Temperamento Personale e Meditazione

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Tutte le forme di meditazione insegnate dal Buddha hanno a che vedere con i due aspetti fondamentali di calma (samatha) e visione profonda (vipassanā). Al fine di coltivare la calma propedeutica alla vipassanā, è importante riconoscere quale sia il proprio temperamento caratteriale (carita).

Il termine carita indica il temperamento o carattere di una persona.  Il carattere differisce da persona a persona per via di vari fattori; secondo la filosofia buddhista, il carattere di ciascun individuo è determinato da una combinazione assolutamente unica e irripetibile di cinque fattori o leggi naturali o niyāma:

1.Utu-niyāma: fattore ambientale;
2.bīja-niyāma: fattore biologico-ereditario;
3.kammaniyāma: Fattore etico/comportamentale;
4.Citta-niyāma: Fattore Psicologico;
5. Dhamma-niyāma: fattore Fenomenologico ( legge naturale dell’interdipendenza fra causa ed effetto).

Secondo il Visuddhimagga, un commentario scritto dal dotto indiano Buddhaghosa nel quinto secolo d.C., vi sono sei tipologie principali di carattere:
1.passionale (rāga carita),
2.collerico (dosa carita),
3.ottuso (moha carita),
4.devoto (saddhā carita),
5.intellettuale (buddhi carita),
6.logico-discorsivo (vitakka carita).
Per ciascuna di esse, Buddhaghosa consiglia differenti tipi di pratiche meditative, qui riassunte in forma concisa.

1. Rāga carita, temperamento passionale: al fine di ridurre la tendenza all’eccesso di passionalità, è consigliata la meditazione sulla consapevolezza rivolta al corpo, quella sullo scheletro descritta nel Satipaṭṭhāna Sutta, oppure la riflessione sugli aspetti sgradevoli del corpo (asubha).In aggiunta, il Visuddhimagga suggerisce la pratica di visualizzazione dei ‘kasina’ di colore bianco, giallo, rosso e blu.

2. Dosa carita, temperamento collerico: per ridurre la tendenza alla collera, sono consigliati i quattro incommensurabili: amorevole gentilezza, compassione, gioia altruistica ed equanimità. In aggiunta, è consigliata la pratica di visualizzazione dei ‘kasina’ di colore bianco, giallo, rosso e blu.

3. Moha carita, temperamento ottuso: al fine di rendere la propria mente più chiara duttile e intuitiva, è consigliata la pratica della consapevolezza del respiro (ānāpānasati); inoltre, il Visuddhimagga consiglia la pratica di un Kasina esteso e ampio, ( ad esempio, il cielo e lo spazio N.d.R)

4. Saddhā carita, temperamento devozionale: per le persone inclini alla devozione religiosa, Buddhagosha consiglia le meditazioni sulla figura del Buddha (Buddhānussati), la riflessione sul Dhamma (Dhammānussati), sul sangha (Sanghānussati), il riflettere sui benefici dell’etica (Silānussati), della generosità (Cāgānussati), e sulle divinità (Devatānussati).

5. Buddhi carita, temperamento intellettuale: per le persone tendenti all’analisi e alla riflessione filosofica, sono consigliate le meditazioni sulle tre caratteristiche universali dell’esistenza – incostanza, insoddisfazione e non-sé,  la percezione della sgradevolezza del cibo, (āhārepatikūlasaññā), la consapevolezza della morte (maraṇāsati), l’analisi sui quattro elementi fondamentali (terra, acqua, fuoco ed aria) (catudhātuvatthāna), e la riflessione sulla quiete mentale (upasamānussati).

6. vitakka carita, temperamento discorsivo: al fine di moderare la tendenza all’eccessiva prolissità mentale è consigliata la consapevolezza del respiro (ānāpānasati).

Tuttavia, nel Meghiya Sutta il Buddha espone al proprio attendente cinque pratiche meditative potenzialmente idonee per un singolo tipo di personalità:

“La contemplazione della sgradevolezza deve essere coltivata per abbandonare la lussuria; l’amorevole gentilezza per abbandonare l’avversione; la consapevolezza del respiro per calmare il pensiero discorsivo; la percezione del cambiamento deve essere coltivata per sradicare la presunzione del “io sono”.

In colui che percepisce il cambiamento, si stabilizza la percezione del non-sé; in chi percepisce il non-sé, la presunzione del “Io sono” è totalmente sradicata, ed egli realizza, in questa stessa vita, l’emancipazione.”

Similmente, nel Mahārāhulovādasutta (MN62) Il Buddha invita il proprio figlio Rāhula, a praticare le seguenti dodici pratiche meditative: la contemplazione del non-sé di tutte le esperienze, grossolane e sottili; la meditazione simile alla terra, all’acqua, al fuoco, al vento ed allo spazio; le meditazioni di amorevole gentilezza, compassione, gioia altruistica, equanimità; la consapevolezza del respiro; la riflessione circa gli aspetti sgradevoli del corpo (asubha) e della transitorietà.

Perciò, come affermato dallo stesso Buddhaghosa nel Visuddhimagga, nel capitolo relativo ai tipi di Individui: “Invece che attaccarsi alla lettera, si dovrebbe ricercare l’intenzione dietro a ciascuna situazione.”

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