Acelakassapa: chi ha creato la sofferenza?

kassapa

saṃyutta nikāya 12

2. āhāravagga

evaṃ me sutaṃ— ekaṃ samayaṃ bhagavā rājagahe viharati veḷuvane kalandakanivāpe.

Così ho udito: in una certa occasione il Sublime dimorava a Rājagaha, nel Bosco dei Bambù, nella riserva degli scoiattoli.

Atha kho bhagavā pubbaṇhasamayaṃ nivāsetvā pattacīvaramādāya rājagahaṃ piṇḍāya pāvisi. Addasā kho acelo kassapo bhagavantaṃ dūratova āgacchantaṃ. Disvāna yena bhagavā tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā bhagavatā saddhiṃ sammodi.

Quindi il Sublime, di buon mattino, indossata la veste, prese il mantello e la ciotola ed entrò in Rājagaha per la questua. E l’asceta nudo Kassapa, vedendo il Sublime avvicinarsi da lontano, si diresse verso di lui. Raggiuntolo, scambiò con  il Sublime vicendevoli saluti,

Sammodanīyaṃ kathaṃ sāraṇīyaṃ vītisāretvā ekamantaṃ aṭṭhāsi. Ekamantaṃ ṭhito kho acelo kassapo bhagavantaṃ etadavoca:

e dopo aver scambiato vicendevoli saluti e parole cortesi, rimase fermo al suo fianco.
Standogli accanto, l’asceta nudo Kassapa disse al Sublime:

“puccheyyāma mayaṃ bhavantaṃ gotamaṃ kañcideva desaṃ, sace no bhavaṃ gotamo okāsaṃ karoti pañhassa veyyākaraṇāyā”ti.

“Noi vorremmo interrogare il venerabile Gotama su un certo punto, se egli ci concede di rispondere alla nostra domanda”.

“Akālo kho tāva, kassapa, pañhassa; antaragharaṃ paviṭṭhamhā”ti.

“Non è questo il momento adatto per le domande, Kassapa; ci troviamo in una zona abitata.”

Dutiyampi kho acelo kassapo bhagavantaṃ etadavoca: “puccheyyāma mayaṃ bhavantaṃ gotamaṃ kañcideva desaṃ, sace no bhavaṃ gotamo okāsaṃ karoti pañhassa veyyākaraṇāyā”ti. 

Per la seconda volta l’asceta nudo Kassapa disse al Sublime: “Noi vorremmo interrogare il Venerabile Gotama su un certo punto, se egli ci concede di rispondere alla nostra domanda”.

“Akālo kho tāva, kassapa, pañhassa; antaragharaṃ paviṭṭhamhā”ti. Tatiyampi kho acelo kassapo  pe  antaragharaṃ paviṭṭhamhāti. 

[Buddha]: “Non è questo il momento adatto per le domande, Kassapa; ci troviamo fra le case.” […]Per la terza volta…

Evaṃvutte,acelokassapo bhagavantaṃ etadavoca:

Essendogli stato detto ciò, l’asceta nudo Kassapa disse al Sublime:

“na kho pana mayaṃ bhavantaṃ gotamaṃ bahudeva pucchitukāmā”ti.

“Non vogliamo fare molte domande al venerabile Gotama.”

“Puccha, kassapa, yadākaṅkhasī”ti.

“Allora, Kassapa, esponi i tuo dubbi”.

“Kiṃ nu kho, bho gotama, ‘sayaṅkataṃ dukkhan’ti?

“Venerabile Gotama, la sofferenza è creata da se stessi?”

‘Mā hevaṃ, kassapā’ti bhagavā avoca.

‘No di certo, Kassapa’, disse il Sublime.

‘Kiṃ pana, bho gotama, paraṅkataṃ dukkhan’ti?

‘Allora, venerabile Gotama, la sofferenza è creata da altri?’

‘Mā hevaṃ, kassapā’ti bhagavā avoca.

‘No di certo, Kassapa’, disse il Sublime.

‘Kiṃ nu kho, bho gotama, sayaṅkatañca paraṅkatañca dukkhan’ti?

‘Allora, venerabile Gotama, la sofferenza è creata sia da se stessi che da altri?’

‘Mā hevaṃ, kassapā’ti bhagavā avoca.

‘No di certo, Kassapa’, disse il Sublime.

‘Kiṃ pana, bho gotama, asayaṅkāraṃ aparaṅkāraṃ adhiccasamuppannaṃ dukkhan’ti?

‘Allora, venerabile Gotama, la sofferenza, non essendo creata né da sé stessi né da altri, sorge senza cause?’

‘Mā hevaṃ, kassapā’ti bhagavā avoca.

‘No di certo, Kassapa’, disse il Sublime.

‘Kiṃ nu kho, bho gotama, natthi dukkhan’ti?

‘Allora, venerabile Gotama, la sofferenza non esiste’?

‘Na kho, kassapa, natthi dukkhaṃ. Atthi kho, kassapa, dukkhan’ti.

‘Non è vero che la sofferenza non esiste, Kassapa; esiste la sofferenza’.

‘Tena hi bhavaṃ gotamo dukkhaṃ na jānāti, na passatī’ti.

‘Allora, invero il venerabile Gotama non conosce la sofferenza; egli non vede la sofferenza’.

‘Na khvāhaṃ, kassapa, dukkhaṃ na jānāmi, na passāmi. Jānāmi khvāhaṃ, kassapa, dukkhaṃ; passāmi khvāhaṃ, kassapa, dukkhan’”ti.

‘Non è vero, Kassapa, che io non conosco la sofferenza, che non vedo la sofferenza; io, Kassapa, conosco  la sofferenza, vedo la sofferenza’.

“Kiṃ nu kho, bho gotama, ‘sayaṃkataṃ dukkhan’ti iti puṭṭho samāno ‘mā hevaṃ, kassapā’ti vadesi. ‘Kiṃ pana, bho gotama, paraṃkataṃ dukkhan’ti iti puṭṭho samāno ‘mā hevaṃ, kassapā’ti vadesi. ‘Kiṃ nu kho, bho gotama, sayaṃkatañca paraṃkatañca dukkhan’ti iti puṭṭho samāno ‘mā hevaṃ, kassapā’ti vadesi. ‘Kiṃ pana, bho gotama, asayaṃkāraṃ aparaṅkāraṃ adhiccasamuppannaṃ dukkhan’ti iti puṭṭho samāno ‘mā hevaṃ, kassapā’ti vadesi. ‘Kiṃ nu kho, bho gotama, natthi dukkhan’ti iti puṭṭho samāno ‘na kho, kassapa, natthi dukkhaṃ, atthi kho, kassapa, dukkhan’ti vadesi. ‘Tena hi bhavaṃ gotamo dukkhaṃ na jānāti na passatī’ti iti puṭṭho samāno ‘na khvāhaṃ, kassapa, dukkhaṃ na jānāmi na passāmi. Jānāmi khvāhaṃ, kassapa, dukkhaṃ; passāmi khvāhaṃ, kassapa, dukkhan’ti vadesi. 

[Kassapa elenca tutte le domande e le relative obiezioni da parte del Buddha]

Ācikkhatu ca me, bhante, bhagavā dukkhaṃ. Desetu ca me, bhante, bhagavā dukkhan”ti.

Che il Sublime mi istruisca sulla sofferenza; mi insegni cos’è la sofferenza!”

“‘So karoti so paṭisaṃvedayatī’ti kho, kassapa, ādito sato ‘sayaṃkataṃ dukkhan’ti iti vadaṃ sassataṃ etaṃ pareti.

“‘Chi agisce è lo stesso che sperimenta [i risultati]’: se sin dal principio si pensa: ‘la sofferenza è creata da se stessi’, si cade nell’eternalismo.

 ‘Añño karoti añño paṭisaṃvedayatī’ti kho, kassapa, vedanābhitunnassa sato ‘paraṃkataṃ dukkhan’ti iti vadaṃ ucchedaṃ etaṃ pareti. 

‘Uno agisce, un altro sperimenta’: Kassapa, colui il quale, essendo colpito da una sensazione, afferma: ‘la sofferenza è creata da altri’, cade nel nichilismo.

Ete te, kassapa, ubho ante anupagamma majjhena tathāgato dhammaṃ deseti: 

Kassapa, abbandonando entrambi gli estremi, Il Tathāgata espone la dottrina  della via di mezzo:

‘avijjāpaccayā saṅkhārā; saṅkhārapaccayā viññāṇaṃ  pe  evametassa kevalassa dukkhakkhandhassa samudayo hoti.

‘L’ignoranza determina le intenzioni; le intenzioni determinano la cognizione; la cognizione determina lo psicosoma; lo psicosoma determina le sei basi sensoriali; le sei basi sensoriali determinano il contatto; il contatto determina la sensazione; la sensazione determina la sete; la sete determina l’afferrarsi; l’afferrarsi determina l’essere; l’essere determina la nascita; la nascita determina decadimento e morte; In questo modo hanno origine il dolore e l’angoscia, la sofferenza e la tristezza. Così ha origine l’intera massa della sofferenza”.

Avijjāya tveva asesavirāganirodhā saṅkhāranirodho; saṅkhāranirodhā viññāṇanirodho  pe  evametassa kevalassa dukkhakkhandhassa nirodho hotī’”ti.

