
Opammavagga
7. Āṇisutta
(Il piolo)
Sāvatthiyaṃ viharati. “Bhūtapubbaṃ, bhikkhave, dasārahānaṃ ānako nāma mudiṅgo ahosi. Tassa dasārahā ānake ghaṭite aññaṃ āṇiṃ odahiṃsu. Ahu kho so, bhikkhave, samayo yaṃ ānakassa mudiṅgassa porāṇaṃ pokkharaphalakaṃ antaradhāyi. Āṇisaṅghāṭova avasissi.
A Savatthi.
«Monaci, in passato, i membri del Clan dei Dasārahā custodivano un grande tamburo chiamato Anaka. Ogni qualvolta questo si rompeva, i Dasārahā vi inserivano un altro piolo, finché venne il tempo in cui il corpo di legno originale del tamburo si consumò del tutto, e rimase solamente un mucchio di pioli.»
Evameva kho, bhikkhave, bhavissanti bhikkhū anāgatamaddhānaṃ, ye te suttantā tathāgatabhāsitā gambhīrā gambhīratthā lokuttarā suññatappaṭisaṃyuttā, tesu bhaññamānesu na sussūsissanti na sotaṃ odahissanti na aññā cittaṃ upaṭṭhāpessanti na ca te dhamme uggahetabbaṃ pariyāpuṇitabbaṃ maññissanti.
«Allo stesso modo, in futuro ci saranno dei monaci che non ascolteranno i discorsi insegnati dal Tathāgata, profondi, densi di significato, trascendenti, connessi con la vacuità[dei fenomeni]; essi non ascolteranno, non si dedicheranno col cuore alla conoscenza e non considereranno questi insegnamenti come degni di essere appresi e realizzati.
Ye pana te suttantā kavikatā kāveyyā cittakkharā cittabyañjanā bāhirakā sāvakabhāsitā, tesu bhaññamānesu sussūsissanti, sotaṃ odahissanti, aññā cittaṃ upaṭṭhāpessanti, te ca dhamme uggahetabbaṃ pariyāpuṇitabbaṃ maññissanti.
Al contrario, essi ascolteranno discorsi quali opere letterarie, poesie, canzoni, testi di retorica, discorsi di altri [maestri], e dei loro discepoli recitati a memoria.
Evametesaṃ, bhikkhave, suttantānaṃ tathāgatabhāsitānaṃ gambhīrānaṃ gambhīratthānaṃ lokuttarānaṃ suññatappaṭisaṃyuttānaṃ antaradhānaṃ bhavissati.
«In tal modo avverrà la scomparsa dei discorsi esposti dal Tathāgata, profondi, penetranti, trascendenti, connessi alla vacuità.»
Tasmātiha, bhikkhave, evaṃ sikkhitabbaṃ: ‘ye te suttantā tathāgatabhāsitā gambhīrā gambhīratthā lokuttarā suññatappaṭisaṃyuttā, tesu bhaññamānesu sussūsissāma, sotaṃ odahissāma, aññā cittaṃ upaṭṭhāpessāma, te ca dhamme uggahetabbaṃ pariyāpuṇitabbaṃ maññissāmā’ti. Evañhi vo, bhikkhave, sikkhitabban”ti.
«Perciò, o Monaci, così dovreste esercitarvi: ‘Ascolteremo i discorsi insegnati dal Tathāgata – profondi, penetranti, trascendenti, connessi con la vacuità; quando questi verranno esposti, ascolteremo, ci impegneremo con il cuore nella loro comprensione e considereremo questi insegnamenti degni di essere appresi e realizzati. Così dovete esercitarvi.»
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