Susimaparibbājakasutta: Susima l’asceta errante

ux04

Saṁyutta Nikāya 12.70

7. Mahāvagga

Susimaparibbājakasutta

Così ho udito – Un tempo il Sublime dimorava a Rājagaha, nel Bosco di bambù, là dove si nutrono gli scoiattoli. In quel tempo il Sublime era onorato, stimato, adorato, venerato e riverito, e riceveva quanto necessario in vesti, cibo elemosinato, alloggi e medicine in caso di malattia.

Ed anche l’ordine dei monaci era onorato, stimato, adorato, venerato e riverito, e riceveva quanto necessario in vesti, cibo elemosinato, alloggi e medicine in caso di malattia.

Invece, gli asceti seguaci di altre dottrine non erano altrettanto onorati, stimati, adorati, venerati e riveriti; ed essi non ricevevano né abiti né cibo elemosinato, né alloggi né medicine in caso di malattia.

In quella circostanza, l’asceta errante Susima viveva a Rājagaha assieme ad una grande comitiva di asceti erranti. Quindi, la comitiva degli asceti erranti disse all’asceta Susima: « Vai amico, Susima, a praticare la pura disciplina sotto la guida dell’asceta Gotama; una volta che avrai appreso il [suo] Dhamma lo insegnerai anche a noi. Quando il Dhamma sarà stato da noi appreso, lo insegneremo ai laici. In questo modo anche noi saremo onorati, stimati, adorati, venerati e riveriti, ed otterremo vesti, cibo elemosinato, alloggi e medicine in caso di malattia »  .

«Bene amici!» , rispose l’asceta Susima alla sua comitiva, e acconsentendo [a tale richiesta] si recò dal venerabile Ānanda; avendolo raggiunto, scambiò con lui vicendevoli saluti; dopo aver scambiato con lui parole amichevoli e vicendevoli saluti si sedette al suo fianco. Sedendogli a fianco, l’asceta Susima disse al Venerabile Ānanda : «Amico Ānanda, io desidero praticare la pura disciplina in questo Insegnamento disciplina» .

Quindi, il venerabile Ānanda accompagnò l’asceta Susima dal Sublime. Avendolo raggiunto, rese omaggio al Sublime, sedendosi poi al suo fianco.  Sedendogli a fianco, il venerabile Ānanda disse al Sublime: «Signore, questo asceta errante di nome Susima così mi ha detto: ‘Amico Ānanda, desidererei praticare la pura disciplina in questo insegnamento-disciplina’ ». «Bene Ānanda allora si conceda a Susima il noviziato» . E l’asceta errante Susima ricevette il noviziato e l’ordinazione completa alla presenza del Sublime.

In quella stessa occasione, diversi monaci dichiararono in presenza del Sublime [di aver raggiunto] la conoscenza suprema:  «Ciò abbiamo realizzato: esausta è la nascita, compiuta la pura disciplina, fatto ciò che doveva essere fatto, non vi sarà più alcun’altra esistenza».

Ed il venerabile Susima udì: «diversi monaci hanno dichiarato in presenza del Sublime [di aver raggiunto] la conoscenza suprema:  ‘Ciò abbiamo realizzato: esausta è la nascita, compiuta la pura disciplina, fatto ciò che doveva essere fatto, non vi sarà più alcun’altra esistenza’».

Quindi, il Venerabile Susima si recò da quei monaci, ed avendoli raggiunti scambiò con loro cordiali saluti. Dopo aver scambiato con loro parole amichevoli e saluti reciproci si sedette accanto a loro. Sedendogli a fianco il venerabile Susima disse a quei monaci: «È vero ciò che avete dichiarato alla presenza del Sublime: ‘Ciò abbiamo realizzato: esausta è la nascita, compiuta la pura disciplina, fatto ciò che doveva essere fatto, non vi sarà più alcun’altra esistenza’ ?»

«Certo, amico».

