Aggisutta: Il Fuoco

Saṃyutta Nikāya 46.

Sākacchavagga

53. Aggisutta
(Il Sutta del Fuoco)

Quindi, di buon mattino, un folto gruppo di monaci, dopo aver indossato le vesti, presi ciotola e mantello, entrò a Sāvatthi per la questua. Poi venne loro in mente: «È ancora troppo presto per andare a fare la questua a Savatthī. E se andassimo all’eremo degli asceti seguaci di altre dottrine?»

Allora quei monaci si recarono all’eremo degli asceti seguaci di altre dottrine; dopo aver scambiato saluti con quegli asceti, dopo lo scambio di parole cordiali, si sedettero in disparte. E quegli asceti dissero loro: «Amici, l’asceta Gotama insegna il Dhamma ai suoi discepoli così: ‘monaci, abbandonate i cinque ostacoli, le corruzioni della mente che indeboliscono la saggezza, e sviluppate correttamente i sette fattori del risveglio.’ Anche noi insegniamo il Dhamma ai nostri discepoli in questo modo: «Amici, abbandonate i cinque ostacoli, le corruzioni della mente che indeboliscono la saggezza, e sviluppate correttamente i sette fattori del risveglio[1]». Allora, amici, qual è la distinzione, la divergenza e la diversità tra l’asceta Gotama e noi, per quanto riguarda l’insegnamento del Dhamma e l’istruzione?»

Quindi, quei monaci né accolsero né rifiutarono le affermazioni di quegli asceti seguaci di altre dottrine. Senza accogliere e senza rifiutare [quelle affermazioni], si alzarono dai loro posti e se ne andarono, pensando: «Apprenderemo il significato di ciò dal Beato».

Quindi, quei monaci, dopo aver girato per la questa a Savatthī, avendo consumato il proprio pasto, di ritorno dalla questua, si recarono dal Beato. Avendogli reso omaggio, si sedettero al suo fianco e gli riferirono l’intera discussione avuta con quegli asceti.

«Monaci, così voi dovreste rispondere a quegli asceti seguaci di altre dottrine:

‘Amici, nei momenti in cui la mente è fiacca, quali fattori risveglianti non è il momento di coltivare, e quali è invece il momento giusto di coltivare? Ed inoltre, nei momenti in cui la mente è agitata, quali fattori risveglianti non è il momento di coltivare e quali invece è il momento di coltivare?’ Così interrogati, o monaci, quegli asceti seguaci di altre dottrine non sarebbero in grado di rispondere, e per via di ciò, ne diverrebbero frustrati. E per quale ragione? Perché ciò è al di là delle loro capacità. Monaci, Io non conosco nessuno in questo mondo  – con i suoi dei, i demoni e i Brahma, fra le genti con i loro asceti e sacerdoti, fra gli esseri divini ed umani –  capace di rispondere a questa domanda in maniera soddisfacente eccetto il Tathāgata, un suo discepolo o qualcuno che da essi ha appreso queste cose.

1. Cosa non praticare quando la mente è fiacca

«Quando la mente è fiacca, quello non è il momento di coltivare il fattore risvegliante della tranquillità, del samā­dhi e dell’equanimità. E per quale ragione? Perché, o monaci, è difficile stimolare la mente fiacca tramite quelle pratiche.

Supponiamo che qualcuno desideri rinfocolare un fuocherello. Ed gli, dopo avervi gettato erba bagnata, sterco umido e legno fresco, vi spruzzasse dell’acqua per poi gettarvi sopra dell’immondizia. Riuscirebbe quella persona a rinfocolare quel fuocherello?»

«No di certo, Signore».

«Allo stesso modo, o monaci, quando la mente è fiacca, non è il momento di coltivare il fattore risvegliante della tranquillità, il fattore risvegliante del samā­dhi ed il fattore risvegliante dell’equanimità. E per quale ragione? Perché, o monaci, è difficile stimolare la mente fiacca tramite queste pratiche».

2. Cosa praticare quando la mente è fiacca

«Quando la mente è fiacca, quello è il momento idoneo di coltivare il fattore risvegliante dell’investigazione della realtà, il fattore risvegliante dello sforzo entusiastico, il fattore risvegliante della gioia interiore. E per quale ragione? Perché è facile stimolare la mente fiacca attraverso queste pratiche.

Supponiamo che qualcuno desideri rinfocolare un fuocherello. Ed egli, dopo avervi gettato erba secca, sterco asciutto, legno stagionato, vi soffiasse sopra, senza gettarvi sopra dell’immondizia. Riuscirebbe quella persona a rinfocolare quel fuocherello?»

«Certamente, Signore».

«Allo stesso modo, quando la mente è fiacca, quello è il momento idoneo di coltivare il fattore risvegliante dell’investigazione della realtà, il fattore risvegliante dello sforzo entusiastico, il fattore risvegliante della gioia interiore. E per quale ragione? Perché è facile stimolare la mente fiacca attraverso queste pratiche».

3. Cosa non praticare quando la mente è irrequieta

«Quando la mente è agitata, quello non è il momento adatto per coltivare il fattore risvegliante dell’investigazione della realtà, di coltivare il fattore risvegliante dello sforzo entusiastico ed il fattore risvegliante della gioia interiore. E perché? Perché è difficile calmare la mente irrequieta attraverso queste pratiche.

Supponiamo che una persona desideri estinguere un grande fuoco. Ed egli, dopo avervi gettato erba secca, sterco asciutto e legno stagionato, vi soffiasse sopra, senza gettarvi sopra dell’immondizia. Riuscirebbe quella persona a rinfocolare quel fuocherello?»

«No di certo, Signore».

«Allo stesso modo, quando la mente è agitata, quello non è il momento adatto per coltivare il fattore risvegliante dell’investigazione della realtà, di coltivare il fattore risvegliante dello sforzo entusiastico ed il fattore risvegliante della gioia interiore. E perché? Perché è difficile calmare la mente irrequieta attraverso queste pratiche».

4. Cosa praticare quando la mente è irrequieta

«Quando la mente è agitata, quello è il momento idoneo per coltivare il fattore risvegliante della tranquillità, il fattore risvegliante del samā­dhi­ e dell’equanimità. E per quale ragione? Perché è facile calmare la mente irrequieta attraverso queste pratiche.

Supponiamo che una persona desideri estinguere un grande fuoco. Ed egli, dopo avervi gettato erba bagnata, sterco umido e legno fresco, vi spruzzasse dell’acqua, gettandovi dentro dell’immondizia. Riuscirebbe quella persona a rinfocolare quel fuocherello?»

«Certamente, Signore».

«Allo stesso modo, nel momento in cui la mente è irrequieta, quello è il momento adatto per coltivare il fattore risvegliante della tranquillità, per coltivare il fattore risvegliante del samā­dhi­ e dell’equanimità. E per quale ragione? Perché è facile calmare la mente irrequieta attraverso queste pratiche; tuttavia, la consapevolezza è sempre benefica.»

Note:

1.I Sette fattori del risveglio:

1. Sati, consapevolezza: la presenza mentale;

2. Dhammavicaya, investigazione della realtà/esplorazione dell’esperienza personale;

3. Viriya, sforzo entusiastico (mentale)/ applicazione;

4. Piti, gioia interna/ contentezza interiore;

5. Passaddhi, calma, rilassamento psicofisico;

6. Samādhi, raccoglimento, stabilizzazione mentale ed emotiva;

7. Upekkhā, equanimità, equilibrio: la fiducia interna.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Sito web creato con WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: