La Pratica del Samādhi

«Coltivate il samādhi; Il monaco la cui mente è raccolta, comprende le cose secondo realtà. Ma cosa egli comprende secondo realtà? ‘Così è la sofferenza’, ‘questa è l’origine della sofferenza’, ‘questa è la cessazione della sofferenza’, ‘questa è la via che conduce alla cessazione della sofferenza: ciò egli conosce secondo realtà».

-Samādhisutta, SN 56.1 

Il termine samādhi, spesso tradotto impropriamente come ‘concentrazione’, è formato da saṃ + ā + dhā, «raccogliere» ; in accordo a quest’analisi etimologica, samādhi significa ‘mantenere l’equilibrio’ o ‘bilanciamento’; secondo una resa alternativa, questo vocabolo sarebbe formato dall’aggettivo ‘sama’, ‘uniforme’, ‘bilanciato’ (simile all’inglese ‘same’- uguale) e dal suffissso ‘dhi’ ,‘saggezza’; in questo caso, samādhi è traducibile con «equilibrio saggio». 

La funzione del samādhi è quello di portare corpo e mente in uno stato di equilibrio consapevole e rilassato in cui è possibile riconoscere la reale natura delle cose; in particolare, la coltivazione del samādhi è funzionale alla comprensione diretta delle Quattro Nobili Verità; secondo il Samaññaphala Sutta:

«Con la mente così raccolta, purificata, chiara, non oscurata, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile, egli dirige e orienta l’attenzione alla conoscenza della distruzione degli inquinanti; ed egli comprende: ‘Così è la sofferenza, questa è l’origine della sofferenza, questa la cessazione della sofferenza, questo è il sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza.»

CONSAPEVOLEZZA, SAMĀDHI E VIPASSANA

Consapevolezza, samādhi e visione profonda sono tre elementi di un unico processo contemplativo; la consapevolezza è lo strumento impiegato per coltivare il samādhi; il samādhi è la condizione eccellente per lo sviluppo della visione profonda.

QUATTRO APPROCCI AL SAMĀDHI 

In accordo al Samādhibhāvanā Sutta (AN 4.41), vi sono quattro forme di samādhi; la prima è finalizzata allo sviuppo di uno stato di benessere puro e semplice nel qui ed ora, mentre i restanti tre sono propedeutici allo sviluppo della chiarezza mentale, della consapevolezza e della visione profonda:

«Monaci, vi sono questi quattro samādhi·bhāvanā. Quali quattro? Monaci, vi è un samādhi·bhāvanā il quale, quando coltivato e sviluppato conduce a dimorare nel benessere qui e ora; vi è un samādhi·bhāvanā il quale, quando coltivato e sviluppato, conduce all’acquisizione di conoscenza e visione; vi è un samādhi·bhāvanā il quale, quando coltivato e sviluppato, conduce alla consapevolezza e alla chiara comprensione; vi è un samādhi·bhāvanā il quale, quando coltivato e sviluppato, conduce alla distruzione dei veleni.

1.Ma qual è quel samādhi·bhāvanā, il quale, quando coltivato e sviluppato, conduce a dimorare nel benessere nel qui e ora? In questo caso, monaci, un monaco, distaccandosi dai piaceri sensoriali, distaccato dagli elementi non salutari, entra e dimora nel primo jhāna, accompagnato da pensiero applicato e pensiero sostenuto, gioia e benessere nati dalla solitudine (viveka); con l’acquietarsi di pensiero applicato e pensiero sostenuto, interiormente confidente, e con mente univoca, entra e dimora nel secondo jhāna, scevro da pensiero applicato e pensiero sostenuto e dotato di gioia e benessere nati dal samādhi; con il dissolversi della gioia, equanime, consapevole e con chiara comprensione, entra e dimora nel terzo jhāna, sperimentando tramite il corpo quel benessere così declamato dai nobili: ‘egli dimora equanime, consapevole e con chiara comprensione’; con l’abbandono di benessere e dolore, e con il precedente dissolversi di felicità e afflizione , entra e dimora nel quarto jhāna: pura equanimità e consapevolezza, senza sofferenza né benessere. Questo, monaci, è il samādhi·bhāvanā, il quale, quando coltivato e sviluppato, conduce a dimorare nel benessere nel qui e ora.

2. E qual è quel samādhi·bhāvanā, il quale, quando coltivato e sviluppato, conduce all’ottenimento di conoscenza e visione? In questo caso, un monaco porta l’attenzione alla percezione della luce (āloka·sañña) [1], focalizzandosi sulla percezione del giorno: ‘come il giorno, così la notte, come la notte, così il giorno’. In questo modo, con una mente aperta, espansa (lett.: ‘non delimitata’) , egli coltiva una mente completamente luminosa. Questo, monaci, è il samādhi·bhāvanā, il quale, quando coltivato e sviluppato, conduce all’ottenimento di conoscenza e visione.

