L’influenza del Buddhismo Mahāyāna in Sri Lanka

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Titolo originale:

The Impact of Mahayana Buddhism in Sri Lanka

Janaka Perera

Nell’esaminare l’influenza del Buddhismo Mahāyāna in Sri Lanka sarebbe opportuno affrontare l’argomento da un punto di vista umano, prima di passare alla storia, all’archeologia e alla sfera accademica. Uno sguardo al ruolo del Mahāyāna nella società contemporanea dello Sri Lanka, credo, sarà utile nel capire l’impatto di questa scuola di buddhismo in Sri Lanka.

In Sri Lanka, una pratica molto diffusa tra le famiglie buddhiste Theravāda è quella di compiere offerte di cibo al Sangha il settimo giorno dopo la morte di una persona cara.

Il Venerabile Balangoda Dhammananda, guida del tempio di Piyarathanarama, a Nedimala-Dehiwala, riconduce questa pratica alla credenza nel gandhabba – uno stato mentale intermedio tra la morte e la rinascita. Quando una persona muore, i parenti desiderano trasferire al defunto i “meriti” accumulati tramite le offerte fatte al Sangha monastico. È stato accertato che la teoria circa il gandhabba si diffuse in Sri Lanka attraverso le scuole Mahāyāna emerse durante il periodo di Anuradhapura.

Nel Theravāda non esiste l’idea del gandhabba. Invece, la rinascita (o ri-divenire) si verifica in maniera immediata. A seconda del karma, la persona può rinascere come essere umano, animale o spirito (un essere senza forma). Quindi, un’offerta al Sangha monastico fatta dopo sette giorni non avrebbe alcun senso, se il defunto è destinato a rinascere in uno stato in cui i meriti non possono essere trasferiti.
Tuttavia, la pratica del dare l’elemosina nel settimo giorno dopo la morte di un caro, è ora nel “sangue dei nostri buddhisti”, afferma il venerabile Dhammananda.

L’aspetto più notevole dell’influenza Mahāyāna è quella della figura del Bodhisattva. Quando il principe Gotabhaya guidò una ribellione per prendere il potere, Il re Sirisangabo (251-253 d.C.), un grande devoto di tale ideale, decise di abdicare, piuttosto che dover ordinare l’uccisione di altri esseri.

Quando la pratica dell’adorazione dei Bodisattva si diffuse in Sri Lanka, molte statue di Bodhisattva vennero erette in diverse parti dell’isola. Il più noto di questi è il Bodhisattva di Kushtaraja a Weligama. Secondo lo storico G.C. Mendis, la divinità (Natha) adorata dai buddhisti dello Sri Lanka era il Bodhisattva Avalokiteshvara o Lokeshvara Natha (Storia di Ceylon 1961). Un certo numero di templi buddhisti custodiscono dei santuari costruiti per questa divinità.

L’influenza del Mahāyāna iniziò a diffondersi nello Sri Lanka intorno al settimo secolo, raggiungendo il suo apice durante il regno di re Mahasena (276-303 d.C.). Tra il VII e l’VIII secolo i centri di pratica Mahāyāna erano i monasteri di Abhayagiri e Jetavana ad Anuradhapura, l’antica capitale dello Sri Lanka.

Quando il monaco itinerante cinese Ven. Fa-hsien (412-414 d.C.) arrivò in Sri Lanka, Abhayagiri era in un periodo molto prospero. Si ritiene che le opere in sanscrito come Deerghagama, Sanyuktagama, Samyukta Sanchayapitaka e Vinaya Pitaka, basate sulla tradizione Mahinsasaka che egli riportò in in Cina, siano state ottenute da Abhayagiri.

Secondo i Venerabili Aththudawe Rahula, Ven. Bambarende Pannaloka e Bambarende Mahanama, le fonti Mahāyāna, in particolare il Saddharmapundarika sutra, erano conosciute nell’antico Sri Lanka con il nome di Vitulyavada (Civiltà buddhista 1980).