«Venerabili, avendo voi compreso, realizzato ciò, avete forse ottenuto la padronanza sui vari tipi di poteri spirituali quali: essendo uno diventare molti, essendo molti diventare uno; apparire e scomparire; passare indenni attraverso un muro, un bastione o una montagna come se si stesse attraversando lo spazio; immergersi nella terra e riemergere da essa come nell’acqua; camminare sull’acqua senza sprofondare come se si fosse sulla terra; seduti a gambe incrociate, viaggiare nello spazio libero come uccelli alati; toccare e carezzare con la propria mano il sole e la luna, così possenti e imponenti; esercitare il dominio, tramite il proprio corpo, fino al reame di Brahma?».

«No di certo amico».

«Venerabili signori, forse voi, avendo compreso e realizzato ciò, tramite la facoltà dell’udito divino, totalmente purificato e superante la normale facoltà umana potete udire entrambi i suoni, divini e umani , lontani e vicini?».

«No di certo, amico».

«Venerabili signori, forse che voi, avendo compreso e realizzato ciò, potete comprendere la mente degli altri esseri e individui, avendola pienamente afferrata tramite la vostra stessa mente? [ovvero]:

Comprendete voi la mente passionale come passionale e la mente libera da passione come libera da passione; la mente rabbiosa come rabbiosa e la mente priva di rabbia come senza rabbia; la mente ignorante come ignorante e la mente libera da ignoranza come priva di ignoranza;

Comprendete voi la mente raccolta come raccolta e la mente confusa come confusa; la mente espansa come espansa, e la mente ristretta come ristretta; la mente eguagliabile come eguagliabile e la mente ineguagliabile come ineguagliabile; la mente bilanciata come bilanciata e la mente non bilanciata; la mente liberata come liberata e la mente non liberata come non liberata? ».

«No di certo, amico».

«Forse allora voi, avendo compreso e realizzato ciò ricordate le molteplici esistenze precedenti, quali: una nascita, due nascite, tre nascite, quattro nascite. cinque nascite, dieci nascite, venti nascite, trenta nascite, quaranta nascite, cinquanta nascite, cento nascite, mille nascite, centomila nascite, molti eoni di espansione, molti eoni di contrazione, molti eoni di espansione e contrazione così:

‘In tale luogo ebbi tale nome, tale cognome, tale aspetto, tale cibo, sperimentai tali e tali sensazioni piacevoli e dolorose, tale la durata della vita; essendo da lì trapassato, risorsi altrove, e là ebbi tale nome, tale cognome, tale cibi, sperimentai tali e tali sensazioni piacevoli e dolorose, tale fu a durata della mia vita; essendo da lì trapassato, qui risorsi’.

– Ricordate voi tali molteplici esistenze complete dei loro dettagli e attributi? »

«No di certo, amico ».

«Allora, forse voi venerabili Signori, avendo compreso e realizzato ciò,  riuscite a vedere, – tramite l’occhio divino, purificato e sorpassante la facoltà dell’occhio umano – gli esseri trapassare e risorgere, inferiori e superiori, d’aspetto gradevole e sgradevole, fortunati e sfortunati, e a comprendere come essi sperimentino tali stati in base al kamma:

‘Invero, questi esseri, per via del loro comportamento improprio di corpo, parola e mente, essendo privi di rispetto verso i nobili, dalle visioni erronee, che hanno agito in accordo alle loro visioni erronee, costoro, con la dissoluzione del corpo, dopo la morte, risorgeranno in una condizione sfortunata, in uno stato miserabile, un luogo di sofferenza, all’inferno; invece, questi esseri, i quali si comportano rettamente con il corpo, la parola e la mente, rispettosi verso i nobili, dalla retta visione, agendo in accordo alla retta visione, costoro, con la dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasceranno in condizione favorevole, nel Reame  celeste’.

Quindi, potete vedere – tramite l’occhio divino, purificato e sorpassante l’umano – gli esseri trapassare e rinascere, in forme inferiori e superiori, gradevoli e sgradevoli, fortunati e sfortunati, e a comprendere come questi esseri sperimentino ciò in base al karma?».

«No di certo, amico» .

«Allora forse voi, venerabili signori, avendo compreso e visto ciò, dimorate in quelle serene liberazioni trascendenti la materia, immateriali, avendole raggiunte con il vostro stesso corpo?».

« No di certo amico ».

«Venerabili Signori, stando così le cose, come è possibile [da parte vostra] una simile dichiarazione, quando questi stati non sono stati da voi realizzati?».

« Amico Susima, è grazie alla saggezza che abbiamo ottenuto la liberazione».

«Non comprendo in dettaglio il significato di questa concisa affermazione dei venerabili; sarebbe bene se i venerabili mi spiegassero tale affermazione, cosicché io possa comprendere in dettaglio il senso di ciò che è stato detto dai venerabili in maniera sintetica ».

« Amico Susima, che tu abbia compreso o meno, noi siamo comunque liberati tramite la saggezza ».

Quindi, il venerabile Susima, alzatosi da terra, si recò dal Sublime; avendolo raggiunto, gli rese omaggio e si sedette al suo fianco. Sedendogli a fianco, il venerabile Susima riferì al Sublime l’intera conversazione avuta con quei monaci.

“Pubbe kho, susima, dhammaṭ­ṭhiti­ñāṇaṃ, pacchā nibbāne ñāṇan”ti.

«Susima, prima sorge la conoscenza della natura delle cose, dopodiché la conoscenza dell’emancipazione ».

« Signore, io non comprendo in dettaglio il significato di questa concisa affermazione del Sublime; Signore, sarebbe bene se il Sublime mi spiegasse tale affermazione, cosicché io possa comprendere in dettaglio il senso di ciò che è stato detto dal Sublime in maniera sintetica ».

“Ājāneyyāsi vā tvaṃ, susima, na vā tvaṃ ājāneyyāsi, atha kho dhammaṭ­ṭhiti­ñāṇaṃ pubbe, pacchā nibbāne ñāṇaṃ.

«Susima, che tu comprenda o meno, prima viene la conoscenza della natura delle cose, dopo la conoscenza dell’emancipazione».

Le tra caratteristiche dell’esistenza

«Cosa pensi Susima, la materia è stabile o precaria?» «Precaria Signore». «Ma ciò che è precario, è insoddisfacente o soddisfacente?» «Insoddisfacente Signore» . «E ciò che precario, insoddisfacente, soggetto per natura al mutamento, è forse saggio considerarlo come ‘questo è mio, Io sono ciò, esso è il mio Sé’?»  «No di certo Signore » .

«La sensazione è stabile o precaria?» « Precaria Signore». «Ma ciò che è precario, è insoddisfacente o soddisfacente?» «Insoddisfacente Signore» . «E ciò che precario, insoddisfacente, soggetto per natura al mutamento, è forse saggio considerarlo come ‘questo è mio, Io sono ciò, esso è il mio Sé’?».  «No di certo Signore » .

«La percezione…le intenzioni sono stabili o precarie?» « Precarie Signore». «Ma ciò che è precario, è insoddisfacente o soddisfacente?» «Insoddisfacente Signore» . «E ciò che precario, insoddisfacente, soggetto per natura al mutamento, è forse saggio considerarlo come ‘questo è mio,  Io sono ciò, esso è il mio Sé’?»  «No di certo Signore » .

«La cognizione è stabile o precaria?» «Precaria Signore». «Ma ciò che è precario, è forse insoddisfacente o soddisfacente?» «Insoddisfacente Signore» . «E ciò che precario, insoddisfacente, soggetto per sua natura al mutamento, è forse saggio considerarlo come ‘questo è mio, esso sono Io, esso è il mio Sé’?»  «No di certo Signore » .

«Perciò, Susima, qualunque oggetto materiale, passato, futuro o presente, interno o esterno, grossolano o sottile, miserabile o eccelso, lontano o vicino, dovrebbe essere considerato con saggezza per quello che realmente è:  ‘ciò non è mio, Io non sono ciò, esso non è il mio sé’ ».

«Qualunque sensazione, passata, futura o presente, interna o esterna, grossolana o sottile, miserabile o eccelsa, lontana o vicina, dovrebbe essere considerata con saggezza per quello che realmente è:  ‘ciò non è mio, Io non so ciò, essa non è il mio sé’ ».

«Qualunque percezione … qualunque intenzione, passata, futura o presente, interna o esterna, grossolana o sottile, miserabile o eccelsa, lontana o vicina, dovrebbe essere considerata con saggezza per quello che realmente è:  ‘ciò non è mio, ciò non sono io, essa non è il mio sé’ ».

«Qualunque cognizione, passata, futura o presente, interna o esterna, grossolana o sottile, miserabile o eccelsa, lontana o vicina, dovrebbe essere considerata con saggezza per quello che realmente è:  ‘ciò non è mio, ciò non sono io, essa non è il mio sé’ ».

Realizzando ciò, o Susima, l’esperto nobile discepolo, prova disincanto in relazione alla materia, alle sensazioni, alle percezioni, alle intenzioni, disincanto nei confronti della cognizione.

Disincantato si emancipa dalle passioni, privo di passioni diviene libero, essendo libero, in lui sorge la conoscenza della liberazione: ‘esaurito è il nascere, portata a perfezione la pura condotta, compiuto ciò che doveva essere fatto, non vi sarà più alcun ulteriore essere.

La comprensione della generazione dell’origine dipendente della sofferenza:

« Susima, riesci a capire che invecchiamento e morte dipendono dal nascere?» « Sì, Signore». « Riesci a capire che il nascere dipende dall’esistere?» « Sì, Signore». « Riesci  a capire che l’esistere dipende dall’afferrarsi?» « Sì, Signore». « Riesci a capire che l’afferrarsi dipende dalla sete?» « Sì, Signore». « Riesci a capire che la sete dipende dal sentire… che il sentire dipende dal contatto…che il contatto dipende dalle sei facoltà di senso…che le facoltà sensoriali dipendono dallo psicosoma… che lo psicosoma dipende dalla cognizione..che la cognizione dipende dalle intenzioni… e che le intenzioni sono condizionate dall’ignoranza?» « Susima riesci a capire?» « Sì, Signore».

La comprensione della dissoluzione dell’origine dipendente della sofferenza

« Susima, riesci a capire che invecchiamento e morte cessano col cessare del nascere?» «Sì, Signore». «Riesci a capire che il nascere cessa col cessare dell’esistere?» « Sì, Signore». «Riesci  a capire che l’esistere cessa col cessare dell’afferrarsi?» «Sì, Signore». «Riesci a capire che l’afferrarsi cessa col cessare della sete?» «Sì, Signore». «Riesci a capire che la sete cessa col cessare del sentire… che il sentire cessa col cessare del contatto…che il contatto cessa col cessare delle sei facoltà di senso…che le facoltà sensoriali cessano col cessare dello psicosoma… che lo psicosoma cessa col cessare della cognizione..che la cognizione cessa col cessare delle intenzioni… e che le intenzioni cessano col cessare dell’ignoranza?» «Susima, riesci a capire?» «Sì, Signore».

«Susima, avendo tu compreso, realizzato ciò, hai forse ottenuto la padronanza sui vari tipi di poteri spirituali quali: essendo uno diventare molti, essendo molti diventare uno; apparire e scomparire; passare indenni attraverso un muro, un bastione o una montagna come se si stesse attraversando lo spazio; immergersi nella terra e riemergere da essa come nell’acqua; camminare sull’acqua senza sprofondare come se si fosse sulla terra; seduti a gambe incrociate, viaggiare nello spazio libero come uccelli alati; toccare e carezzare con la propria mano il sole e la luna, così possenti e imponenti; esercitare il dominio, tramite il proprio corpo, fino al reame di Brahma?[7] »

« No di certo Signore ».

«Susima, forse che tu avendo compreso e realizzato ciò, tramite la facoltà dell’udito divino, totalmente purificato e superante la normale facoltà umana riesci ad udire entrambi i suoni, divini e umani , lontani e vicini? »

« No di certo Signore ».

«Susima, allora tu, avendo compreso e realizzato ciò, sei in grado di comprendere la mente degli altri esseri, degli altri individui, avendola pienamente afferrata tramite la tua stessa mente?[ovvero]

[Ovvero]: Comprendi tu la mente passionale come passionale, e la mente libera da passione come libera da passione; la mente rabbiosa come rabbiosa e la mente priva di rabbia come senza rabbia; la mente ignorante come ignorante e la mente libera da ignoranza come priva di ignoranza; la mente raccolta come raccolta e la mente confusa come confusa; la mente espansa come espansa, e la mente ristretta come ristretta; la mente eguagliabile come eguagliabile e la mente ineguagliabile come ineguagliabile; la mente bilanciata come bilanciata e la mente non bilanciata; la mente liberata come liberata e la mente non liberata come non liberata? ».

«No di certo Signore».

«Forse allora tu, avendo compreso e realizzato ciò, ricordi le molteplici esistenze precedenti, quali: una nascita, due nascite, tre nascite, quattro nascite. cinque nascite, dieci nascite, venti nascite, trenta nascite, quaranta nascite, cinquanta nascite, cento nascite, mille nascite, centomila nascite, molti eoni di espansione, molti eoni di contrazione, molti eoni di espansione e contrazione così:

‘In tale luogo ebbi tale nome, tale cognome, tale aspetto, tale cibo, sperimentai tali e tali sensazioni piacevoli e dolorose, tale la durata della vita; essendo da lì trapassato, risorsi altrove, e là ebbi tale nome, tale cognome, tale cibi, sperimentai tali e tali sensazioni piacevoli e dolorose, tale fu a durata della mia vita; essendo da là trapassato, risorsi qui’. – Ricordi tu tali molteplici esistenze complete dei loro dettagli e attributi? »

«No di certo Signore ».

«Allora, forse tu o Susima, avendo compreso e realizzato ciò,  riesci a vedere, – tramite l’occhio divino, purificato e sorpassante la facoltà dell’occhio umano – gli esseri trapassare e risorgere, inferiori e superiori, d’aspetto gradevole e sgradevole, fortunati e sfortunati, e a comprendere come questi sperimentino ciò in base al Karma? ».

«No di certo Signore ».

« Allora forse tu, avendo compreso, visto ciò, dimori in quelle serene liberazioni trascendenti la materia, immateriali, avendole raggiunte con il tuo stesso corpo? »

« No di certo Signore ».

«Stando così le cose, o Susīma, come è possibile [da parte tua] una simile dichiarazione, quando questi elementi non sono stati da te realizzati?».

Quindi, il venerabile Susima, dopo essersi prostrato con il capo ai piedi del sublime, disse: «Signore, ho trasgredito, ho commesso uno sbaglio, come uno stolto, uno sciocco, un inetto, entrando a far parte di questo dhammavinaya – così ben esposto – come un ladro di dhamma » .

«Invero, o Susima, tu hai commesso un errore, uno sbaglio, come uno stolto, uno sciocco, un inetto, entrando a far parte di questo dhammavinaya così ben esposto alla stregua di un ladro di dhamma» .

«Supponiamo, Susima, che un ladro, un bandito, essendo stato catturato, venga mostrato al Re: ‘Questo, vostra maestà, è un ladro, un bandito. Decidete quale punizione volete per lui’».  ‘

Ed Il re dicesse: ‘Signori, prendete quell’uomo, legategli per bene le mani dietro la schiena con una robusta corda, radetegli il capo e portatelo in giro, al suono di roboante di tamburo, strada per strada, piazza per piazza; uscite poi dalla porta sud, andate a sud della città e tagliategli la testa’.

«E gli uomini del Re, gli legassero le mani dietro la schiena con una corda robusta, e dopo avergli rasato la testa lo portassero in processione strada per strada, piazza per piazza, al suono roboante di tamburo, uscendo poi dalla porta sud, e a sud della città gli tagliassero la testa.  Cosa pensi, Susima, forse che quell’uomo, a causa di ciò non proverebbe dolore, sofferenza?». «Certamente Signore ».

« Susima, qualunque persona a causa di ciò sperimenterebbe dolore e sofferenza. Ma chiunque entrasse a far parte di questo Dhamma & disciplina, così ben esposto, alla stregua di un ladro di Dhamma, per via di ciò, sperimenterà un risultato ancora più doloroso, ancora più amaro, che lo condurrà verso la rovina ».

«Tuttavia, siccome tu hai compreso il tuo errore come tale, facendone ammenda in accordo al Dhamma, noi accettiamo le tue scuse, in quanto, nella disciplina dei nobili, riconoscere il proprio errore come errore, facendone ammenda in accordo al Dhamma, ed evitando di rifarlo ancora in futuro, è considerato come un segno di progresso».

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