Con la cessazione dell’ignoranza, cessano le intenzioni; con la cessazione delle intenzioni cessa la cognizione; con la cessazione della cognizione, cessa lo psicosoma; con la cessazione dello psicosoma cessano le sei basi sensoriali; con la cessazione delle sei basi sensoriali cessa il contatto; con la cessazione del contatto cessa la sensazione; con la cessazione della sensazione cessa la ‘sete’; con la cessazione della ‘sete’ cessa l’afferrarsi; con la cessazione dell’afferrarsi cessa l’essere; con la cessazione dell’essere cessa la nascita; con la cessazione della nascita, cessano decadimento e morte. In questo modo cessano il dolore e l’angoscia, la sofferenza e la tristezza. Così si dissolve l’intera massa della sofferenza”.

Evaṃ vutte, acelo kassapo bhagavantaṃ etadavoca: “abhikkantaṃ, bhante, abhikkantaṃ, bhante. Seyyathāpi, bhante, nikkujjitaṃ  ukkujjeyya  pe  ‘cakkhumanto rūpāni dakkhantī’ti; 

Essendo stato detto ciò, l’asceta nudo Kassapa disse al sublime: “meraviglioso Signore, meraviglioso Signore! come se si raddrizzasse ciò che era capovolto, o si scoprisse ciò che era nascosto, o si indicasse la via allo smarrito, o si portasse una lampada nell’oscurità, cosicché coloro i quali hanno occhi possano vedere le cose!

evamevaṃ bhagavatā anekapariyāyena dhammo pakāsito. Esāhaṃ, bhante, bhagavantaṃ saraṇaṃ gacchāmi dhammañca bhikkhusaṅghañca. Labheyyāhaṃ, bhante, bhagavato santike pabbajjaṃ, labheyyaṃ upasampadan”ti.

Allo stesso modo, il Dhamma è stato in molti modi spiegato dal Sublime; Signore, io prendo rifugio nel Sublime, nel Dhamma e nel saṅgha; possa il Sublime concedermi il noviziato, possa concedermi l’ordinazione.”

“Yo kho, kassapa, aññatitthiyapubbo imasmiṃ dhammavinaye ākaṅkhati pabbajjaṃ, ākaṅkhati upasampadaṃ, so cattāro māse parivasati. Catunnaṃ māsānaṃ accayena āraddhacittā bhikkhū pabbājenti upasampādentibhikkhubhāvāya. Api ca mayā puggalavemattatā viditā”ti.

“Kassapa, chi avendo in precedenza fatto parte di un’altra scuola, desiderasse ricevere il noviziato e l’ordinazione in questa dottrina-disciplina dovrà essere messo alla prova per quattro mesi. Trascorsi quattro mesi, se i monaci ne saranno soddisfatti, essi gli concederanno il noviziato e l’ordinazione. In quanto, io riconosco le differenze fra i singoli individui”.

“Sace, bhante, aññatitthiyapubbo imasmiṃ dhammavinaye ākaṅkhati pabbajjaṃ, ākaṅkhati upasampadaṃ, cattāro māse parivasati. Catunnaṃ māsānaṃ accayena āraddhacittā bhikkhū pabbājenti upasampādenti bhikkhubhāvāya. Ahaṃ cattāri vassāni parivasissāmi, catunnaṃ vassānaṃ accayena āraddhacittā bhikkhū pabbājentu upasampādentu bhikkhubhāvāyā”ti.

“Signore, se chi, avendo in precedenza fatto parte di un altra scuola… deve essere messo alla prova per quattro mesi…io rimarrò alla prova per quattro anni, trascorsi i quali, se i monaci ne saranno soddisfatti, mi concederanno il noviziato e l’ordinazione.”

 Alattha kho acelo kassapo bhagavato santike pabbajjaṃ, alattha upasampadaṃ. 

Così, l’asceta nudo Kassapa ricevette il noviziato e l’ordinazione alla presenza del Sublime.

Acirūpasampanno ca panāyasmā kassapo eko vūpakaṭṭho appamatto ātāpī pahitatto viharanto nacirassevayassatthāya kulaputtā sammadeva agārasmā anagāriyaṃ pabbajanti tadanuttaraṃbrahmacariyapariyosānaṃ diṭṭheva dhamme sayaṃ abhiññā sacchikatvā upasampajja vihāsi.

E non molto tempo dopo l’ordinazione, il venerabile Kassapa, dimorando in solitudine, raccolto, diligente, risoluto e zelante, realizzò da se stesso, in questa stessa vita, la suprema conoscenza, l’incomparabile perfezione della disciplina spirituale per il quale i figli di buona famiglia giustamente abbandonano la casa per la vita monastica.

“Khīṇā jāti, vusitaṃ brahmacariyaṃ, kataṃ karaṇīyaṃ, nāparaṃ itthattāyā”ti abbhaññāsi. Aññataro ca panāyasmā kassapo arahataṃ ahosīti.

Egli realizzò: “esausto è il nascere, completato il percorso spirituale, fatto ciò che doveva essere fatto, non vi sarà un ulteriore esistenza.” Ed il venerabile Kassapa divenne uno degli arahant.

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