Lo studio del sanscrito ricevette un notevole impulso a seguito della diffusione del Mahāyāna nell’isola. Iscrizioni in pietra in sanscrito sono state ritrovate ad Anuradhapura. Un’iscrizione in pietra dell’ottavo secolo dimostra chiaramente che gli abitanti del monastero di Abhayagiri conoscevano bene il Sanscrito (Storia di Ceylon di G.C. Mendis).

Il dott. Goonatilake osserva che lo Sri Lanka era in antichità un centro di insegnamenti non ortodossi . Fa-hsien scrisse che 5.000 monaci vivevano ad Abhayagiri, mentre 3.000 al Mahavihara, il centro principale del buddhismo Theravāda.

La scuola Vetulla (Vaitulya) era la setta Mahāyāna più conosciuta al momento. Il re Silakala (518-531) era stato un samanera (novizio) a Bodh Gaya durante il periodo in cui il Mahāyāna guadagnava terreno in India, ed era un seguace del Mahāyāna. Egli era un devoto del Dhammadhatu,  ed un sostenitore del Jetavana Vihara.

Fonti cinesi hanno rivelato che il Mahāyāna era fortemente radicato nello Sri Lanka. Le iscrizioni che descrivono l’aspirazione per le invocazioni di Buddha ai Bodhisattva (per esempio l’iscrizione di Tiriyaya del VII secolo) confermano questa tesi. La dottrina del Trikaya era conosciuta nell’VIII secolo. Una copia del Prajnaparamita sutra fu ritrovata a Indikatuseya, Mihintale. Nel IX al X secolo, il complesso di Abhayagiri copriva un’area di 300 acri. (R.A.L.H Gunawardana).

Tra le rovine visibili nel complesso del monastero di Abhayagiri c’è lo Stupa Mahāyāna – situato a ovest dello stagno dell’Elefante. Un rotolo in piombo trovato lì con dei mantra Mahāyāna scritti su di esso ha fatto sì che la struttura venisse conosciuta come Stupa Mahāyāna (Abhayagiri Vihara ad Anuradhapura dal Professor T.G. Kulatunga ).

Nell’VIII secolo lo Sri Lanka era un centro del Tantrayana. Il più influente dei tre patriarchi che propagarono questa scuola in Cina fu Amoghavajra. Egli tradusse un gran numero di testi in cinese ed era in buone relazioni con la famiglia imperiale per cui eseguì anche l’abhiseka (incoronazione) dell’Imperatore.

Amoghavajra nacque a Simhala (Terra dei leoni), nome con il quale lo Sri Lanka era conosciuto in Cina. Nel 705 d.C. divenne allievo di Vajrabodhi a Yavadvipa (a Giava) e in seguito andò con lui in Cina. In seguito, ritornò a Sri Lanka con un messaggio dall’imperatore cinese, ricevendo l’accoglienza regale dall’allora re dello Sri Lanka, Ilamegha. (Aggabodhi VI A. D.733-772).

A quel tempo, Acharya Samantabhadra era un noto tantrista nello Sri Lanka. Amoghavajra, con i suoi due discepoli cinesi ricevette insegnamenti da lui per due anni in pratiche tantriche come i due mandala (Garbhadhatu e Vajradhatu), abhisekani, dharani, mudra ecc.

Amoghavajra raccolse i 100.000 sloka (versi) del Vajrasekarayoga sutra, i 500.000 sloka di mantra, sutra, e più di 500 sutra e commentari (Taisho Tripitaka). Dopo essere tornato in Cina, su richiesta dell’imperatore, tradusse le opere in sanscrito in cinese istruendo migliaia di allievi per i successivi 40 anni.

Anche l’insegnante malese di Amoghavajra, Vajrabodhi, che studiò all’Università di Nalanda, visitò lo Sri Lanka, soggiornando per sei mesi ad Abhayagiri, andando in pellegrinaggio allo Sripada, visitando Ruhuna e convertendo il re Silamegha al Mahāyāna.

