepisce gli esseri come esseri, e avendo percepito gli esseri come esseri, immagina [se stesso identico] agli esseri, immagina [se stesso] negli esseri, immagina [se stesso in relazione] agli esseri, immagina gli esseri come ‘ciò è per me’, e prova diletto negli esseri. E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso tutto ciò.
Percepisce gli Dei come Dei, e avendo percepito gli Dei come Dei, immagina [se stesso identico] agli Dei, immagina [se stesso] negli Dei, immagina [se stesso in relazione] agli Dei, immagina gli Dei come ‘miei’, e prova diletto negli Dei. E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso.
Percepisce Pajāpati [4]come Pajāpati, e avendo percepito Pajāpati come Pajāpati, immagina [se stesso come] Pajāpati, immagina [se stesso] in Pajāpati, immagina [se stesso in relazione] a Pajāpati, immagina Pajāpati come ‘mio’, e prova diletto in Pajāpati. E per quale ragione? Perché egli non lo ha pienamente compreso.
Percepisce il Brahman come Brahman , e avendo percepito il Brahman come Brahman, immagina [se stesso come] il Brahman, immagina [se stesso] nel Brahman, immagina [se stesso in relazione] al Brahman, immagina il Brahman come ‘mio’, e prova diletto nel Brahman. E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso.
Percepisce gli Dei luminosi come Dei luminosi, e avendo percepito gli Dei Luminosi come Dei luminosi, immagina [se stesso come] Dei luminosi, immagina [se stesso] negli Dei luminosi, immagina [se stesso in relazione] agli Dei luminosi, immagina gli Dei luminosi come ‘mio’, e prova diletto negli Dei luminosi . E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso.
Percepisce gli Dei Subhakiṇha come Dei Subhakiṇha, e avendo percepito gli Dei Subhakiṇha come Dei Subhakiṇha, immagina [se stesso come] Dei Subhakiṇha, immagina [se stesso] negli Dei Subhakiṇha, immagina [se stesso in relazione] agli Dei Subhakiṇha, immagina gli Dei Subhakiṇha come ‘mio’, e prova diletto negli Dei Subhakiṇha . E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso.
Percepisce gli Dei Vehapphale come Dei Vehapphale, e avendo percepito gli Dei Vehapphale come Dei Vehapphale, immagina [se stesso come] Dei Vehapphale, immagina [se stesso] negli Dei Vehapphale immagina [se stesso in relazione] agli Dei Vehapphale, immagina gli Dei Vehapphale come ‘mio’, e prova diletto negli Dei Vehapphale . E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso.
Percepisce il ‘Trascendente’ come il ‘Trascendente’, e avendo percepito il ‘Trascendente’ come il ‘Trascendente’, immagina [se stesso come] il ‘Trascendente’, immagina [se stesso] nel ‘Trascendente’, immagina [se stesso in relazione] al ‘Trascendente’, immagina il ‘Trascendente’ come ‘mio’, e prova diletto nel ‘Trascendente’ . E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso ciò.
Identificazione con gli stadi di meditazione progressivi (jhana)
Egli Percepisce la Sfera dello spazio infinito come Sfera dello spazio infinito [5], ed avendo percepito la sfera dello spazio infinito come Sfera dello spazio infinito, immagina [se stesso come] la Sfera dello spazio infinito, immagina [se stesso] nella Sfera dello spazio infinito, immagina [se stesso in relazione] alla Sfera dello spazio infinito, immagina la Sfera dello spazio infinito come ‘mio’, e prova diletto nella Sfera dello spazio infinito . E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso ciò.
Egli Percepisce la Sfera della cognizione infinita come Sfera della cognizione infinita, ed avendo percepito la Sfera della cognizione infinita come Sfera della cognizione infinita, immagina [se stesso come] la Sfera della cognizione infinita, immagina [se stesso] nella Sfera della cognizione infinita, immagina [se stesso in relazione] alla Sfera della cognizione infinita, immagina la Sfera della cognizione infinita come ‘mio’, e prova diletto nella Sfera della cognizione infinita . E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso ciò.
Egli Percepisce la Sfera del non v’è alcunché come Sfera del non v’è alcunché, ed avendo percepito Sfera del non v’è alcunché come Sfera del non v’è alcunché, immagina [se stesso come] la Sfera del non v’è alcunché, immagina [se stesso] nella Sfera del non v’è alcunché, immagina [se stesso in relazione] alla Sfera del non v’è alcunché, immagina la Sfera del non v’è alcunché come ‘mio’, e prova diletto nella Sfera del non v’è alcunché. E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso ciò.
Egli Percepisce la Sfera della né percezione né assenza di percezione come la Sfera della né percezione né assenza di percezione, ed avendo percepito la Sfera della né percezione né assenza di percezione come Sfera della né percezione né assenza di percezione, immagina [se stesso come] la Sfera della né percezione né assenza di percezione, immagina [se stesso] nella Sfera della né percezione né assenza di percezione, immagina [se stesso in relazione] alla Sfera della né percezione né assenza di percezione, immagina la Sfera della né percezione né assenza di percezione come ‘mio’, e prova diletto nella Sfera della né percezione né assenza di percezione. E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso ciò.
Identificazione con il visto, udito, pensato
Egli Percepisce quanto visto come visto, ed avendo percepito il visto come visto, immagina [se stesso come] ciò che ha visto, immagina [se stesso] in ciò che ha visto, immagina [se stesso in relazione] a ciò che ha visto, immagina ciò che ha visto come ‘mio’, e prova diletto in ciò che ha visto. E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso ciò.
Egli Percepisce il sentito come sentito, ed avendo percepito il sentito come sentito, immagina [se stesso come] ciò che ha sentito, immagina [se stesso] in ciò che ha sentito, immagina [se stesso in relazione] a ciò che ha sentito, immagina ciò che ha sentito come ‘mio’, e prova diletto in ciò che ha sentito. E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso ciò.
Egli Percepisce quanto esperito come esperito, ed avendo percepito quanto esperito come esperito, immagina [se stesso come] ciò che ha esperito, immagina [se stesso] in ciò che ha esperito, immagina [se stesso in relazione] a ciò che ha esperito, immagina ciò che ha esperito come ‘mio’, e prova diletto in ciò che ha esperito. E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso.
Egli Percepisce quanto conosciuto come conosciuto, ed avendo percepito quanto conosciuto come conosciuto, immagina [se stesso]come ciò che ha conosciuto, immagina [se stesso] in ciò che ha conosciuto, immagina [se stesso in relazione] a ciò che ha conosciuto, immagina ciò che ha conosciuto come ‘mio’, e prova diletto in ciò che ha conosciuto. E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso ciò.
Identificazione con i concetti di unità, diversità e monismo
Egli Percepisce l’unità come unità, ed avendo percepito l’unità come l’unità, immagina [se stesso come] l’unità, immagina [se stesso] nell’unità, immagina [se stesso in relazione] al concetto di unità, immagina l’unità come ‘mia’, e prova diletto nell’unità. E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso.
Egli Percepisce la diversità come diversità, ed avendo percepito la diversità come diversità, immagina [se stesso come] come la diversità, immagina [se stesso] nella diversità, immagina [se stesso in relazione] al concetto di diversità, immagina la diversità come ‘mia’, e prova diletto nella diversità. E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso.
Egli Percepisce il tutto come tutto, ed avendo percepito il tutto come tutto, immagina [se stesso come] come il tutto, immagina [se stesso come parte] del tutto, immagina [se stesso in relazione] al tutto, immagina il tutto come ‘mio’, e prova diletto nel tutto. E per quale ragione? Perché egli non ha pienamente compreso.
Identificazione con il Nibbāna
Egli Percepisce il Nibbāna come Nibbāna, ed avendo percepito il Nibbāna come Nibbāna, immagina [se stesso come] come il Nibbāna, immagina [se stesso] nel Nibbāna, immagina [se stesso in relazione] al Nibbāna, immagina il Nibbāna come ‘mio’, e prova diletto nel Nibbāna. E per quale ragione? Perché egli non lo ha pienamente compreso.
2: il Discepolo dedito all’addestramento nel Dhamma (sekha)
Monaci, il monaco dedito all’addestramento, la cui mente non ha ancora raggiunto la realizzazione, che dimora aspirando alla suprema liberazione dai legami, chiaramente riconosce l’elemento terra come terra; avendo riconosciuto l’elemento terra come terra, egli non immagini [se stesso] come l’elemento terra, non immagini [se stesso] nell’elemento terra, non immagini [se stesso in relazione] all’elemento terra, non immagini l’elemento terra come ‘mio’, non si diletti nell’elemento terra. E per quale ragione? -Affinché egli lo possa pienamente comprendere, – ciò Io vi dico.
Egli chiaramente riconosce l’elemento acqua, l’elemento fuoco, l’elemento vento, gli esseri, Pajāpati, Brahma, gli Dei Ābhassara, gli Dei Subhakiṇha, gli Dei Abhibhu, la sfera meditativa dello spazio infinito, la sfera meditativa della cognizione infinita, la sfera meditativa del non v’è alcunché, la sfera meditativa della né percezione né assenza di percezione, il visto, il sentito, l’esperito, il conosciuto, l’unità, la differenza, il tutto… il nibbāna; avendo riconosciuto il nibbāna come nibbāna, non immagini [se stesso] come il nibbāna, non immagini [se stesso] nel nibbāna, non immagini [se stesso in relazione] al nibbāna, non immagini ‘mio è il nibbāna’, non cerchi godimento nel nibbāna. E per quale ragione? -Affinché egli possa pienamente comprendere tutto ciò, Io vi dico.
3: L’Emancipato (Arahant) (I)
Monaci, il monaco arahant, libero dai veleni, emancipato, il quale ha compiuto ciò che doveva essere compiuto, depositato il fardello, raggiunto il proprio obiettivo, totalmente distrutto il legame esistenziale, totalmente liberato grazie alla perfetta conoscenza, anche Egli chiaramente riconosce l’elemento terra come terra, ed avendo riconosciuto l’elemento terra come terra, non immagina [se stesso] come l’elemento terra, non immagina [se stesso] nell’elemento terra, non immagina [se stesso] distinto dall’elemento terra, non immagina: ‘mia è le terra’, non si diletta nell’elemento terra. E per quale ragione? -Perché egli lo ha pienamente compreso, ciò Io vi dico.
Egli chiaramente riconosce l’elemento acqua, l’elemento fuoco, l’elemento vento, gli esseri, Pajāpati, Brahma, gli Dei Ābhassara, gli Dei Subhakiṇha, gli Dei Abhibhu, la sfera meditativa dello spazio infinito, la sfera meditativa della cognizione infinita, la sfera meditativa del non v’è alcunché, la sfera meditativa della né percezione né assenza di percezione, il visto, il sentito, l’esperito, il conosciuto, l’unità, la differenza, il tutto… il nibbāna; avendo riconosciuto il nibbāna come nibbāna, non immagina [se stesso] come il nibbāna, non immagina [se stesso] nel nibbāna, non immagina [se stesso in relazione] al nibbāna, non immagina ‘mio è il nibbāna’, non cerca godimento nel nibbāna. E per quale ragione? ‘Perché egli ha pienamente compreso tutto ciò’, -Io vi dico.
Arahant (II)
Ed inoltre, o monaci, il monaco arahant, libero dai veleni, emancipato, il quale ha compiuto ciò che doveva essere compiuto, depositato il fardello, raggiunto il proprio obiettivo, totalmente distrutto il legame esistenziale, pienamente libero grazie alla perfetta conoscenza, anche Egli riconosce l’elemento terra come terra, ed avendo riconosciuto l’elemento terra come terra, non immagina [se stesso] come l’elemento terra, non immagina [se stesso] nell’elemento terra, non immagina [se stesso] distinto dall’elemento terra, non immagina: ‘mia è le terra’, non gode dell’elemento terra. E per quale ragione? – Perché egli è libero dalla passione, grazie alla distruzione della passione.
Egli chiaramente riconosce l’elemento acqua, l’elemento fuoco, l’elemento vento, gli esseri, Pajāpati, Brahma, gli Dei Ābhassara, gli Dei Subhakiṇha, gli Dei Abhibhu, la sfera meditativa dello spazio infinito, la sfera meditativa della cognizione infinita, la sfera meditativa del non v’è alcunché, la sfera meditativa della né percezione né assenza di percezione, il visto, il sentito, l’esperito, il conosciuto, l’unità, la differenza, il tutto… il nibbāna; avendo riconosciuto il nibbāna come nibbāna, non immagina [se stesso] come il nibbāna, non immagina [se stesso] nel nibbāna, non immagina [se stesso in relazione] al nibbāna, non immagina ‘mio è il nibbāna’, non cerca godimento nel nibbāna. E per quale ragione? – Perché egli è libero dalla passione, grazie alla distruzione della passione.
Arahant (III)
Ed inoltre, o monaci, il monaco arahant, libero dai veleni, emancipato, il quale ha compiuto ciò che doveva essere compiuto, depositato il fardello, raggiunto il proprio obiettivo, totalmente distrutto il legame esistenziale, pienamente libero grazie alla perfetta conoscenza, anche Egli riconosce l’elemento terra come terra, ed avendo riconosciuto l’elemento terra come terra, non immagina [se stesso] come l’elemento terra, non immagina [se stesso] nell’elemento terra, non immagina [se stesso] distinto dall’elemento terra, non immagina: ‘mia è le terra’, non gode dell’elemento terra. E per quale ragione? – Perché egli è libero dall’avversione, grazie alla distruzione dell’avversione.
