Saṃyutta Nikāya 36
Sagāthāvagga
Sallasutta
(Le due frecce)
«Assutavā, bhikkhave, puthujjano sukhampi vedanaṃ vedayati, dukkhampi vedanaṃ vedayati, adukkhamasukhampi vedanaṃ vedayati. Sutavā, bhikkhave, ariyasāvako sukhampi vedanaṃ vedayati, dukkhampi vedanaṃ vedayati, adukkhamasukhampi vedanaṃ vedayati. Tatra, bhikkhave, ko viseso ko adhippayāso kiṃ nānākaraṇaṃ sutavato ariyasāvakassa assutavatā puthujjanenā»ti?
«Monaci, l’inesperto uomo comune, sperimenta sensazioni piacevoli, sensazioni dolorose, e neutre; anche l’esperto nobile discepolo, o monaci, sperimenta sensazioni piacevoli, dolorose e neutre; ora, o monaci, qual è la differenza, quale la distinzione, e in cosa differisce l’esperto nobile discepolo dall’uomo comune privo di istruzione[nel dhamma]?»
«Bhagavamamūlakā no bhante dhammā bhagavantettikā bhagavampaṭisaraṇā, sādhu vata bhante bhagavattaṃ yeva paṭibhātu etassa bhāsitassa attho bhagavato sutvā bhikkhu dhāressantīti».
«Signore, per noi gli insegnamenti hanno le radici nel Bhagavan, il Bhagavan è la guida, il rifugio; Signore, sarebbe bene se il Bhagavan ci spiegasse il significato di questa enunciazione; avendolo udito dal Bhagavan, i monaci lo serberanno a memoria».
«Tena hi bhikkhave suṇātha, sādhukaṃ manasikarotha, bhāsissāmīti. «evaṃ, bhanteti » kho te bhikkhū bhagavato paccassosuṃ, bhagavā etadavoca:
«Allora o monaci ascoltate e fate ben attenzione, io parlerò».
«Bene Signore!» risposero quei monaci al Bhagavan; ed il Bhagavan così parlò:
«assutavā, bhikkhave, puthujjano dukkhāya vedanāya phuṭṭho samāno socati kilamati paridevati urattāḷiṃ kandati sammohaṃ āpajjati. so dve vedanā vedayati, kāyikañca, cetasikañca».
«Monaci, l’inesperto uomo comune, colpito da una sensazione dolorosa, prova tristezza, piange e si lamenta; si batte il petto, e in lui sorge confusione. Egli sperimenta due tipi di sensazione: fisica e mentale».
«seyyathāpi, bhikkhave, purisaṃ sallena vijjheyya. tamenaṃ dutiyena sallena anuvedhaṃ vijjheyya. evañhi so, bhikkhave, puriso dvisallena vedanaṃ vedayati. evameva kho, bhikkhave, assutavā puthujjano dukkhāya vedanāya phuṭṭho samāno socati kilamati paridevati urattāḷiṃ kandati sammohaṃ āpajjati. so dve vedanā vedayati, kāyikañca, cetasikañca».
«Monaci, è come se una persona venisse colpita da una freccia. e subito dopo da una seconda freccia, sicché quella persona sperimenterebbe una duplice sensazione. Allo stesso modo, l’inesperto uomo comune, colpito da una sensazione dolorosa, prova tristezza, piange e si lamenta; si batte il petto, entrando in uno stato di confusione.Egli sperimenta due tipi di sensazione: fisica e mentale».
«Tassāyeva kho pana dukkhāya vedanāya phuṭṭho samāno paṭighavā hoti. Tamenaṃ dukkhāya vedanāya paṭighavantaṃ, yo dukkhāya vedanāya paṭighānusayo, so anuseti. So dukkhāya vedanāya phuṭṭho samāno kāmasukhaṃ abhinandati. Taṃ kissa hetu? Na hi so, bhikkhave, pajānāti assutavā puthujjano aññatra kāmasukhā dukkhāya vedanāya nissaraṇaṃ».
«Allorquando viene toccato da una sensazione dolorosa, in lui sorge resistenza verso tale esperienza; provando resistenza verso quella sensazione dolorosa, in lui si sviluppa la tendenza subconscia alla resistenza verso le sensazioni dolorose; toccato da una sensazione dolorosa, egli cerca sollievo nel godimento dei piaceri sensuali. E per quale ragione? Perché l’inesperto uomo comune non conosce altra via d’uscita dalle sensazioni dolorose che il piacere dei sensi».
