
Ven. S. Dhammika Thera
Nella tarda tradizione buddhista, e in particolare nel Mahāyāna, il Buddha è visto come un essere sovrumano o addirittura un dio, uno che non faceva mai nulla di mondano e in effetti non aveva bisogno di farlo. Tuttavia, nel Tipiṭaka, la più antica testimonianza scritta che abbiamo circa la vita del Buddha, egli è descritto comportarsi alla stregua di una persona normale, cosa che, ovviamente, in qualche modo egli era.
La routine quotidiana del Buddha era proprio quella che ci si aspetterebbe da una persona nella sua posizione. Trascorreva gran parte della giornata parlando del Dhamma con le persone che venivano a vederlo o istruendo monaci e monache. Quando arrivavano dei visitatori, poteva chiedere al suo attendente di sistemare la sua stuoia fuori dal suo alloggio, all’ombra, così da potersi sedere e parlare con loro (D.I,152).
In tali momenti, Ānanda o un altro dei suoi assistenti, si posizionavano alle sue spalle facendogli vento per rinfrescarlo (D.II,73; M.I,83). In una certa occasione, chiese ad Ānanda di prendere la stuoia e andare nel bosco per il riposo pomeridiano (D.II,102).
Il Buddha mangiava una sola volta al giorno (M.I,437) e sempre prima di mezzogiorno. Di solito si recava a fare l’elemosina per procurarsi il cibo, ma era solito accettare anche inviti pranzo a casa di qualcuno. Mangiava consapevolmente e quando aveva finito lavava le mani e la propria ciotola (M.II,138-9).
Come tutti , il corpo del Buddha sporcandosi, necessitava di essere lavato. I testi offrono l’immagine di lui in piedi sulla riva di un fiume, con addosso la biancheria intima che si asciuga dopo il bagno (M.I,161). Come è consuetudine in India ancora oggi, probabilmente egli si lavava prima di pranzare. A volte faceva una siesta pomeridiana (M.I,249-50) sebbene questo avvenisse probabilmente solo in età avanzata e solo durante l’estate.
Divenuto anziano, egli sedeva a riscaldarsi la schiena al sole del tardo pomeriggio (S.V,216). Tranne quando era stanco o malato, il Buddha trovava sempre il tempo per le persone che venivano a fargli domande o a chiedere un consiglio. Tuttavia, c’erano momenti in cui desiderava starsene da solo per un po’. Quando decideva di farlo, ordinava al suo attendente di non essere disturbato (D.I,151); altre volte, si limitava a riordinare il suo alloggio per poi andarsene senza avvertire nessuno (S.III,95).
Nel tardo pomeriggio talvolta il Buddha faceva il giro dell’ambulatorio (gilànasàlà) per confortare i malati o per assicurarsi che tutto fosse in ordine (A.III,142; S.IV,210; Vin.I,301). La sera camminava su e giù al fresco (D.III,80; S.I,107), magari meditando o semplicemente sgranchendosi le gambe. Quando meditava all’aperto si copriva il capo con il lembo della veste , probabilmente per ripararsi gli occhi (S.I,167). Ci sono molti riferimenti testuali nei quali si afferma che alle volte poteva tenere discorsi che continuavano “ fino a notte fonda” (D.II,86), sia a gruppi di monaci che a laici.
Alle volte, chiedeva a uno dei suoi discepoli più esperti di tenere un discorso per poi sedersi e ascoltare. In una di queste occasioni, per via del mal di schiena, si coricò mentre ascoltava il sermone (A.V,122-3). Non abbiamo informazioni su quanto tempo il Buddha dormisse , ma nel Tipiṭaka si afferma che spesso meditava per tutta la notte (A.III,299).
Nel corso della sua vita il Buddha faceva tutte quelle piccole cose che fanno le altre persone. Ad esempio, apriva la porta della sua capanna per far entrare un visitatore (DI,89), si lavava i piedi prima di entrare in un edificio (D.II,85) e tossiva mentre apriva una porta per far sapere a chi era dentro stava arrivando (MI,161). C’è un episodio divertente riportato nel Vinaya che evidenzia sia l’umanità del Buddha che il suo buon senso. Una volta, durante un discorso, egli starnutì, e tutte le persone presenti esclamarono a gran voce ” lunga vita!” (Ciram jiva!). Queste esclamazioni causarono l’interruzione del discorso.
Il Buddha chiese agli astanti: `Quando si dice “lunga vita!” dopo che qualcuno ha starnutito, forse che costui, per via di tale esclamazione davvero vivrà a lungo ?’ I monaci ammisero che non era così. Il Buddha si disse d’accordo e disse che non è necessario esclamare ‘lunga vita!’ ogni volta che qualcuno starnutisce (Vin.II,140).
Le persone spesso associano l’illuminazione all’essere fisicamente straordinari e al possesso di poteri soprannaturali. Nei paesi di tradizione buddista era opinione diffusa che il Buddha fosse alto 5 metri e che non camminasse ma volasse da un luogo all’altro, che non doveva mai fare nulla per se stesso perché gli dei e gli angeli facevano tutto per lui e che non era necessario che si lavasse perché la sua pelle era così liscia che non vi aderiva sporco o polvere.
Le statue e le immagini del Buddha morente lo ritraggono inevitabilmente con le fattezze di un giovane, nonostante avesse 80 anni quando morì. Il Buddha era straordinario, ma non nel modo in cui la gente a volte pensa, e aveva poteri straordinari, ma i più importanti non erano del tipo che di solito attira l’attenzione. Il Buddha era straordinario in quanto era immancabilmente gentile, amorevole, paziente, coraggioso e sereno. Il suo potere era quello di una profonda comprensione della natura della realtà che lo rese libero dal ciclo di nascita e morte.
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