Il mito della meditazione seduta

Tra le tante idee distorte sulla pratica della meditazione vi è quella secondo cui meditare implichi necessariamente lo stare seduti a gambe incrociate su di un particolare cuscino da meditazione; lungi dal vero, questa idea è totalmente fuorviante e denota una comprensione superficiale di cosa significhi davvero meditare. Il termine in lingua pāli per meditare è bhavana, che letteralmente significa «sviluppo», « coltivazione»; da questo punto di vista, il meditare implica la coltivazione graduale di alcune qualità come la consapevolezza, la chiarezza o la benevolenza, per citarne solo alcune. Il Buddha affermò a più riprese che la meditazione, intesa come bhavana, può essere praticata in qualunque postura il corpo possa assumere ed in qualsiasi attività. Ad esempio, nel Sati­paṭṭhā­na Sutta egli afferma:

«Monaci, un monaco, mentre cammina riconosce “sto camminando”, stando fermo riconosce “sono fermo”, stando seduto riconosce “sono seduto”, sdraiandosi riconosce “sono sdraiato”. Qualsiasi cosa il corpo stia facendo, egli lo riconosce. In questo modo, egli vive contemplando il corpo nel corpo dall’interno, vive contemplando il corpo nel corpo dall’esterno, vive contemplando il corpo nel corpo dall’interno e dall’esterno, vive contemplando il sorgere dei dhammā nel corpo, vive contemplando lo svanire dei dhammā nel corpo, vive contemplando il sorgere e lo svanire dei dhammā nel corpo. “Il corpo c’è ed esiste” — la consapevolezza dell’esistenza del corpo è funzionale al raggiungimento della conoscenza necessaria alla piena consapevolezza; ed egli vive indipendente, senza alcun attaccamento per le cose del mondo. In questo modo, o monaci, un monaco vive contemplando il corpo nel corpo.

Inoltre, o monaci, un monaco, nell’andare e venire esercita una lucida capacità di comprensione (sampajānakārī); nel guardare e nel distogliere lo sguardo esercita una lucida capacità di comprensione; nel chinarsi e nell’alzarsi esercita una lucida capacità di comprensione; nell’indossare il mantello, portando la ciotola e le vesti, esercita una lucida capacità di comprensione; mangiando, bevendo, masticando e assaporando egli esercita una lucida capacità di comprensione; nell’espellere feci e urine esercita una lucida capacità di comprensione; camminando, stando fermo, sedendosi, coricandosi, svegliandosi, parlando e stando in silenzio, esercita una lucida capacità di comprensione. In questo modo, egli vive contemplando il corpo nel corpo dall’interno …»

Similmente, nel Karaniyametta Sutta, uno dei più testi più popolare nella tradizione Theravāda è scritto:

«Si coltivi un incommensurabile pensiero benevolo verso il mondo intero, verso l’alto, il basso e trasversalmente, senza restrizioni, privo di odio e risentimento; stando fermi, camminando, sedendo, sdraiandosi, fintantoché uno è nello stato di veglia, si contempli questa consapevolezza. Ciò è detto “vivere divinamente.»

È degno di nota il fatto che il Buddha entrò nel Parinibbāna in stato meditativo mentre era sdraiato sul letto di morte. Per quanto riguarda la meditazione camminata, nel Cankama Sutta dell’Aṅguttara Nikāya sono elencati cinque benefici pratici derivanti dalla meditazione camminata:

1.Si impara a sopportare lunghi viaggi,
2.si diventa capaci di sostenere l’impegno nel sentiero (padhana),
3.ci si mantiene in buona salute,
4.Il cibo consumato viene completamente digerito,
5.il raccoglimento meditativo raggiunto attraverso la meditazione camminata viene mantenuto per un lungo periodo di tempo.

La meditazione camminata era consigliata e praticata dallo stesso Buddha al fine di purificare la mente dai blocchi mentali (āvaraṇa) :

«E in che modo un monaco è intento alla vigilanza? in questo caso, durante il giorno, mentre cammina avanti e indietro o sta seduto, egli purifica la sua mente dalle qualità ostruttive.»

-Apaṇṇakasutta, ‘Aṅguttara Nikāya 3.16

Ancora, in uno dei testi compresi nel Khuddaka Nikāya (Raccolta Minore), è affermato:

«Se camminando … stando in piedi … o seduto … oppure sdraiato un pensiero lussurioso o un pensiero malevolo o un pensiero di avversione dovesse sorgere in un monaco, ma egli non lo intrattiene, ma lo abbandona, lo dissipa, se ne sbarazza e lo estingue: quel monaco, che in tal modo è risoluto e dotato di auto ritegno, è detto essere uno costantemente energico e risoluto mentre cammina.»

-Itivuttaka 110.

In conclusione, come affermato dal monaco americano Bhante Vimalaramsi: «è molto più importante osservare cosa succede nella mente che restare seduti con sensazioni di disagio o di dolore; non c’è niente di magico nel sedersi sul pavimento, la magia viene da una mente lucida e calma.»

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