Nell’altopiano di Ratubaka, nel centro di Giava, è stata trovata un’iscrizione dell’VIII secolo in cui si ricorda l’istituzione di un “Abhayagiri Vihara degli asceti cingalesi”. (“Nuove prove sulle relazioni culturali tra Java e Ceylon”, Artibus Asiae, 24, 1961, pp. 241-248).

Secondo il Nikayasangrahaya, un asceta Indiano membro del Vajraparvata nikaya, noto anche come Vajiriyavada, si recò in Sri Lanka nel IX secolo, risiedendo ad Abhayagiri.

La maggior parte dei testi del Tantra attribuiti a questa scuola furono tradotti in tibetano e cinese, ad es. Mayajalatantra, Samajatantra, Tattvasangrahatantra, Vajramrutatantra, Cakrasamvaratantra, Dvadasacakratantra, Mahamayatantra, Catuspitahatantra, Sarvabuddhatantra, Samuccayatantra ecc. È stato stabilito che il Vajiriyavada introdotto in Sri Lanka corrisponde al Vajrayana.

I pilastri di un tempio all’interno del Thuparama risalenti al X secolo, sono stati identificati come vajra simili ai dorje usati in Tibet, oggetti rituali solitamente attributi dei Bodhisattva Mahāyāna  (A.Moc Hocart, “Riassunto archeologico”).

Nel XII secolo, il Tantrismo divenne una forza viva,  quando il Re Parakramabahu I costruì un dharanighara per la recitazione degli incantesimi magici – dove i Tantristi recitavano i dharani. Il Nalanda Gedige (VIII secolo) era un tempio in cui venivano eseguiti i rituali tantrici. Tantrimalai (Tantra Hill) (PE E. Fernando).

L’ex commissario all’Archeologia Dr. Raja De Silva, nella sua valutazione accademica del sito patrimonio mondiale dell’Umanità di Sigiriya, afferma che il re Kassapa I (478-496), era un seguace dei monaci abhayagiri. Il dott. De Silva ritiene che le prove disponibili rivelino una forte possibilità che il sito fosse un monastero Mahāyāna. Secondo lui, i famosi affreschi di Sigiriya raffigurerebbero Tara – la consorte del Bodhisatva Avalokiteshvara.

Vi furono tuttavia periodici conflitti tra i monaci di Abhayagri e Jetavana da una parte e quelli del Maha Vihara dall’altra. Questi ultimi si consideravano i difensori del buddhismo pali ortodosso (Theravāda). A volte i libri venivano bruciati causando grandi perdite.

Molti rituali diffusi tra i buddhisti dello Sri Lanka affondano le loro radici nel Mahāyāna. Opere come il Nikayasangrahaya, Buthsarana, Daham Sarana e Sanga Sarana sono state attribuite all’impatto del Mahāyāna sulla società Srilankese. Il Mahāyāna ha anche reso popolare il canto dei sutra (pirith o paritta) e tutte le forme di rituali buddhisti, oltre a contribuire notevolmente allo sviluppo delle forme d’arte.

Quattordici anni fa un giovane ricercatore srilankese, H.M. Moratuwegama iniziò ad osservare le somiglianze fra i racconti Zen e le storie contenute in alcune scritture e commentari del Theravāda. In particolare, in un testo in lingua Singalese intitolato Buddhankura (Seeding of Buddhahood).

Alcuni dei giardini dei templi Zen come il Tempio Ryoangi in Giappone hanno una sorprendente somiglianza con i pavimenti sabbiosi ben spazzati dei giardini dei templi dello Sri Lanka.

In conclusione, vogliamo ricordare le parole del defunto Professor Walpola Rahula in un seminario organizzato dall’Istituto di Studi Pali e Buddhisti nel 1994. Lì disse ai partecipanti che “le differenze tra Mahāyāna e Theravāda sono state eccessivamente enfatizzate dagli studiosi occidentali.”

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