Uṇṇābhabrāhmaṇasutta: Il Bramino Uṇṇābha

Il Bramino Uṇṇābha

Saṁyutta Nikāya 51

Pāsādakampanavagga

Questo Dialogo fra il venerabile Ānanda ed il Bramino Uṇṇābha offre una spiegazione all’apparente contraddizione fra il desiderare di porre fine al desiderio e la fine del desiderio stesso.

Così ho udito – in una certa occasione il venerabile Ānanda dimorava a Kosambi, presso il Ghositārāma. Quindi, Uṇṇābha il Bramino si recò dal venerabile Ānanda; avendolo avvicinato, scambiò con il venerabile Ānanda amichevoli saluti. Dopo essersi scambiati saluti amichevoli e parole gentili, si sedette al suo fianco.

Sedendogli accanto, Uṇṇābha il Bramino, disse al venerabile Ānanda:
“Amico Ānanda, qual è lo scopo del praticare la disciplina spirituale sotto la guida dell’asceta Gotama?”

“Bramino, lo scopo del praticare la disciplina spirituale sotto la guida del Beato è  l’abbandono del desiderio”.

“Amico Ānanda, esiste forse un sentiero, un percorso per l’abbandono del desiderio?”

“Bramino, esiste un sentiero, un percorso per l’abbandono del desiderio”

“Amico Ānanda, qual è il sentiero, qual è il percorso per l’abbandono del desiderio?”

“Bramino, in questo caso, un monaco sviluppa la base per la realizzazione (iddhipāda) dotata di raccoglimento sulla base del desiderio (chandasamādhi) e dell’intenzione (saṅkhāra) allo sforzo (padhāna);

sviluppa la base per la realizzazione dotata di raccoglimento sulla base dell’energia (vīriyasamādhi) e dell’intenzione allo sforzo; sviluppa la base per la realizzazione dotata di raccoglimento sulla base del pensiero (cittasamādhi) e dell’intenzione allo sforzo; sviluppa la base per la realizzazione dotata di raccoglimento sulla base dell’investigazione (vīmaṁsāsamādhi)  e dell’intenzione allo sforzo (padhana).

Questo, bramino, è il sentiero, questo è percorso per l’abbandono del desiderio.”

“Stando così le cose, [il Sentiero] è interminabile, senza fine; non è fattibile che si possa abbandonare il desiderio tramite il desiderio”.

“In riguardo ciò, bramino, ti farò una domanda. Potrai rispondere come desideri.
Cosa pensi, bramino, C’era in te in precedenza il desiderio di andare al parco? ma una volta giunto al parco, quello stesso desiderio non si è forse dissolto?”

“Certamente amico”.

“C’era in te in precedenza sforzo energico, pensando: ‘andrò al parco ‘?  Ma una volta giunto al parco, quello stesso sforzo energico non si è forse dissolto?”

“Certamente amico”.

“C’era in te in precedenza il pensiero: ‘andrò al parco’? ma una volta giunto al parco, quello stesso pensiero non si è forse dissolto?”

“Certamente amico”.

“C’era in te in precedenza un’investigazione: ‘è se andassi al parco?’ ma una volta giunto al parco, quella stessa investigazione non si è forse dissolta?”

“Certamente amico”.

“Similmente, bramino, quel monaco arahat che ha messo fine agli inquinanti, raggiunto la perfezione, fatto ciò che doveva essere fatto, depositato il fardello, raggiunto il proprio bene, sciolto il legame dell’esistenza, pienamente liberato tramite saggezza, in passato ebbe il desiderio di ottenere lo stato di arahat; ma quel precedente desiderio si è completamente dissolto, una volta raggiunto lo stato di arahat;

quel precedente sforzo finalizzato ad ottenere lo stato di arahat, si è completamente dissolto una volta raggiunto lo stato di arahat;

quel precedente pensiero finalizzato ad ottenere lo stato di arahat, si è completamente dissolto una volta raggiunto lo stato di arahat;

quella precedente investigazione finalizzata ad ottenere lo stato di arahat, si è completamente dissolto una volta raggiunto lo stato di arahat”.

“Cosa ne pensi, bramino, stando così le cose,  [il sentiero] è interminabile, senza fine?”

“Sicuramente, amico Ānanda, stando così le cose, [il sentiero] ha una fine, non è senza fine. È magnifico, amico Ānanda! Proprio come se si raddrizzasse ciò che era stato capovolto, o si mostrasse ciò che era stato nascosto, o si mostrasse la via ad uno smarrito, o si appendesse una lampada in un luogo buio, cosicché, chi ha buona vista possa vedere gli oggetti; allo stesso modo, il Dhamma è stato illustrato in vario modo dal venerabile Ānanda. Perciò, venerabile Ānanda, io prendo rifugio nel sublime Gotama, ed anche nel Dhamma e nel Sangha. Il venerabile Ānanda si ricordi di me come di uno che ha preso rifugio, da oggi fino alla fine della vita”.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Sito web creato con WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: