Sull’insoddisfazione: Lama Yeshe

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Lama T. Yeshe

Chi o cosa è responsabile del nostro costante fallimento nel tentativo di sperimentare la felicità e la pace di cui siamo così disperatamente in cerca? Per rispondere a questa domanda osserviamo attentamente il modo in cui funziona ordinariamente il meccanismo del desiderio.

Sentendoci per lo più incompleti, insicuri e frustrati cerchiamo all’esterno qualcosa o qualcuno a che ci faccia sentire completi e proviamo, più o meno consciamente, questa sensazione: ” Se solo avessi questo, allora sì che sarei felice!” spinti da questo pensiero cerchiamo di possedere qualsiasi oggetto attraente sembri più adatto a esaudire le nostre aspettative.

Trasformiamo così l’oggetto in un idolo, esagerando le sue qualità positive fino al punto che non assomiglia quasi più a che è in realtà. il nostro tentativo di ottenere l’oggetto del desiderio può riuscire o fallire: se il tentativo non riesce – se l’oggetto rimane fuori dalla nostra portata- allora ovviamente saremo frustrati; più desideriamo un oggetto più turbati saremo nel non poterlo possedere. Ma cosa succede quando abbiamo successo, quando riusciamo a ottenere ciò che vogliamo? Ciò che finiamo per avere e ciò che speravamo di avere risultano essere due cose molto diverse. Ci scopriamo in possesso non di quell’immagine meravigliosa, ardentemente desiderata- la soluzione permanente, assoluta ed eternamente perfetta dei nostri problemi più profondi – ma qualcosa che,come noi, è imperfetto, incompleto e impermanente.

Questa persona o questa cosa può effettivamente portarci un certo piacere momentaneo, ma non potrà mai tenere fede alle prospettive che le abbiamo riversato addosso. E così, presto o tardi, ci sentiremo ingannati e amaramente delusi.

Ora, per tornare alla domanda iniziale,a chi o cosa diamo la colpa della nostra infelicità? Il più delle volte ingiustificatamente incolpiamo un oggetto esterno: ” Se soltanto fosse stata più carina…” , ” Se solo lui mi avesse trattato meglio…”, “Se solo la macchina fosse più veloce, o più nuova…” Se solo questo, se solo quello. Ecco quali sono le considerazioni dualistiche che ci girano per la testa quando, delusi da ciò che abbiamo, ci chiediamo con cosa potremmo rimpiazzarlo, un bene che sia in grado di garantirci la felicità tanto desiderata.

Allora ci mettiamo a cercare una nuova moglie o un nuovo marito, o una nuova macchina, riponendo su questa nuova conquista aspettative altrettanto irrealistiche quanto quelle che abbiamo riversato su ciò che ora, delusi,abbandoniamo. Così la vita è un perpetuo girotondo, dove si continua a cambiare una cosa con un’altra senza mai realmente avvicinarsi alla felicità desiderata e alla pace della mente.

Tratto da: La Via del Tantra,
Chiara Luce edizioni

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