Egli chiaramente riconosce l’elemento acqua, l’elemento fuoco, l’elemento vento, gli esseri, Pajāpati, Brahma, gli Dei Ābhassara, gli Dei Subhakiṇha, gli Dei Abhibhu, la sfera meditativa dello spazio infinito, la sfera meditativa della cognizione infinita, la sfera meditativa del non v’è alcunché, la sfera meditativa della né percezione né assenza di percezione, il visto, il sentito, l’esperito, il conosciuto, l’unità, la differenza, il tutto… il nibbāna; avendo riconosciuto il nibbāna come nibbāna, non immagina [se stesso] come il nibbāna, non immagina [se stesso] nel nibbāna, non immagina [se stesso in relazione] al nibbāna, non immagina ‘mio è il nibbāna’, non cerca godimento nel nibbāna. E per quale ragione? Perché egli è libero dall’avversione, grazie alla distruzione dell’avversione.
Arahant (IV)
Ed inoltre, o monaci, il monaco arahant, libero dai veleni, emancipato, il quale ha compiuto ciò che doveva essere compiuto, depositato il fardello, raggiunto il proprio obiettivo, totalmente distrutto il legame esistenziale, pienamente libero grazie alla perfetta conoscenza, anche Egli riconosce l’elemento terra come terra, ed avendo riconosciuto l’elemento terra come terra, non immagina [se stesso] come l’elemento terra, non immagina [se stesso] nell’elemento terra, non immagina [se stesso] distinto dall’elemento terra, non immagina: ‘mia è le terra’, non gode dell’elemento terra. E per quale ragione? – Perché egli è libero dall’ignoranza, grazie alla distruzione dell’ignoranza.
Egli chiaramente riconosce l’elemento acqua, l’elemento fuoco, l’elemento vento, gli esseri, Pajāpati, Brahma, gli Dei Ābhassara, gli Dei Subhakiṇha, gli Dei Abhibhu, la sfera meditativa dello spazio infinito, la sfera meditativa della cognizione infinita, la sfera meditativa del non v’è alcunché, la sfera meditativa della né percezione né assenza di percezione, il visto, il sentito, l’esperito, il conosciuto, l’unità, la differenza, il tutto… il nibbāna; avendo riconosciuto il nibbāna come nibbāna, non immagina [se stesso] come il nibbāna, non immagina [se stesso] nel nibbāna, non immagina [se stesso in relazione] al nibbāna, non immagina ‘mio è il nibbāna’, non cerca godimento nel nibbāna. E per quale ragione? – Perché egli è libero dall’ignoranza, grazie alla distruzione dell’ignoranza.
4: Il Buddha pienamente risvegliato
Ed il Tathāgata, o monaci, l’arahant, pienamente risvegliato, riconosce l’elemento terra come terra, ed avendo riconosciuto l’elemento terra come terra, non immagina [se stesso] come l’elemento terra, non immagina [se stesso] nell’elemento terra, non immagina [se stesso] in relazione all’elemento terra, non immagina: ‘mia è la terra’, e non si diletta nell’elemento terra; E per quale ragione? – Perché il Tathāgata ha compreso ciò in profondità.
Egli riconosce l’elemento acqua, l’elemento fuoco, l’elemento vento, gli esseri, Pajāpati, Brahma, gli Dei Ābhassara, gli Dei Subhakiṇha, gli Dei Abhibhu, la sfera meditativa dello spazio infinito, la sfera meditativa della cognizione infinita, la sfera meditativa del non v’è alcunché, la sfera meditativa della né percezione né assenza di percezione, il visto, il sentito, l’esperito, il conosciuto, l’unità, la differenza, il tutto… il nibbāna; avendo riconosciuto il nibbāna come nibbāna, non immagina [se stesso] come il nibbāna, non immagina [se stesso] nel nibbāna, non immagina [se stesso in relazione] al nibbāna, non immagina ‘mio è il nibbāna’, non cerca godimento nel nibbāna. E per quale ragione? Perché il Tathāgata ha compreso ciò in profondità.
Il Tathāgata, o monaci, l’arahant, pienamente risvegliato, chiaramente riconosce l’elemento terra come terra, ed avendo riconosciuto l’elemento terra come terra, non immagina [se stesso] come l’elemento terra, non immagina [se stesso] nell’elemento terra, non immagina [se stesso] in relazione all’elemento terra, non immagina: ‘mia è la terra’, e non si diletta nell’elemento terra; E per quale ragione? – Perché Egli ha compreso che il diletto è la radice della sofferenza, e che l’esistere determina la nascita, e per tutto ciò che è nato vi sarà decadimento e morte.
