Saṃyutta nikāya 44
1. Abyākatavagga
Quindi, l’asceta errante Vacchagotta si recò dal Beato, ed una volta arrivato, scambiò con lui amichevoli saluti, e avendo reciprocato cordiali saluti e cortesie si sedette di lato. E sedendo al suo fianco, l’asceta errante Vacchagotta disse al Sublime:
“Venerabile Gotama, esiste il Sé?”.
A questa domanda, il Sublime rimase in silenzio.
“Allora, venerabile Gotama, non esiste alcun Sé?”.
E per la seconda volta il Sublime rimase in silenzio.
Quindi, l’asceta Vacchagotta si alzò dal suo seggio e se ne andò. Non molto dopo che l’asceta Vacchagotta se n’era andato, il venerabile Ānanda disse al Sublime:
“Signore, perché il Beato non ha risposto alle domande dell’asceta errante Vacchagotta?”
Ānanda, se alla domanda dell’asceta Vacchagotta ‘Esiste un Sé?’, io avessi risposto: ‘Il Sé esiste’, sarei stato associato a quegli asceti e sacerdoti assertori di teorie eternalistiche.
“Ānanda, se alla domanda dell’asceta Vacchagotta ‘Allora non esiste alcun Sé?’, io avessi risposto: ‘Il Sé non esiste’, sarei stato associato a quegli asceti e sacerdoti assertori di teorie nichiliste”.
Ānanda, se alla domanda dell’asceta Vacchagotta ‘esiste un Sé?’, io avessi risposto: ‘Il Sé esiste’, forse che ciò sarebbe stato coerente con il manifestarsi della conoscenza che ‘tutti i fenomeni sono non-sé’?.
“No di certo, Signore”.
“Ānanda, se alla domanda dell’asceta Vacchagotta ‘Allora non esiste alcun sé?’ io avessi risposto: ‘Il Sé non esiste’, ciò avrebbe fatto aumentare la confusione nel già confuso asceta Vacchagotta. [che avrebbe pensato]:’Prima avevo un sé ed ora non ce l’ho più!'”.
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