
LE 18 SCUOLE DEL BUDDHISMO INDIANO
(Parte4)
Kassapiya, Sankantikā e Suttavāda
«Quel concilio tenuto all’inizio dai Mahathera capeggiati da Mahakassapa si chiama concilio dei thera. Una sola fu la Dottrina dei monaci anziani, nei primi cento anni; in seguito da quella nacquero altre scuole. Quei monaci dissidenti, in tutto diecimila, che erano stati censurati dai Thera del secondo concilio fondarono la scuola detta Mahāsāṃghika; da questa ebbe origine la Gokulikā e l’Ekavyohārikā. Dai Gokulikā nacquero la Pannattivāda e la Bahulikā, e da questa la Cetiyavāda; con la Mahāsāṃghika in tutto sei scuole. Inoltre, dai Therāvdin (gli anziani) nacquero queste due scuole: quella dei monaci Mahīmśāsaka e quella dei Vajjiputtaka. Dai Vajjiputtaka nacquero i dhammuttariya, i Bhaddayānika, i Chandāgārika, e i Sammiti,. Dai monaci Mahīmśāsaka nacquero inoltre questi due: i Sabbatthavādin e i dhammaguttika; dai Sabbatthavādin nacquero i Kassapiya e da questi i Sankatika; dai Sankatika nacquero i Suttavādin. Insieme alla scuola Theravāda queste sono le dodici che, con le sei anzidette, fanno diciotto..»
(Mahavāmsa)
Queste tre scuole nacquero dallo Sthavira Nikāya o Sthaviravāda, il primo gruppo di monaci conservatori, in seguito al formarsi di opinioni divergenti rispetto ad alcuni punti dell’insegnamento originale del Buddha.
I Kassapiya erano dei parziali pan-esistenzialisti; i Sankantikā sostenevano la dottrina della trasmigrazione di un entità, detta ‘aggregato radice’ quale base per la continuità individuale da una vita all’altra; infine i Suttavādin furono un gruppo che, rifiutando l’autorità dei commentari, sosteneva la necessità di un ritorno alle fonti originali (i sūtra attribuiti al Buddha medesimo).
Vediamo ora le principali caratteristiche e dottrine di queste tre scuole.
1. Kassapiya (Kassapikā)
La scuola Kassapiya o Kassapikā nacque da una scissione con i Sarvāstivādin. Il nome Kassapiya o Kassapikā deriverebbe da Kassapa, un monaco missionario inviato da Asoka presso l’Himavant (Regione Himalayana); per questa ragione, lo studioso canadese A.K. Warder identifica i Kassapiya con la scuola Haimavata; tuttavia, secondo il Samayabhedoparacanacakra di Vasumitra si trattava di due scuole nettamente distinte.
I principali punti dottrinali specifici dei Kassapiya furono:
1. se in un arahant gli inquinanti mentali (klesa) sono stati completamente eliminati, allora questi cesseranno di esistere in lui; tuttavia, se così non fosse, la loro sostanza continuerà ad esistere (nel presente e nel futuro).
2. Se i risultati di un’azione sono già maturati, allora cesseranno di esistere; in caso contrario, essi continuano ad esistere ( nel presente, nel futuro).
3. I condizionanti si manifestano per via di cause passate , non per via di cause future.
4. tutti i condizionanti sono momentanei.
5. i Śaiksa-dharma ( pali:sekhiya–dhamma, precetti monastici sul buon comportamento) sono comunque soggetti alla legge di retribuzione degli atti (vipakaphala).
I principali punti dottrinali della scuola Hemavanta:
1. I Bodhisattva sono pur sempre esseri umani ordinari (pṛthagjana).
2. I Bodhisattva non sono soggetti alla passione (rāga) e al piacere (kāma).
3.I seguaci delle altre scuole indiane non buddhiste (tīrthika) non sono in grado di ottenere le cinque realizzazioni (siddhi).
4. Non esistono divinità (deva) che praticano la vita spirituale (brahmacaryāvasthita).
5. Gli Arahant possono essere tentati; sono ancora soggetti all’ignoranza, ai dubbi, possono ottenere la realizzazioni attraverso l’aiuto di altri; il Sentiero è realizzabile tramite un’esclamazione (Un Arahant potrebbe intraprendere il nobile sentiero sulla base di stati d’animo negativi come la tristezza o la pena.)
Dottrine
La differenza fra i Sarvāstivādin e i Kassapiyā consisteva nel fatto che quest’ultimi asserivano un’esistenza parziale dei fenomeni dei tre tempi nel momento presente, ovvero:
«Quei fenomeni passati il cui effetto non è ancora maturato esistono[nel presente], quei fenomeni il cui effetto è già arrivato a maturazione non esistono[nel presente]; quei fenomeni futuri che sono inevitabilmente determinati esistono[nel presente], quelli che non sono così determinate non esistono[nel presente].»
Tuttavia, nello stesso dibattito con i Theravādin, i Kassapiyā, asserivano che seppur parzialmente esistenti, i fenomeni passati e futuri non sono attualmente presenti.
2.Sankantikā (Sankrāntivāda)
La scuola Sankantikā o Sankrāntivāda («I trasmigrazionisti») ebbe origine dai monaci Mahisasaka; in particolare, secondo il Samayabhedoparacanacakra, questa scuola nacque dai Suttavādin (Sautrāntika), i quali sostenevano la teoria della trasmigrazione degli aggregati da un mondo all’altro, (ovvero, da una vita all’altra). Invece, i testi della tradizione Pāli affermano che furono proprio i Suttavādin a sperarsi dai Sankatikā; tuttavia, secondo Jiryo Masuda, Sankrantivāda era in realtà uno pseudonimo di Suttavāda, i cui membri furono convinti assertori della teoria della trasmigrazione (sankranti) degli aggregati psicofisici, a dispetto del fatto che questa singolare teoria non sia riportata in nessun testo canonico o sutta.
3.Suttavāda (Sautrāntika o Dārṣṭāntika)
La scuola Suttavāda (sanscrito: Sautrāntika) nacque nel terzo dell’era cristiana, nell’alveo del sistema sarvastivāda, di rappresenta una delle diramazioni, su iniziativa del monaco Kumāralāta. Il nome Sautrāntika significa «seguaci dei sutra». La scuola fu attiva nell’area del Gandhara (oggi Pakistan). Secondo i testi della tradizione Pali, i suttavādin si originarono dai Sankantikā, mentre per Vasumitra, era vero il contrario. I suttavādin erano quindi sostenitori della teoria dei tre tempi, e tuttavia rigettavano l’autorità dei commentari quali il Mahāvibhāṣa Śāstra. Secondo il Samayabhedoparacanacakra, queste erano le dottrine principali dei Suttavādin:
1. Gli skhanda trasmigrano da un mondo all’altro; da ciò nasce il nome Sankrāntivāda.
2.Non esiste alcuna possibilità di distruggere gli aggregati (ottenimento del nirvana) al di fuori del Nobile [ottuplice] sentiero. Ciò significa che, secondo questa scuola, una persona potrebbe anche riuscire a sopprimere temporaneamente le afflizioni attraverso le sei meditazioni, ma nonostante ciò, non sarebbe in grado di sradicarle completamente tramite di esse.
3.Esistono i mulantikaskandhas (aggregati radice) ed anche gli ekarasaskandha (aggregati di un solo sapore). In merito al terzo punto, Masuda, attingendo dai commentari cinesi, spiega che l’ekarasaskandha (aggregato di un solo sapore) continua ad esistere da tempo immemore senza cambiare la propria natura; si tratta della coscienza sottile la quale è priva di interruzioni e possiede i restanti quattro aggregati. Il termine Mula (originale) in Mulantikasankdha indica esattamente la coscienza sottile citata in precedenza. Questa è l’origine degli esseri senzienti trasmigranti; da questa origine si generano i cinque aggregati di cui parlano anche le altre scuole. I cinque aggregati, i quali hanno un carattere intermittente, si generano da questa radice; da qui il nome Mulantiskandha.
4. Anche l’uomo comune (puthijjhana) possiede il potenziale per diventare un Buddha.
5. Esistono i Paramarthapudgala: cos’è un Paramarthapudgala? È il «il vero ātman, il quale è estremamente sottile e ineffabile». Anche i Vatsiputriya asserivano un’idea dello stesso tenore. Inoltre, contrariamente ai sarvastivādin, i sautrāntika sostenevano una teoria della temporalità secondo la quale solo il momento presente esiste davvero.
Tutti i diritti riservati
Rispondi