Āṇisutta: La degenerazione del Dharma

thaibhikkhunis_visit_20
Saṃyutta Nikāya 201. 

Opammavagga

7. Āṇisutta

(Il piolo)

 

Sāvatthiyaṃ viharati. “Bhūtapubbaṃ, bhikkhave, dasārahānaṃ ānako nāma mudiṅgo ahosi. Tassa dasārahā ānake ghaṭite aññaṃ āṇiṃ odahiṃsu. Ahu kho so, bhikkhave, samayo yaṃ ānakassa mudiṅgassa porāṇaṃ pok­kha­ra­phala­kaṃ antaradhāyi. Āṇisaṅghāṭova avasissi.

A Savatthi. 
«Monaci, in passato, i membri del Clan dei Dasārahā custodivano un grande tamburo chiamato Anaka. Ogni qualvolta questo si rompeva, i Dasārahā vi inserivano un altro piolo, finché venne il tempo in cui il corpo di legno originale del tamburo si consumò del tutto, e rimase solamente un mucchio di pioli.»

Evameva kho, bhikkhave, bhavissanti bhikkhū anāga­ta­maddhā­naṃ, ye te suttantā tathā­gata­bhāsitā gambhīrā gambhīratthā lokuttarā suñña­tap­paṭi­saṃ­yuttā, tesu bhaññamānesu na sussūsissanti na sotaṃ odahissanti na aññā cittaṃ upaṭṭhā­pessanti na ca te dhamme uggahetabbaṃ ­pariyā­puṇi­tabbaṃ maññissanti.

«Allo stesso modo, in futuro ci saranno dei monaci che non ascolteranno i discorsi insegnati dal Tathāgata, profondi, densi di significato, trascendenti, connessi con la vacuità[dei fenomeni]; essi non ascolteranno, non si dedicheranno col cuore alla conoscenza e non considereranno questi insegnamenti come degni di essere appresi e realizzati.

Ye pana te suttantā kavikatā kāveyyā cittakkharā cittabyañjanā bāhirakā sāvakabhāsitā, tesu bhaññamānesu sussūsissanti, sotaṃ odahissanti, aññā cittaṃ upaṭṭhā­pessanti, te ca dhamme uggahetabbaṃ ­pariyā­puṇi­tabbaṃ maññissanti.

Al contrario, essi ascolteranno discorsi quali opere letterarie, poesie, canzoni, testi di retorica, discorsi di altri [maestri], e dei loro discepoli recitati a memoria. 

Evametesaṃ, bhikkhave, suttantānaṃ tathā­gata­bhāsi­tā­naṃ gambhīrānaṃ gam­bhī­rat­thānaṃ lokuttarānaṃ suñña­tap­paṭi­saṃ­yuttā­naṃ antaradhānaṃ bhavissati.

«In tal modo avverrà la scomparsa dei discorsi esposti dal Tathāgata, profondi, penetranti, trascendenti, connessi alla vacuità.»

Tasmātiha, bhikkhave, evaṃ sikkhitabbaṃ: ‘ye te suttantā tathā­gata­bhāsitā gambhīrā gambhīratthā lokuttarā suñña­tap­paṭi­saṃ­yuttā, tesu bhaññamānesu sussūsissāma, sotaṃ odahissāma, aññā cittaṃ upaṭṭhāpessāma, te ca dhamme uggahetabbaṃ ­pariyā­puṇi­tabbaṃ maññissāmā’ti. Evañhi vo, bhikkhave, sikkhitabban”ti.

«Perciò, o Monaci, così dovreste esercitarvi: ‘Ascolteremo i discorsi insegnati dal Tathāgata – profondi, penetranti, trascendenti, connessi con la vacuità; quando questi verranno esposti, ascolteremo, ci impegneremo con il cuore nella loro comprensione e considereremo questi insegnamenti degni di essere appresi e realizzati. Così dovete esercitarvi.»

 

 

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Sito web creato con WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: