
“Dove c’è moralità c’è saggezza, dove c’è saggezza c’è moralità. Una persona morale è saggia, ed un saggio è morale. Moralità e saggezza sono definite come le virtù più alte di questo mondo.”
-Soṇadaṇḍasutta, DN4
Nei sutta del Canone Pali è detto che la precondizione per l’ingresso nella corrente del risveglio (sotāpatti) sia l’abbandono dei tre legami di visione erronea circa la costanza della personalità, dubbio scettico e adesione a precetti morali e rituali esteriori; questi tre legami sono conosciuti con i termini pali di sakkāya diṭṭhi, vicikicchā e sīlabbata-parāmāsa.
In totale, la letteratura buddhista elenca dieci Legami (samyojana) che tengono incatenati gli esseri senzienti all’esistenza ciclica condizionata:
1.Credenza nella permanenza di un sé statico (sakkāya-diṭṭhi);
2.Dubbio circa la vera natura delle cose (vicikicchā);
3.Adesione etero norma a riti e rituali (sīlabbata-parāmāsa);
4.Desiderio sensuale (kāmacchanda);
5.Malevolenza (byāpāda);
6.Desiderio per l’esistenza formale (estati meditativa con oggetto, rinascita divina) (rūparāga);
7.Desiderio per l’esistenza non materiale (estasi meditativa senza oggetto, rinascita divina) (arūparāga);
8.presunzione del Sé (māna);
9.Inquietudine (uddhacca);
10. Ignoranza (avijjā).
I Sotapanna sono liberi dai primi tre legami, i Buddha e gli arahant sono, per definizione, liberi da tutti e dieci i legami.
l’ingresso nella corrente del risveglio coincide con la comparsa del primo fattore del Nobile Ottuplice Sentiero, la giusta visione; nel momento in cui viene attualizzata la giusta visione, il praticante ottiene l’entrata nella corrente del risveglio (sotapatti).
Attraverso la realizzazione della giusta visione, le visioni erronee, ed in particolare la visione erronea circa la costanza della personalità (sakkāya diṭṭhi) vengono abbandonate.
Sulla base della giusta visione, viene generato il giusto pensiero (Il secondo fattore del Nobile Ottuplice sentiero), il quale andrà a dissipare il pensiero scettico (vicikicchā), che a sua volta favorirà lo sviluppo dei fattori etici del sentiero: giusta parola, giusto agire e giusto stile di vita. Questi tre fattori nel loro insieme costituiscono il sīla (moralità o virtù) nella forma più autentica e genuina.
In pali, questa forma di moralità è detta Aryakantasila, moralità prediletta dai nobili. La nobile moralità andrà quindi a sostituire la moralità etero norma o sīlabbata-parāmāsa; questo vocabolo è composto da: sīla, che significa appunto moralità;
bata, voto , precetto rituale;
para, esterno, alieno;
āmasa, ( da ā + masati) fare proprio.
Sīlabbata-parāmāsa, in accordo all’interpretazione del venerabile Punnaji, indica la moralità etero norma, l’insieme delle regole morali e dei precetti che regolano l’agire dell’individuo, adottati sulla base di un’imposizione esterna all’individuo. Una volta che il praticante avrà sviluppato la giusta visione e il giusto pensiero, la moralità etero norma verrà spontaneamente abbandonata per lasciare spazio alla moralità autonoma.
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