«tassa kāmasukhañca abhinandato, yo sukhāya vedanāya rāgānusayo, so anuseti. So tāsaṃ vedanānaṃ samudayañca atthaṅgamañca assādañca ādīnavañca nissaraṇañca yathābhūtaṃ nappajānāti».
«E nel godere del piacere dei sensi, in lui si sviluppa la tendenza subconscia alla passione per le sensazioni piacevoli, essendo egli incapace di comprendere per come realmente sono il sorgere, lo svanire, i benefici, gli svantaggi e l’emancipazione da tali sensazioni».
«Tassa tāsaṃ vedanānaṃ samudayañca atthaṅgamañca assādañca ādīnavañca nissaraṇañca yathābhūtaṃ appajānato, yo adukkhamasukhāya vedanāya avijjānusayo, so anuseti».
«Ed in colui che è incapace di comprendere per come realmente sono il sorgere, lo svanire, i benefici, gli svantaggi e l’emancipazione da tali sensazioni, si sviluppa la tendenza subconscia all’ignoranza in riguardo alle sensazioni neutre».
«So sukhañce vedanaṃ vedayati, saññutto naṃ vedayati. Dukkhañce vedanaṃ vedayati, saññutto naṃ vedayati. Adukkhamasukhañce vedanaṃ vedayati, saññutto naṃ vedayati. Ayaṃ vuccati, bhikkhave, ‘assutavā puthujjano saññutto jātiyā jarāya maraṇena sokehi paridevehi dukkhehi domanassehi upāyāsehi, saññutto dukkhasmā’ti vadāmi».
«Sperimentando una sensazione piacevole, la sperimenta con attaccamento; sperimentando una sensazione dolorosa, la sperimenta con attaccamento; sperimentando una sensazione né dolorosa né piacevole, la sperimenta con attaccamento; questo o monaci, è detto ‘l’inesperto uomo comune, attaccato alla nascita, ad invecchiamento, morte, alla pena, al lamento, alla sofferenza, al dolore ed alla disperazione, attaccato al dukkha’, Io vi dico».
«Sutavā ca kho bhikkhave ariyasāvako dukkhāya vedanāya phuṭṭho samāno na socati na kilamati na paridevati na urattāḷiṃ kandati na sammohaṃ āpajjati: so ekaṃ vedanaṃ vediyati kāyikaṃ, na cetasikaṃ» .
«Invece, o monaci, l’esperto nobile discepolo, allorché colpito da una sensazione dolorosa, non prova tristezza, non piange e non si lamenta; non si percuote il petto e in lui non sorge alcuno stato di confusione; egli sperimenta una sola sensazione, quella fisica, non mentale» .
«seyyathāpi, bhikkhave, purisaṃ sallena vijjheyya. tamenaṃ dutiyena sallena anuvedhaṃ na vijjheyya. evañhi so, bhikkhave, puriso ekasallena vedanaṃ vedayati. evameva kho, bhikkhave, sutavā ariyasāvako dukkhāya vedanāya phuṭṭho samāno na socati, na kilamati, na paridevati, na urattāḷiṃ kandati, na sammohaṃ āpajjati. so ekaṃ vedanaṃ vedayati, kāyikaṃ, na cetasikaṃ».
«Monaci, è come se una persona venisse colpita da una freccia, ma non da una seconda freccia, sicché quella persona sperimenterebbe una sola sensazione. Allo stesso modo, l’esperto nobile discepolo, colpito da una sensazione dolorosa, non prova tristezza, non piange e non si lamenta; non si percuote il petto, e in lui non sorge alcuna confusione. Egli sperimenta una sola sensazione, quella fisica, non mentale».
«tassāyeva kho pana dukkhāya vedanāya phuṭṭho samāno paṭighavā na hoti. tamenaṃ dukkhāya vedanāya appaṭighavantaṃ, yo dukkhāya vedanāya paṭighānusayo, so nānuseti. so dukkhāya vedanāya phuṭṭho samāno kāmasukhaṃ nābhinandati. taṃ kissa hetu? pajānāti hi so, bhikkhave, sutavā ariyasāvako aññatra kāmasukhā dukkhāya vedanāya nissaraṇaṃ ».
