
- Itivuttaka 63
- Tikanipāta
- Dutiyavagga
Addhāsutta
Ciò fu detto dal Beato, dall’Arahant; ciò fu da me udito:
“Vi sono, monaci, questi tre tempi: quali tre? Passato, futuro e presente. Questi, monaci, sono i tre tempi”.
Così parlò il Beato. In riguardo a ciò, così fu detto:
“Gli esseri che percepiscono ciò che è comunicabile, si fissano su ciò che è comunicabile; non comprendendo il comunicabile, soggiacciono alla morte.
Ma avendo compreso il comunicabile, egli non immagina [sé stesso] come ‘Colui che comunica’, avendo raggiunto la liberazione attraverso la mente, l’insuperabile stato di pace.
Esperto in ciò che è comunicabile, sereno, gode dello stato di pace. Colui che è stabile nel Dhamma, il Maestro della Conoscenza, si serve delle definizioni/concetti, ma non rientra (na upeti) [nel campo delle] definizioni/ concetti.
Anche questo fu detto dal Beato, così fu da me udito.
Note
A prima vista, questi versi sembrano non avere alcun rapporto con l’introduzione in prosa. Tuttavia, se visti nel contesto di MN 2* la loro relazione diventa chiara: la persona che applica un’adeguata attenzione alla nozione di tempo, passato, presente e futuro, non definisce se stessa in quei termini ( Io ero, io sono, io sarò, N.d.T), e perciò non si afferra ad alcun senso di sé, posto in quei termini. Senza attaccarsi, si è liberati dalla nascita e dalla morte.
–Thanissaro Bhikkhu
*«E con attenzione non saggia (errata) egli pensa cosi’: sono mai esistito nelle epoche passate? O non sono mai esistito? Che cosa sono stato o non sono stato nelle epoche passate? E in che modo sono divenuto quel che allora sono stato? Esisterò’ o non esisterò’ nelle epoche future? E in che modo? Anche il presente lo riempie di dubbi: Esisto o non esisto? Che cosa e come sono? Da dove sono venuto e dove andrò’?»
«E con tale attenzione non saggia egli giunge ad una delle sei opinioni, diviene in lui ferma persuasione: io ho un’anima; io non ho un’anima; animato prevedo animazione; animato prevedo disanimazione; senz’anima prevedo animazione; questo me stesso si troverà’ qua e la’, a godere la mercede delle buone e delle cattive opere; e questo me stesso e’ permanente, persistente, eterno, immutabile, rimarrà’ quindi a se’ eternamente eguale.»
«Questo si chiama, o monaci, vicolo cieco delle opinioni, caverna delle opinioni, gola delle opinioni, spina delle opinioni, roveto delle opinioni, rete delle opinioni. Impigliatosi nella rete delle opinioni, o monaci, l’inesperto figlio della terra non si libera dal nascere, dall’invecchiare e morire, da bisogno, miserie e pene, da strazio e disperazione, non si libera, io dico, dal dolore.»
-Sabbasava sutta, MN2
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