3.E qual è quel samādhi·bhāvanā, il quale, quando coltivato e sviluppato, conduce alla consapevolezza e alla chiara comprensione? In questo caso, un monaco ha compreso la sensazione, come essa sorge, permane e svanisce; ha compreso la percezione, come essa sorge, permane e svanisce; ha compreso il cogitare, come esso sorge, permane e svanisce. Questo, monaci, è il samādhi·bhāvanā, il quale, quando coltivato e sviluppato, conduce alla consapevolezza e alla chiara comprensione.

4.E qual è quel samādhi·bhāvanā, il quale, quando coltivato e sviluppato, conduce alla distruzione dei veleni (āsavā)? In questo caso, un monaco dimora contemplando il sorge e lo svanire in relazione ai cinque aggregati soggetti all’afferrarsi: ‘così è la forma, così il suo manifestarsi, così il suo svanire; così è la sensazione, così il suo manifestarsi, così il suo svanire; così è la percezione, così il suo manifestarsi, così il suo svanire; così sono le intenzioni, così il loro manifestarsi, così il loro svanire; così è la cognizione, così il suo manifestarsi, così il suo svanire’. Questo, monaci, è il samādhi·bhāvanā, il quale, quando coltivato e sviluppato, conduce alla distruzione dei veleni.»

Vi sono altresì tre modalità del samādhi:

«Monaci, per comprendere la passione, per la piena conoscenza…la completa distruzione, abbandono, eliminazione e dissoluzione, per il distacco da essa, per la sua cessazione e abbandono, tre elementi devono essere coltivati. Quali tre? Il samādhi vuoto [di oggetti mentali] (suññata), il samādhi privo di ‘immagine’ [oggetto di meditazione](animitta)[1], il samādhi privo di ambizione (appaṇihita). Monaci, per comprendere la bramosia, questi tre elementi devono essere coltivati.»
-AN 3.183 et passim.

IL GIUSTO SAMĀDHI 

Il giusto samādhi costituisce l’ultimo elemento del Nobile Ottuplice Sentiero per la liberzione; esso è sostenuto e preceduto strutturalmente dalla giusta consapevolezza:

«Cos’è, monaci, il Nobile Retto Samādhi, con i suoi prerequisiti e le sue condizioni? Qualunque tipo di univocità mentale dotata di questi sette fattori: corretta visione, corretta intenzione, corretta parola, corretta azione, corretto stile di vita, corretta applicazione, corretta consapevolezza: ciò è detto il Nobile Retto Samādhi con i suoi prerequisiti e le sue condizioni. Perciò, monaci, la corretta visione è il precursore [del Samādhi].»

-Magga-vibhanga Sutta, SN, 45.8

COME COLTIVARE IL SAMĀDHI 

Per coltivare il samādhi, è necessario innanzitutto coltivare la consapevolezza inclusiva (sati) focalizzando l’attenzione su di un oggetto di meditazione; attraverso questo tipo di esercizio, la mente si libera temporaneamente dai cinque impedimenti: desiderio, avversione, torpore e pigrizia, agitazione e irrequietezza e dubbio scettico; allo stesso stempo, si svilupperanno benessere e gioia nati proprio dall’assenza di quegli stati mentali afflittvi, nonché la facoltà di portare e mantenere l’attenzione sull’oggetto prescelto (vitakka-vicara). A quel punto saremo entrati nello stadio del ‘non -fare’ detto Samādhi. Inultile dire che per arrivare a tale stato di agio, consapevolezza e assenza di sforzo, sarà necessario coltivare il giusto sforzo descritto nel Nobile Ottuplice Sentiero! Dal Culavedalla Sutta:

«Amico Visākha, l’unificazione della mente, ciò costituisce il samādhi; I quattro fondamenti della consapevolezza sono il l’immagine [oggetto di meditazione per la coltivazione]del samādhi; i quattro sforzi armoniosi sono i prerequisiti necessari al samādhi; la pratica costante (āsevanā) di questi elementi di pratica, la loro coltivazione, il loro sviluppo costante, ciò  costituisce la coltivazione del samādhi.»

I BENEFICI DEL SAMĀDHI 

Infine, un beneficio collaterale del samādhi è quello di produrre benessere in qualsiasi situazione ci si trovi; dal Saṅkhittasutta, (AN 8.3):

«Quando, o monaco, il samādhi è in tal modo ben coltivato e ben sviluppato, allora, o monaco, ovunque tu andrai, lì vi andrai in uno stato di benessere, ovunque tu sarai, lì sarai in uno stato di benessere, ovunque rimarrai, lì rimarrai in uno stato di benessere, ovunque dormirai, lì dormirai confortevolmente.»

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