«Allorquando toccato da una sensazione dolorosa, in lui non sorge resistenza verso tale esperienza; non provando resistenza verso quella sensazione dolorosa, in lui non si sviluppa la tendenza subconscia alla resistenza verso le sensazioni dolorose; toccato da una sensazione dolorosa, egli non cerca sollievo nel godimento nei piaceri sensuali. E per quale ragione? Perché l’esperto nobile discepolo conosce un’altra via d’uscita dalle sensazioni dolorose che il piacere dei sensi».
«tassa kāmasukhaṃ nābhinandato yo sukhāya vedanāya rāgānusayo, so nānuseti. so tāsaṃ vedanānaṃ samudayañca atthaṅgamañca assādañca ādīnavaṃ ca nissaraṇañca yathābhūtaṃ pajānāti».
«E non indulgendo nel piacere sensuale, in lui non si sviluppa la tendenza subconscia alla passione per le sensazioni piacevoli, essendo egli capace di comprendere per ciò che realmente sono il sorgere, lo svanire, i benefici, gli svantaggi e l’emancipazione da tali sensazioni».
«tassa tāsaṃ vedanānaṃ samudayañca atthaṅgamañca assādañca ādīnavañca nissaraṇañca yathābhūtaṃ pajānato, yo adukkhamasukhāya vedanāya avijjānusayo, so nānuseti ».
«Ed in colui che è capace di comprendere per come realmente sono il sorgere, lo svanire, i benefici, gli svantaggi e l’emancipazione da tali sensazioni, non si sviluppa la tendenza subconscia all’ignoranza in riguardo alle sensazioni neutre».
«so sukhañce vedanaṃ vedayati, visaññutto naṃ vedayati. dukkhañce vedanaṃ vedayati, visaññutto naṃ vedayati. adukkhamasukhañce vedanaṃ vedayati, visaññutto naṃ vedayati. ayaṃ vuccati, bhikkhave, ‘sutavā ariyasāvako visaññutto jātiyā jarāya maraṇena sokehi paridevehi dukkhehi domanassehi upāyāsehi, visaññutto dukkhasmā’ti vadāmi».
«Sperimentando una sensazione piacevole, egli la sperimenta con distacco; sperimentando una sensazione dolorosa, egli la sperimenta con distacco; sperimentando una sensazione né dolorosa né piacevole, egli la sperimenta con distacco; questo o monaci, è detto ‘l’esperto nobile discepolo, emancipatosi da nascita, invecchiamento, morte, da pena, lamento, sofferenza, dolore e disperazione, emancipatosi dal dukkha’, Io vi dico».
«ayaṃ kho, bhikkhave, viseso, ayaṃ adhippayāso, idaṃ nānākaraṇaṃ sutavato ariyasāvakassa assutavatā puthujjanenā ti.»
«Questa o monaci, è la differenza, questa la distinzione, in ciò differisce l’esperto nobile discepolo dall’inesperto uomo comune.»
Na vedanaṃ vedayati sapañño,
Sukhampi dukkhampi bahussutopi;
Ayañca dhīrassa puthujjanena,
Mahā viseso kusalassa hoti.
Il saggio che molto ha appreso,
non sperimenta sentimenti [mentali] piacevoli e dolorosi;
questa è la grande differenza nelle abilità fra il saggio e l’uomo comune.
Saṅkhātadhammassa bahussutassa,
Vipassato lokamimaṃ parañca;
Iṭṭhassa dhammā na mathenti cittaṃ,
Aniṭṭhato no paṭighātameti.
All’esperto che ha compreso la realtà,
che chiaramente vede questo mondo e oltre,
gli oggetti appetibili non ne disturbano la mente,
egli è senza avversione verso l’indesiderabile.
Tassānurodhā athavā virodhā,
Vidhūpitā atthagatā na santi;
Trascese attrazione e repulsione,
distrutte, per lui non esistono più.
Padañca ñatvā virajaṃ asokaṃ,
Sammā pajānāti bhavassa pāragū”ti
Avendo compreso il sentiero immacolato e privo di dolore,
con pieno discernimento, ha trasceso ogni forma di esistenza[condizionata].
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