evaṃ me sutaṃ— ekaṃ samayaṃ bhagavā kusinārāyaṃ viharati upavattane mallānaṃ sālavane. Tena kho pana samayena sambahulā bhikkhū bhagavato avidūre araññakuṭikāyaṃ viharanti uddhatā unnaḷā capalā mukharā vikiṇṇavācā muṭṭhassatino asampajānā asamāhitā vibbhantacittā pākatindriyā.
Così ho udito:
In un certa occasione il Sublime dimorava vicino a kusinārā, nel bosco di sāla[1] dei Mālla di Upavattana. In quell’occasione, un gran numero di monaci viveva non lontano dal Sublime, in capanne situate nella foresta. Ed essi erano irrequieti, agitati, instabili, dediti alla chiacchiera, farneticanti, privi di consapevolezza, disattenti, scomposti, in preda alla confusione mentale e privi di autocontrollo in riguardo alle porte dei sensi.
Addasā kho bhagavā te sambahule bhikkhū avidūre araññakuṭikāyaṃ viharante uddhate unnaḷe capale mukhare vikiṇṇavāce muṭṭhassatino asampajāne asamāhite vibbhantacitte pākatindriye.
Ed il Sublime vide quei monaci che dimoravano non lontano da lui in capanne nella foresta, irrequieti, agitati, instabili, dediti alla chiacchiera, farneticanti, privi di consapevolezza, disattenti, scomposti, in preda alla confusione mentale e privi di autocontrollo in riguardo alle porte dei sensi.
Atha kho bhagavā etamatthaṃ viditvā tāyaṃ velāyaṃ imaṃ udānaṃ udānesi:
Ed il Sublime, avendo compreso la ragione di ciò, proprio in quell’occasione, profferì questi versi ispirati:
“Arakkhitena kāyena ,
micchādiṭṭhihatena ca;
Thinamiddhābhibhūtena ,
vasaṃ mārassa gacchati.
Incurante del corpo,
in preda alla visione errata,
e dominato da torpore e pigrizia,
egli finisce sotto il dominio di māra[2].
Tasmā rakkhitacittassa,
sammāsaṅkappagocaro;
Sammādiṭṭhipurekkhāro,
ñatvāna udayabbayaṃ;
Thinamiddhābhibhū bhikkhu,
sabbā duggatiyo jahe”ti.
Perciò, si protegga la mente,
dimorando nell’ambito della giusta intenzione.
Dedicandosi alla [coltivazione della] giusta visione,
arrivando a comprendere il sorgere e lo svanire [dei fenomeni].
Il monaco che trasceso torpore e pigrizia,
abbandona ogni reame d’esistenza miserabile.
Note:
1: Sāla: La Shorea robusta, nota anche come sal (śāl), sakhua o shala, è una specie di albero appartenente alla famiglia delle Dipterocarpaceae. ( wikipedia)
2: Māra: lett. ‘morte, il demone personificazione allegorica dei veleni interiori (kilesha) causa di sofferenza e delle forze generanti il saṃsāra. Il nome deriva dal vedico ‘mṛ’ , uccidere, distruggere, portare la morte, pestilenza, come nel latino ‘mors’ (morte), ‘morbus’ (morbo).
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