Perciò, o monaci, attraverso la completa distruzione della sete, il distacco da essa, la sua cessazione, il suo abbandono, ed il lasciare andare, il Tathāgata ha realizzato il perfetto, incomparabile risveglio, ciò Io vi dico.
Egli chiaramente riconosce l’elemento acqua, l’elemento fuoco, l’elemento vento, gli esseri, Pajāpati, Brahma, gli Dei Ābhassara, gli Dei Subhakiṇha, gli Dei Abhibhu, la sfera meditativa dello spazio infinito, la sfera meditativa della cognizione infinita, la sfera meditativa del non v’è alcunché, la sfera meditativa della né percezione né assenza di percezione, il visto, il sentito, l’esperito, il conosciuto, l’unità, la differenza, il tutto… il nibbāna; avendo riconosciuto il nibbāna come nibbāna, non immagina [se stesso] come il nibbāna, non immagina [se stesso] nel nibbāna, non immagina [se stesso in relazione] al nibbāna, non immagina ‘mio è il nibbāna’, non cerca godimento nel nibbāna. E per quale ragione? Perché Egli ha compreso che il diletto è la radice della sofferenza, e che l’esistere determina la nascita, e per tutto ciò che è nato vi sarà decadimento e morte.»
Idamavoca bhagavā. Na te bhikkhū bhagavato bhāsitaṃ abhinandunti.
Così parlò il Bhagavan, ma quei monaci non furono contenti delle parole del Bhagavan.
Note:
Maññati: il termine maññati deriva dalla radice verbale ‘mañ’, ‘pensare’. maññati è l’immaginare o concepire, il proiettare delle qualità o caratteristiche su di un oggetto che in realtà ne è privo, nonché il modus percipiendi tipico della persona non risvegliata. Nell’immaginare se stesso in un certo modo, l’individuo proietta sull’oggetto percepito concetti (sankha) quali ‘ciò è mio’, ‘Ciò sono Io, o ‘Questo è il mio Sé’. In questo modo, i cinque aggregati costituenti la persona diventano per lui i cinque aggregati soggetti all’afferrarsi (pancaupadanakhanda), dove con ‘afferrarsi’ si intende l’afferrarsi alla concezione illusoria di un Sé permanente.
Secondo Bhikkhu Bodhi, L’espressione «Egli immagina [se stesso] come l’elemento X», indica una relazione di identificazione diretta con il fenomeno percepito; «Immagina [se stesso] nell’elemento X», indica una relazione di inerenza o appartenenza, l’identificare se stessi come facenti parte di un certo fenomeno; «Immagina [se stesso in relazione] all’elemento X», indica una relazione di differenziazione e distinzione con il fenomeno, e la possibilità di potersene appropriare; «immagina l’elemento X come ‘mio’», indica l’esperienza dell’appropriazione, il portare l’oggetto sotto il proprio controllo; «Egli gode di X»: l’esperienza stessa della sete (taṇhā), la strategia fondamentale attraverso la quale l’Io di dare sostanza al suo esistere tramite la gratificazione dei sensi.”
2) Secondo la concezione buddhista, ogni oggetto, incluso il nostro corpo fisico, possiede quattro caratteristiche o modalità di comportamento:
1:Pathavī: L’elemento terra, la qualità dell’inerzia o resistenza (Pathiga); 2:āpo: l’elemento acqua, la qualità della fluidità, plasticità e coesione; 3:tejo: l’elemento fuoco, la qualità del calore o temperatura; 4:vāyo: l’elemento vento, la qualità della motilità o movimento.
La meditazione sui quattro elementi ha la funzione di farci toccare con mano la natura dinamica, mutevole e contingente dell’esistenza, permettendoci così di lasciare andare l’errata percezione di stabilità, affidabilità e dominio, causa a loro volta di molte delle nostre angosce e paure legate all’inevitabilità del decadimento fisico, della malattia e della morte. Dal Discorso sui benefici della pratica contemplativa:
«Con la mente raccolta, limpida e chiara, libera da ostacoli, Egli dirige l’attenzione verso la chiara visione e conoscenza; Egli così realizza: ‘Questo è il mio corpo materiale, composto dai quattro elementi, nato da padre e madre, sostenuto dal nutrimento, solido e liquido, per sua natura soggetto alla disgregazione, al decadimento, alla dissoluzione; e questa è la cognizione, legata al corpo, dipendente dal corpo materiale’.»
4) Pajāpati, Il Dio della creazione secondo i testi vedici dell’antico bramanesimo.
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