La strategia dell’Ego di convalidare la propria esistenza attraverso il desiderio
David Loy
La criticità fondamentale è in quel senso di mancanza, originata dal fatto che la nostra auto coscienza non è qualcosa di esistente di per sé ma bensì una costruzione della mente.
Lungi dall’essere autosufficiente, il senso del sé è più simile alla superficie del mare: dipende dalle profondità che non riesce ad afferrare per via del fatto che né è una loro manifestazione.
Il Buddhismo affronta questa stato di cosa decostruendo il senso del sé in gruppi di elementi fisici e mentali interconnessi fra loro.
la cognizione è solo un elemento, l’effetto di condizioni e la causa di altre; i problemi cominciano quando questa cognizione interdipendente cerca di radicare se stessa, ovvero, quando essa desidera diventare incondizionata ed autonoma, o, in altre parole, reale.
Se la cognizione è priva di radicamento, l’unico modo che essa ha per radicare se stessa è quella di oggettivare se stessa.
Mi sforzo di diventare reale diventando qualcosa; tuttavia, il progetto edipico non potrà mai essere realizzato, in quanto vi è una contraddizione insita nel suo stesso progetto: L’ego-Sé è il tentativo della coscienza di oggettivare (rendere reale) se stessa al fine di afferrare se stessa – il che non è molto differente dal tentativo di una mano di afferrare se stessa o di un occhio di vedere se stesso.
Il senso del sé così sorto è una finzione, una costruzione mentale illusoria, nella misura in cui in quell’afferrare -dettato dalla necessità della mente di radicare se stessa- ciò che viene afferrato viene confuso con colui che afferra.
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