I sei rivali del Buddha (1):Pūraṇa Kassapa

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I sei saggi contemporanei del Buddha ( Dazu, Cina)

I sei maestri contemporanei (e rivali )del Buddha

All’epoca del Buddha, in India vi erano sessantadue diverse visioni filosofiche e sei dotti maestri che la tradizione scritturale buddhista definiva ‘eretici’ (aññatitthiyā), le cui dottrine si contendevano i favori di regnanti, ricchi patroni e devoti comuni. I sei dotti eretici avversari filosofici del Buddha furono: Pūraṇa Kassapa (akiriyāvāda- inefficacia delle azioni), Makkhali Gosāla (Ahetukaditthi- fatalismo), Ajita Kesakambala (natthikadiṭṭhi-nichilismo), Pakudha Kaccāyana (Sassatavada- eternalismo)Sañjaya Belaṭṭhaputta (amaravikkhepavada- scetticismo), Nigaṇṭha Nāṭaputta (aparigraha-moralismo/puritanesimo).

Le loro dottrine sono enunciate e commentate nei discorsi del canone Buddhista in lingua pāli, in particolare nel Sāmaññaphalasutta o Discorso sui benefici dell’ascesi del Dīgha Nikāya e altrove, nei commentari.

In questo e nei successivi post, tratteremo le proposizioni di ciascun maestro in accordo ai testi del canone in lingua Pali,  con il commento del maestro thailandese Buddhadasa Bhikkhu ( 1906-1993).

1 Pūraṇa Kassapa, (Vecchia Tartaruga)

(VI sec. a.C)

Dottrina: Amoralismo, (akiriyāvāda)

Le proposizioni filosofiche di Pūraṇa Kassapa: 

«Non esistono né azioni meritevoli né peccati, né bontà né malvagità. uccidere, rubare e adulterio sono attività lecite, non vi è alcun peccato compiendo tali azioni. Anche se si dovessero uccidere tutti gli animali, macellarne le carni, ammucchiandole poi trasformando l’intera Jambudipa (India) in un carnaio ricoperto di tali carni, ciò rappresenterebbe una mera azione. Non vi sarà alcun peccato commesso da chicchessia.

Anche se si compissero offerte agli dei o a tutti i monaci asceti e sacerdoti di questo Mondo, queste pratiche sarebbero solo delle mere azioni, non un’azione eticamente meritevole. E a prescindere che queste azioni vengano compiute sulla sponda sinistra o su quella destra del sacro fiume Gange, non vi sarà alcun accumulo di azioni meritevoli, al contrario di quanto crede la gente ».

Commento:

Questa visione filosofica asserisce che non vi sia nulla a parte il mero atto e la mera presenza dell’oggetto. Per esempio, sgozzare un animale sarebbe un mero atto consistente nel penetrare il corpo dell’animale con un coltello, a causa del quale l’animale rimarrebbe ferito o ucciso. Oppure, quale conseguenza maggiormente rilevante, la carne dell’animale diverrebbe cibo,  senza che tuttavia ciò rappresenti un peccato o un’atto meritevole.

Questa dottrina è basata sull’idea dell’inefficacia delle azioni (akiriyā). Essa nega sia le azioni meritevoli che quelle peccaminose. Questa proposizione si accorda con alcune teorie tutt’oggi diffuse; ad esempio, alcuni scienziati hanno una visione unicamente materialistica delle cose; essi considerano le religioni come obsolete, senza sapere che quest’idee erano già diffuse ai tempi del Buddha, e che i loro proponenti erano suoi avversari.

Questa dottrina nega l’esistenza dell’anima come il Buddhismo. Inoltre, asserisce che tutti i fenomeni siano meramente oggetti materiale, delle entità naturali. Non vi è alcun sé né alcun entità che compie il bene o il male.

In paragone al Buddhismo, questa visione filosofica è decisamente estrema,  in quanto essa nega in maniera assoluta l’esistenza delle azioni meritevoli e dannose (principio etico di causa ed effetto) per quelle persone ancora attaccate alla concezione dell’ esistenza di un Sé sostanziale e permanente. Anche per quanto riguarda la negazione del sé, essa si limita a negare la componente esteriore[1]. Comunque sia, questa dottrina era accettata da un gran numero di persone,  facendo di Pūraṇa Kassapa un maestro famoso e rinomato[2]. 

-Buddhadasa Bhikkhu.

The Buddha’s doctrine of anattā.

note:

  1. In altre parole, quella di Pūrana era una mera negazione oggettiva (dell’oggetto) del Sé incapace di trascendere l’identificazione soggettiva dell’individuo con una o più parti del suo essere.
  2. Secondo le fonti buddhiste ( commentari) Kassapa sarebbe morto suicida per annegamento.

 

 

 

 

 

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