Sulla precarietà dell’esistenza: Ajahn Sumedho

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La ragione per la quale i conservatori si sentono molto minacciati dagli stranieri, dalle idee radicali o da qualsiasi novità che metta in discussione lo status quo, è che uno dipende da quel mondo per sentirsi sicuro. Quando ti senti minacciato, vai in panico.

Nel leggere le notizie sul tragico terremoto del Gujarat in India, del gennaio 2001, sono rimasto colpito da quanto sia in realtà debole la nostra sicurezza. Il terremoto è appena successo dal nulla. In una città del Gujarat, alcune studentesse si esercitavano a marciare nel prato della scuola per una parata e i mercanti stavano sistemando le loro merci nei loro negozi.  Un giorno normale, ordinario. Poi all’improvviso, nel giro di cinque minuti le ragazze erano tutte morte, uccise dalla caduta delle strutture di cemento. Un’intera città di venticinquemila persone fu completamente demolita in cinque minuti.

Pensa cosa un evento simile potrebbe provocare nella tua mente! È spaventoso pensare in quale reame oscuro viviamo. Sembra un ambiente solido e sicuro, poi, improvvisamente, dal nulla c’è un terremoto, e l’intera struttura crolla sopra di loro.

Anche senza terremoti, possiamo riconoscere con quale facilità potremmo avere un infarto, un’emorragia cerebrale, o essere investiti da un’auto o colpiti da un aereo che si schianta contro il nostro monastero.

Il reame condizionato che percepiamo, creiamo e a cui teniamo è una condizione molto instabile, incerta, inaffidabile e di per sé mutevole. È semplicemente così. Il Buddha indicò l’instabilità dei fenomeni condizionati, la loro impermanenza. Questa non è solo una filosofia che egli si aspettava noi seguissimo.

Ci viene chiesto di esplorare la natura del reame condizionato in tutte le dimensioni in cui lo sperimentiamo: fisico, emotivo e mentale. Prendiamo ciò che è consapevole del reame condizionato, la sati-sampajañña o ‘consapevolezza risvegliata’, come nostro rifugio, piuttosto che cercare di trovare o creare una condizione che ci dia un falso senso di sicurezza.

Non stiamo cercando di ingannare noi stessi, per creare un senso di sicurezza attraverso il pensiero positivo. Il nostro rifugio consiste nel risvegliarsi alla realtà, perché l’incondizionato è la realtà. La consapevolezza, il risveglio, è la porta per l’incondizionato.

Fonte: The Problem With Personality
di AJAHN SUMEDHO

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